Raggiunto un accordo che regola le nuove relazioni tra Serbia e Montenegro. Il presidenti Kostunica e Djukanovic si dichiarano soddisfatti. Secondo Solana un passo avanti verso la stabilità nei Balcani.
A Belgrado ieri è stato raggiunto un accordo storico sulla ristrutturazione delle relazioni tra Serbia e Montenegro. Lo hanno sottoscritto il primo ministro serbo Zoran Djindjic e quello montenegrino Filip Vujanovic, i due presidenti Vojislav Kostunica e Milo Djukanovic ed infine il vice-primo ministro federale Miroljub Labus e l'alto rappresentante per la politica estera dell'UE, tra gli artefici dell'accordo, Javier Solana.
Il nome della nuova confederazione sarà "Serbia e Montenegro" e quest'ultima dovrà avviare le procedure che porteranno alla nuova configurazione delle relazioni tra i due paesi.
L'accordo fissa i principi entro i quali la futura confederazione - come l'ha definita il vicepremier federale Miroljub Labus, fra i negoziatori - potrà creare la sua costituzione.
Dopo tre anni "di prova" è previsto che i due stati possano nuovamente confrontarsi e modificare il loro status all'interno della confederazione sino ad uscirne.
In questo caso, se il Montenegro decidesse per l'indipendenza la Serbia subentrerebbe quale titolare di tutti i documenti sottoscritti dalla Federazione Jugoslava ed in particolare per quanto riguarda la risoluzione 1244 della Nazioni Unite (quella che definisce lo status del Kossovo).
Sono state individuate alcune istituzioni comuni: si tratta di un parlamento unicamerale (con modalità di discriminazione positiva nei confronti dei rappresentanti montenegrini, minoritari rispetto a quelli serbi), un presidente ed un consiglio dei ministri. Il presidente di "Serbia e Montenegro" verrà eletto dal parlamento e proporrà allo stesso la composizione del consiglio dei ministri. Quest'ultimo avrà cinque ministeri e competenze primarie su politica estera, difesa, relazioni economiche internazionali, relazioni economiche interne, diritti umani e delle minoranze.
La rappresentanza della confederazione presso gli organismi internazionali verrà garantita a rotazione da rappresentanti serbi e montenegrini anche se si prevedranno altre tipologie di meccanismi per quanto riguarda la rappresentanza presso le organizzazioni finanziarie internazionali.
Altro nodo caldo quello relativo all'integrazione dei due sistemi economici. Il Montenegro non dovrà fare marcia indietro adottando nuovamente il dinaro e rinunciando all'euro già circolante nel paese. L'accordo prevede infatti che il livello di riforme economiche raggiunto nei due paesi verrà rispettato e sarà il punto di partenza per la ricostruzione delle relazioni anche in questo settore. Si andrà senza dubbio verso la creazione di un mercato comune e all'eliminazione di qualsiasi barriera alla circolazione di uomini, merci e capitali. Questo dovrebbe esser facilitato dal fatto che il dinaro, nelle speranze e nei progetti della Banca centrale jugoslava, diverrà convertibile entro il primo semestre di quest'anno, forse già a fine aprile. Nel frattempo potrebbe venire adottata una fase a valute parallele, tanto più che prima il marco, ora l'euro, restano la moneta di riferimento in tutti i Balcani.
Il presidente Kostunica ha dichiarato di essere pienamente soddisfatto dell'accordo raggiunto e che "l'accordo politico sottoscritto fornisce delle linee guida ed un sommario quadro del futuro delle relazioni tra Serbia e Montenegro".
Il presidente montenegrino Djukanovic dal canto suo ha preferito sottolineare come l'accordo abbia garantito le riforme raggiunte dal suo piccolo paese e ne abbia assicurato gli interessi presso le organizzazioni ed istituzioni internazionali. Non ha inoltre dimenticato come questo accordo è un passo importante verso l'integrazione dell'area nell'Unione europea.
Quest'ultima, per voce della Commissione europea, ha naturalmente dichiarato la propria soddisfazione per il raggiungimento dell'accordo interpretandolo come un passo cruciale verso la stabilizzazione dell'area balcanica. "Sono buone notizie per l'Europa e buone notizie per i Balcani incamminati sulla strada che li porterà all'Unione europea" ha dichiarato Gunnar Wiegand, portavoce della Commissione.
Reazioni diverse e del tutto opposte invece da parte del Partito socialista della Serbia che ha definito la firma dell'accordo come uno dei giorni più vergognosi per la storia del popolo serbo. Reazioni negative anche da parte dell'Alleanza Liberale del Montenegro che supporta l'attuale governo del paese: appoggio però da sempre subordinato all'attuazione di una politica che portasse il paese verso una piena indipendenza e quindi con questo accordo sottoscritto da Djukanovic si rischia una rottura all'interno della maggioranza governativa (15.03.02, Beta).