Mentre in Macedonia e' iniziata l'operazione di raccolta delle armi dei guerriglieri albanesi, in Montenegro e' salita la tensione e la paura che questi ultimi possano spostare in questa parte dei Balcani un nuovo conflitto interetnico. Tutti i quotidiani montenegrini, in questi ultimi giorni di agosto, riportano in prima pagina la situazione di alta tensione sviluppatasi dopo l'incidente della scorsa settimana nel nord del paese, presso il villaggio di Cakor, nel comune di Plave. Il villaggio di Cakor, nei pressi di Plav, si trova molto vicino al confine con il Kosovo, a circa una quarantina di chilometri da Pec.
Il 24 agosto un gruppo di lavoratori stagionali dei servizi forestali, originari della Bosnia, e' stato attaccato da tre uomini vestiti di nero e col capo coperto da un cappuccio. Come confermano i testimoni oculari i tre uomini parlavano albanese ed erano armati. Dopo aver chiesto ai lavoratori la consegna della motosega che stavano utilizzando e il tentativo di questi di darsela a gambe, i tre uomini armati hanno sparato alcuni colpi d'arma da fuoco. Un ragazzo di 21 anni, Nenad Markovic, e' rimasto ucciso, mentre il suo compagno, Damljen Bozic di 25 anni, e' stato ferito piuttosto seriamente. I tre uomini armati se ne sono poi andati convinti che entrambi i ragazzi fossero morti. La ricostruzione dell'accaduto e' stata fatta dal ragazzo sopravvissuto e da un altro lavoratore che ha assistito alla scena e che sembra sia stato maltrattato dai tre uomini mascherati. Ancora non e' ben chiaro il motivo per cui i tre uomini hanno aperto il fuoco contro i boscaioli, sta di fatto che la tragedia ha suscitato una forte preoccupazione sia tra i cittadini della regione dove si e' verificato l'incidente, che in tutto il Montenegro.
Il timore che possa accadere un conflitto sul tipo di quello macedone o della Serbia meridionale viene alimentato anche dai media locali. Tra i partiti Politici,l'SNP e' tra quelli che credono all'esistenza di "piani segreti per una totale dominazione degli albanesi in Montenegro". Come riporta il quotidiano Vijesti (28-8) in prima pagina, il portavoce del SNP, Dragan Koprivica, ritiene che il Montenegro potrebbe godere dello stesso destino riservato alla Macedonia. Secondo Koprivica i molti turisti di nazionalita' albanese giunti quest'anno in Montenegro non sono solo semplici turisti. Molti comprano case e pianificano una dominazione del Paese. L'SNP non perde tempo nel rinfacciare al governo di non riconoscere tale possibilità e chiede le dimissioni della presidentessa della Camera, Vesna Peovic (Partito Liberale).
Decisamente differenti sono le reazioni del partito di governo, l'SDP. I socialdemocratici, per voce del vicepresidente Ranko Krivokapic, ritengono che gli albanesi non abbiano mai manifestato l'intenzione di dividere il Montenegro. Krivokapic ha aggiunto, inoltre, che il Montenegro e' un ambiente sicuro per tutti coloro che desiderano viverci e lavorare. Il paese, secondo il vicepresidente dell'SDP, e' pronto a scusarsi con coloro che sono rimasti vittime dei conflitti, ma al tempo stesso e' anche pronto a perseguire coloro che gettano odio tra la gente. Parole rassicuranti provengono anche dal ministro per la difesa dei diritti dei gruppi etnici e nazionali, Gzin Hajdinaga. Il ministro ha, infatti, rigettato la possibilita' dell'estensione del conflitto dalla Macedonia al Montenegro, affermando che gli albanesi in questo paese sono fedeli cittadini. Hajdinaga ha ribadito che non esiste alcuna informazione riguardo la premeditazione di un attacco di albanesi kosovari verso il Montenegro e ha aggiunto infine che gli albanesi "cercano di ottenere i propri diritti solo attraverso le istituzioni legali" (Vjiesti 28-8).
Nonostante ciò, una certa preoccupazione tra i cittadini per la propria sicurezza rimane. Soprattutto in quei comuni come Plav e Murino, molto vicini alla frontiera col Kosovo. Secondo quanto riporta il quotidiano "DAN" (28-8) parecchi abitanti ortodossi avrebbero, durante gli ultimi mesi, venduto le proprie abitazioni ad acquirenti di fede musulmana, per scappare dal pericolo imminente. Tuttavia come spiega il sindaco di Plav, Orham Rezepagic, in tutto ciò non vi e' nulla di strano e poi gli appartamenti (del valore di circa 1.000 marchi al metro quadro) non vengono venduti per la paura o per la difficolta' della convivenza interetnica, bensì si tratta di appartamenti che un tempo erano statali. Secondo il sindaco di Plav non esiste alcun problema di carattere etnico. Di parere decisamente contrario e' il presidente dell'OO SNP di Plave, Branislav Otasevic, che ritiene la vendita degli appartamenti una causa diretta della paura che i cittadini provano riguardo la propria sicurezza e la possibilità che possa accendersi un conflitto tra la popolazione di nazionalità differente. La cosa più probabile rimane tuttavia la vendita degli appartamenti per motivi personali, come la ricerca di un luogo migliore, con ovvie maggiori possibilità di lavoro e occupazione. Come si potrà intuire, spesso sono i media e i partiti che li sostengono, che tendono ad enfatizzare ed esasperare la situazione, alimentando la paura e i sentimenti di rivalsa tra la popolazione. Da tempo infatti gli albanesi vivono in Montenegro, soprattutto in quei luoghi di confine con il Kosovo e l'Albania. Vero e' che durante le scorse elezioni presidenziali (1997) molti albanesi votarono per Djukanovic e tuttora molti albanesi appoggiano l'idea indipendentista della coalizione di governo. Pertanto e' forse proprio per questo che il maggior partito di opposizione l'SNP appunto, strilla a viva voce il pericolo di una Grande Albania e la totale destabilizzazione del Montenegro.
Un'ultima nota riguardo questa questione viene offerta dal numero del 17 agosto del settimanale Monitor, il quale riporta una ampio articolo proprio sulla paura che si sta sviluppando nel paese e sui connessi sentimenti anti-albanesi. L'equipe di Monitor che ha svolto il reportage nelle zone abitate dalla popolazione albanese, quali Plave, Gusinje e Ulcinj, non sembra aver trovato alcuna traccia dei terroristi, ma piuttosto una normale situazione di convivenza tra montenegrini e albanesi. Così per alcuni la presenza degli albanesi e' insidiosa e viene percepita come fonte di minaccia, mentre per altri non crea affatto alcun problema. I giornalisti di Monitor hanno deciso di fare questo sopraluogo dopo che i quotidiani "Glas Crnogoraca" e "DAN" avevano pubblicato alcuni articoli riguardanti l'esistenza di graffiti sui muri indicanti la presenza dell'UCK. Di queste scritte l'equipe di Monitor non ha trovato alcuna traccia, ciò che invece i reporter hanno visto, nella parte nord del paese, e' stata una scritta sul muro che dice "questa e' Serbia", mentre nei pressi della moschea un'altra scritta dice "questa e' turca". Le tensioni anti-albanesi sembrano pertanto una sorta di montatura (e cosi' vogliamo sperare!), che si verificano in particolari momenti di incertezze politiche, alla vigilia delle elezioni per esempio o durante decisioni politiche di un certo rilievo. In questi giorni e' in corso un serrato dibattito tra il governo e l'opposizione, in particolare tra il presidente Djukanovic e il leader dell'SNP Bulatovic, sulla definizione della legge per il referendum sull'indipendenza del Montenegro.
Occorre infine considerare che ad alcuni la presenza di turisti albanesi ha dato particolarmente fastidio e come dice un edicolante di Ulcinj: "per alcuni terroristi e turisti sono la stessa cosa, solo che siano albanesi". Purtroppo però dopo l'incidente a Cakor la situazione potrebbe anche compromettersi ulteriormente, minacciando una convivenza pluriennale. Speriamo si sia trattato di un semplice episodio isolato che non avrà ulteriori conseguenze e sviluppi.
Mentre in Macedonia e' iniziata l'operazione di raccolta delle armi dei guerriglieri albanesi, in Montenegro e' salita la tensione e la paura che questi ultimi possano spostare in questa parte dei Balcani un nuovo conflitto interetnico. Tutti i quotidiani montenegrini, in questi ultimi giorni di agosto, riportano in prima pagina la situazione di alta tensione sviluppatasi dopo l'incidente della scorsa settimana nel nord del paese, presso il villaggio di Cakor, nel comune di Plave. Il villaggio di Cakor, nei pressi di Plav, si trova molto vicino al confine con il Kosovo, a circa una quarantina di chilometri da Pec.
Il 24 agosto un gruppo di lavoratori stagionali dei servizi forestali, originari della Bosnia, e' stato attaccato da tre uomini vestiti di nero e col capo coperto da un cappuccio. Come confermano i testimoni oculari i tre uomini parlavano albanese ed erano armati. Dopo aver chiesto ai lavoratori la consegna della motosega che stavano utilizzando e il tentativo di questi di darsela a gambe, i tre uomini armati hanno sparato alcuni colpi d'arma da fuoco. Un ragazzo di 21 anni, Nenad Markovic, e' rimasto ucciso, mentre il suo compagno, Damljen Bozic di 25 anni, e' stato ferito piuttosto seriamente. I tre uomini armati se ne sono poi andati convinti che entrambi i ragazzi fossero morti. La ricostruzione dell'accaduto e' stata fatta dal ragazzo sopravvissuto e da un altro lavoratore che ha assistito alla scena e che sembra sia stato maltrattato dai tre uomini mascherati. Ancora non e' ben chiaro il motivo per cui i tre uomini hanno aperto il fuoco contro i boscaioli, sta di fatto che la tragedia ha suscitato una forte preoccupazione sia tra i cittadini della regione dove si e' verificato l'incidente, che in tutto il Montenegro.
Il timore che possa accadere un conflitto sul tipo di quello macedone o della Serbia meridionale viene alimentato anche dai media locali. Tra i partiti Politici,l'SNP e' tra quelli che credono all'esistenza di "piani segreti per una totale dominazione degli albanesi in Montenegro". Come riporta il quotidiano Vijesti (28-8) in prima pagina, il portavoce del SNP, Dragan Koprivica, ritiene che il Montenegro potrebbe godere dello stesso destino riservato alla Macedonia. Secondo Koprivica i molti turisti di nazionalita' albanese giunti quest'anno in Montenegro non sono solo semplici turisti. Molti comprano case e pianificano una dominazione del Paese. L'SNP non perde tempo nel rinfacciare al governo di non riconoscere tale possibilità e chiede le dimissioni della presidentessa della Camera, Vesna Peovic (Partito Liberale).
Decisamente differenti sono le reazioni del partito di governo, l'SDP. I socialdemocratici, per voce del vicepresidente Ranko Krivokapic, ritengono che gli albanesi non abbiano mai manifestato l'intenzione di dividere il Montenegro. Krivokapic ha aggiunto, inoltre, che il Montenegro e' un ambiente sicuro per tutti coloro che desiderano viverci e lavorare. Il paese, secondo il vicepresidente dell'SDP, e' pronto a scusarsi con coloro che sono rimasti vittime dei conflitti, ma al tempo stesso e' anche pronto a perseguire coloro che gettano odio tra la gente. Parole rassicuranti provengono anche dal ministro per la difesa dei diritti dei gruppi etnici e nazionali, Gzin Hajdinaga. Il ministro ha, infatti, rigettato la possibilita' dell'estensione del conflitto dalla Macedonia al Montenegro, affermando che gli albanesi in questo paese sono fedeli cittadini. Hajdinaga ha ribadito che non esiste alcuna informazione riguardo la premeditazione di un attacco di albanesi kosovari verso il Montenegro e ha aggiunto infine che gli albanesi "cercano di ottenere i propri diritti solo attraverso le istituzioni legali" (Vjiesti 28-8).
Nonostante ciò, una certa preoccupazione tra i cittadini per la propria sicurezza rimane. Soprattutto in quei comuni come Plav e Murino, molto vicini alla frontiera col Kosovo. Secondo quanto riporta il quotidiano "DAN" (28-8) parecchi abitanti ortodossi avrebbero, durante gli ultimi mesi, venduto le proprie abitazioni ad acquirenti di fede musulmana, per scappare dal pericolo imminente. Tuttavia come spiega il sindaco di Plav, Orham Rezepagic, in tutto ciò non vi e' nulla di strano e poi gli appartamenti (del valore di circa 1.000 marchi al metro quadro) non vengono venduti per la paura o per la difficolta' della convivenza interetnica, bensì si tratta di appartamenti che un tempo erano statali. Secondo il sindaco di Plav non esiste alcun problema di carattere etnico. Di parere decisamente contrario e' il presidente dell'OO SNP di Plave, Branislav Otasevic, che ritiene la vendita degli appartamenti una causa diretta della paura che i cittadini provano riguardo la propria sicurezza e la possibilità che possa accendersi un conflitto tra la popolazione di nazionalità differente. La cosa più probabile rimane tuttavia la vendita degli appartamenti per motivi personali, come la ricerca di un luogo migliore, con ovvie maggiori possibilità di lavoro e occupazione. Come si potrà intuire, spesso sono i media e i partiti che li sostengono, che tendono ad enfatizzare ed esasperare la situazione, alimentando la paura e i sentimenti di rivalsa tra la popolazione. Da tempo infatti gli albanesi vivono in Montenegro, soprattutto in quei luoghi di confine con il Kosovo e l'Albania. Vero e' che durante le scorse elezioni presidenziali (1997) molti albanesi votarono per Djukanovic e tuttora molti albanesi appoggiano l'idea indipendentista della coalizione di governo. Pertanto e' forse proprio per questo che il maggior partito di opposizione l'SNP appunto, strilla a viva voce il pericolo di una Grande Albania e la totale destabilizzazione del Montenegro.
Un'ultima nota riguardo questa questione viene offerta dal numero del 17 agosto del settimanale Monitor, il quale riporta una ampio articolo proprio sulla paura che si sta sviluppando nel paese e sui connessi sentimenti anti-albanesi. L'equipe di Monitor che ha svolto il reportage nelle zone abitate dalla popolazione albanese, quali Plave, Gusinje e Ulcinj, non sembra aver trovato alcuna traccia dei terroristi, ma piuttosto una normale situazione di convivenza tra montenegrini e albanesi. Così per alcuni la presenza degli albanesi e' insidiosa e viene percepita come fonte di minaccia, mentre per altri non crea affatto alcun problema. I giornalisti di Monitor hanno deciso di fare questo sopraluogo dopo che i quotidiani "Glas Crnogoraca" e "DAN" avevano pubblicato alcuni articoli riguardanti l'esistenza di graffiti sui muri indicanti la presenza dell'UCK. Di queste scritte l'equipe di Monitor non ha trovato alcuna traccia, ciò che invece i reporter hanno visto, nella parte nord del paese, e' stata una scritta sul muro che dice "questa e' Serbia", mentre nei pressi della moschea un'altra scritta dice "questa e' turca". Le tensioni anti-albanesi sembrano pertanto una sorta di montatura (e cosi' vogliamo sperare!), che si verificano in particolari momenti di incertezze politiche, alla vigilia delle elezioni per esempio o durante decisioni politiche di un certo rilievo. In questi giorni e' in corso un serrato dibattito tra il governo e l'opposizione, in particolare tra il presidente Djukanovic e il leader dell'SNP Bulatovic, sulla definizione della legge per il referendum sull'indipendenza del Montenegro.
Occorre infine considerare che ad alcuni la presenza di turisti albanesi ha dato particolarmente fastidio e come dice un edicolante di Ulcinj: "per alcuni terroristi e turisti sono la stessa cosa, solo che siano albanesi". Purtroppo però dopo l'incidente a Cakor la situazione potrebbe anche compromettersi ulteriormente, minacciando una convivenza pluriennale. Speriamo si sia trattato di un semplice episodio isolato che non avrà ulteriori conseguenze e sviluppi.