Il governo montenegrino apre una gara d’appalto per lo sfruttamento del petrolio nazionale che però non è ancora stato scoperto, anche se sono stati scoperti giacimenti di gas naturale. Gli esperti ricordano però la denominazione di Stato ecologico del Montenegro
Il governo del Montenegro ha reso noto che nel mese di settembre sarà indetta una gara d’appalto per lo sfruttamento del petrolio e resterà aperta fino al giugno del prossimo anno. È già certo, affermano i funzionari di Podgorica, che alla gara si presenteranno non meno di una ventina di rinomate compagnie mondiali ed europee, e che la superficie offerta è pari a circa 3100 chilometri quadrati.
L’assistente del ministro dell’Economia, Vladan Dubljević, ritiene che è reale aspettarsi che ci sia petrolio, perché, come afferma il funzionario, è indubbio che il bacino adriatico sia una zona ricca di petrolio. “Non avremmo avviato questa impresa se non credessimo che sul fondo marino del Montenegro ci siano giacimenti di idrocarburi. È noto che la Croazia possiede un grande giacimento di gas, in Italia sono stati scoperti giacimenti di gas e petrolio, in Albania la produzione di petrolio dura già da 20-30 anni”, ha precisato Dubljević.
Secondo la “Strategia dello sviluppo energetico del Montenegro”, la quale si basa su stime geologiche, le riserve di petrolio nei fondali del Montenegro sono stimate in sette miliardi di barili, mentre le riserve di gas naturale sono stimate in circa 425 miliardi di metri cubi. E se si considera che i quattro giacimenti di petrolio della Bosnia Erzegovina sono stimati per circa 27 miliardi di dollari, alla russa Gazprom ritengono che nelle zone settentrionali del Montenegro si potrebbe raggiungere facilmente una “vena petrolifera”.
Nel periodo compreso tra il 1950 e il 1991 in Montenegro sono state fatte 17 ricerche di carotaggio, e in tutte è stata praticamente confermata la presenza di gas e petrolio. La più significativa presenza di petrolio è stata rilevata all’estremo sud del Paese, nei presi di Ulcinj, e sul fondale delle Bocche di Cattaro (Boka Kotorska). Tuttavia la tecnologia del tempo non permetteva una più profonda penetrazione nelle viscere della terra che avrebbe dato i risultati desiderati. Nella penetrazione eseguita in mare aperto, a sud ovest di Budva, il petrolio era sì zampillato ma non in quantità commercialmente sufficienti, tanto che lo sfruttamento non fu mai avviato. Negli anni Ottanta l’Associazione delle compagnie petrolifere jugoslave aveva perforato la baia di Valdanos, presso Ulcinj, fino alla profondità di 5.309 metri. Su quella perforazione fu messo un tappo, attorno al quale si posso vedere spesso evidenti chiazze di petrolio.
Attenzione all’ecologia e all’ambiente
Nonostante ci sia la possibilità concreta di arrivare velocemente al petrolio, gli esperti avvertono che il Montenegro in quanto stato ecologico deve stare ben attento alla difesa del territorio. “La ricerca e lo sfruttamento di petrolio e gas richiedono tutta una serie di procedure tecnologiche, le quali, in caso di mancanza di controlli, potrebbero rappresentare un enorme pericolo per l’ambiente circostante”, afferma il geologo Dušan Dragović. Egli aggiunge che durante la pubblicazione della gara d’appalto, ossia durante la stesura degli accordi di concessione per la ricerca e lo sfruttamento di gas e petrolio nei fondali montenegrini, la problematica ambientale, cioè lo sviluppo sostenibile, deve avere un posto di riguardo. “In questo momento, senza analisi complesse, è difficile dire se la ricerca e lo sfruttamento di petrolio e gas nei fondali montenegrini possono essere un’alternativa al turismo”, conclude Dragović.
Per ora in Montenegro nessuno ha svolto questo tipo di analisi. L’unica certezza è che i cittadini montenegrini pagano il carburante più caro di tutta la regione. Un litro di benzina verde, in un Paese che ha lo stipendio medio di 480 euro, dall’inizio di questo mese è venduta al prezzo di 1,54 euro.
L’economista Zarija Pejović sostiene che, mentre si aspetta il miracolo petrolifero, la priorità di questo Paese dovrebbe essere la realizzazione di un programma di consolidamento finanziario, poi il miglioramento della produzione e l’occupazione. “Anche se si scoprissero riserve petrolifere probabilmente continueremo a vivere in questo regime, simile a regimi mediorientali. Non credo, quindi, che ciò possa avere riflessi significativi sullo standard dei cittadini del Montenegro”, precisa Pejović.
Al governo montenegrino hanno già pianificato che il Paese avrà il 70 percento dei profitti delle compagnie petrolifere su base annua, grazie alla preventiva definizione di tasse a tributi. Le entrate più sostanziose si avrebbero fra cinque anni, ossia verso il 2017, quando arriveranno le scadenze della maggior parte dei finanziamenti con cui il governo in carica, negli ultimi tre anni, ha fortemente indebitato il Paese e tutti i suoi cittadini.