Su pressione internazionale sono state rimosse le stazioni di carburante tra Kosovo e Montenegro. Si chiude così il business della benzina meno cara d'Europa.
Le nove stazioni in Montenegro e in Kosovo, aperte nel luglio scorso, sono state rimosse all'inizio di questa settimana. In queste stazioni si vendeva la benzina più economica dei Balcani, 50 centesimi per litro. L'ispezione locale ha consegnato ai proprietari delle stazioni la decisione con cui si vieta il loro lavoro. Così alla presenza di ispettori e poliziotti, sono state rimosse tutte le stazioni. Fino a qualche tempo fa, sia l'ispezione, sia i poliziotti non erano autorizzati ad intervenire per far fronte alla presenza di quelle stazioni nei passaggi di frontiera tra il Montenegro e il Kosovo.
I dipendenti ovviamente sono i più delusi da questa decisione. Essi stessi hanno dichiarato che le stazioni fornivano posti di lavoro a quasi 100 persone che non avevano altre fonti di reddito. I proprietari invece non vogliono parlare, a parte i commenti sul fatto di non essersi arricchiti dopo sette mesi di esistenza delle stazioni. Secondo loro chi ha avuto il maggior guadagno è proprio lo Stato, perché loro pagavano regolarmente tutte le tasse previste dalla legge. Comunque, i conti più semplici dimostrano che lo stato perdeva 36 centesimi per le imposte non pagate. Nessuno ha voluto commentare chi ha ordinato la rimozione delle stazioni.
Secondo le informazioni del quotidiano 'Vijesti', verso la fine dell'anno scorso il capo della missione UNMIK in Kosovo, Michael Steiner, ha richiesto alle autorità montenegrine di rimuovere tutte le stazioni illegali. A quel tempo Steiner aveva incontrato gli alti rappresentanti del Governo montenegrino, ma le stazioni sono state rimosse solo in questi giorni, dopo una sua ulteriore insistenza. ('Vijesti', 21 gennaio)
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