© CHOKCHAI POOMICHAIYA/Shutterstock

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Con l'aggressione della Russia all'Ucraina si sono trasferite in Montenegro circa 120mila persone provenienti da entrambi i paesi. Si tratta del 20% della popolazione complessiva del Montenegro, ma con un notevole potere d'acquisto, che provoca forti distorsioni economiche a svantaggio dei cittadini locali

29/12/2023 -  Miloš Vuković

(Originariamente pubblicato da Vijesti , il 14 novembre 2023)

 

All’alba di una giornata di febbraio tipicamente invernale, i colpi dell’artiglieria russa hanno rotto la pace nell’est Europa, segnando l’inizio di un conflitto i cui echi si faranno ancora sentire nella sfera politica, economica e di sicurezza globale.

La guerra in Ucraina – il triste culmine dei perduranti disaccordi geopolitici tra le grandi potenze, rimasti a lungo latenti – ha profondamente sconvolto la complessa rete di equilibri geoeconomici che si estende ben oltre le aree travolte dal conflitto.

Mentre i mercati finanziari vacillano sotto i colpi della nuova incertezza che la guerra porta con sé, gli stati si trovano a dover nuovamente fare i conti con una serie infinita di problemi economici: interruzioni delle catene di approvvigionamento, aumento dei prezzi dei beni e dei servizi essenziali, sconvolgimento delle dinamiche del commercio internazionale.

I terremoti finanziari, provocati dalla guerra in Ucraina, si sono diffusi in tutti i continenti, riattualizzando la sfida dell’inevitabile aggiustamento del debito pubblico globale, già appesantita dalla difficile lotta per ridurre le conseguenze della pandemia da Covid 19.

La mancanza di analisi dell’impatto dei fattori globali, come la guerra in Ucraina, sulle variazioni delle entrate pubbliche in Montenegro ci ha spinti ad approfondire questo argomento. Grazie alle moderne tecniche di modellazione statistica e ai rapporti mensili – diffusi attraverso il sistema GDDS – su tutte le voci di bilancio dal primo gennaio 2014 al 31 agosto 2023, abbiamo individuato le entrate previste, per poi metterle a confronto con quelle effettive. Abbiamo condotto anche un’analisi degli effetti della guerra in Ucraina sulle principali entrate di bilancio del Montenegro, nello specifico sull’imposta sul valore aggiunto, l’imposta sul reddito, le accise e i contributi versati al Fondo nazionale di assicurazione pensionistica e di invalidità (PIO).

Stando ai dati emersi dall’analisi, dall’inizio della guerra in Ucraina (febbraio 2022) al 31 agosto 2023, per le quattro categorie di entrate di cui sopra al bilancio dello stato sono stati versati circa 338 milioni di euro in più rispetto alle entrate previste. Si può quindi concludere che la guerra in Ucraina è la principale causa dell’aumento delle entrate di bilancio nel 2022, e soprattutto nel 2023. Nei primi otto mesi di quest’anno lo stato ha infatti incassato ben 257 milioni di euro in più rispetto alle entrate previste.

Andiamo però con ordine, è una questione molto complessa.

Metodologia

Nell’attuale situazione di imprevedibilità degli scenari economici globali, esacerbata dalla guerra in Ucraina, la pianificazione delle entrate pubbliche del Montenegro diventa un compito molto impegnativo che va ben oltre il semplice ricorso al modello di regressione lineare e all’analisi delle tendenze.

La complessa congiuntura economica attraversata dal Montenegro, determinata in larga parte dai notevoli cambiamenti demografici causati dalla guerra in Ucraina (l’arrivo di 120mila persone perlopiù provenienti dall’Ucraina e dalla Russia, ma anche da altri paesi, cifra che corrisponde al 20% della popolazione del Montenegro), richiede l’utilizzo di modelli statistici sofisticati.

Questi modelli combinano in modo efficace dati storici con algoritmi utilizzati per elaborare e interpretare un gran numero di variabili, permettendo così di effettuare previsioni economiche più accurate. Inoltre, consentono un rapido adattamento ai cambiamenti in tempo reale, offrendo una piattaforma per la valutazione dei potenziali rischi economici attraverso un’analisi dettagliata di molteplici scenari.

Tale approccio è di fondamentale importanza per la proiezione delle entrate di bilancio, da cui poi dipendono la programmazione della spesa, la gestione degli investimenti pubblici e la previsione delle tendenze fiscali.

Ai fini della nostra analisi abbiamo testato diversi modelli statistici, tra cui ARIMA, ARIMAX, ADL, modelli di regressione lineare, modelli econometrici strutturali, nonché alcune combinazioni di questi modelli, con l’intento di individuare il metodo di proiezione più preciso. Oltre ai modelli statistici, abbiamo testato anche numerosi scenari predittivi, scegliendo alla fine alcuni metodi ARIMA, ritenuti ottimali.

I dati emersi dall’analisi dimostrano che l’importo delle entrate effettive è di gran lunga superiore a quello delle entrate previste.

L’imposta sul valore aggiunto

Nel periodo compreso tra febbraio e dicembre 2022 è stato registrato un aumento delle entrate derivati dall’IVA di 70 milioni di euro rispetto ai valori previsti. Il trend di crescita si è ulteriormente rafforzato nei primi otto mesi del 2023, quando si è osservato un aumento del gettito IVA di 93 milioni di euro rispetto alle proiezioni.

Quindi, complessivamente, dall’inizio di febbraio 2022 alla fine di agosto 2023 le entrate derivanti dall’IVA hanno superato le stime di ben 163 milioni di euro.

Tra i fattori che hanno maggiormente contribuito a questo aumento vi è innanzitutto la guerra in Ucraina che ha provocato grandi spostamenti di persone, con l’arrivo di oltre 120mila persone in Montenegro, perlopiù provenienti dalla Russia e dall’Ucraina, ma anche da altri paesi. Da annoverare anche un tasso di inflazione a due cifre, e infine il programma Evropa sad 1 [Europa adesso 1] che ha avuto un impatto minore sull’incremento del gettito IVA.

Le accise

Tra febbraio e dicembre del 2022 il gettito da accise è stato inferiore di 34 milioni di euro a quello previsto. Tale deficit è legato alla decisione del governo montenegrino, risalente a maggio 2022, di tagliare le accise sui carburanti, cercando così di mitigare gli effetti dell’aumento dei prezzi sull’economia e sulle condizioni di vita della popolazione.

Nei primi otto mesi del 2023 si è invece verificata un’inversione di tendenza, con un aumento del gettito da accise di 21 milioni di euro rispetto alle proiezioni.

Complessivamente, nel periodo compreso tra febbraio 2022 e agosto 2023 le entrate derivanti dalle accise sono state inferiori di 12 milioni di euro rispetto ai valori previsti. Questo trend negativo è principalmente legato al taglio delle accise deciso dal governo di Podgorica.

L’imposta sul reddito

Tra febbraio e dicembre del 2022 si è osservato un moderato aumento delle entrate derivanti dall’imposta sul reddito per un valore superiore di 1,2 milioni di euro rispetto alle entrate stimate. Nella prima metà del 2023 è stato invece registrato un aumento più marcato, con un gettito superiore di 62 milioni di euro ai valori previsti.

Quindi, nel periodo compreso tra febbraio 2022 e agosto 2023 le entrate derivanti dall’imposta sul reddito hanno superato le previsioni di ben 63,2 milioni di euro.

Anche in questo caso, l’aumento del gettito è innanzitutto legato al conflitto in Ucraina, ad un alto tasso di inflazione e, in misura minore, al programma “Europa adesso 1”.

I contributi PIO

Da febbraio a dicembre 2022 il gettito derivate dai contributi versati al fondo PIO ha superato le previsioni di 44 milioni di euro. Il trend di crescita è continuato, rafforzandosi ulteriormente nei primi otto mesi del 2023, con un aumento del gettito PIO di 81 milioni di euro rispetto ai valori previsti.

Complessivamente, nel periodo compreso tra febbraio 2022 e agosto 2023 le entrate derivanti dai contributi PIO hanno superato le stime per un valore di 125 milioni di euro.

Questo aumento è innanzitutto riconducibile all’arrivo di oltre 120mila cittadini russi, ucraini e di altri paesi, molti dei quali hanno instaurato un rapporto di lavoro in Montenegro, iniziando a versare contributi al fondo PIO.

Sintesi dei risultati

Dall’analisi dell’andamento delle entrate di bilancio dall’inizio di febbraio 2022 alla fine di agosto 2023 emerge un notevole surplus rispetto ai valori previsti nelle quattro principali categorie (IVA, accise, imposta sul reddito e contributi al fondo PIO).

In totale, le entrate effettive hanno superato quelle previste di 338 milioni di euro, registrando un surplus di 81 milioni nel 2022 e di ben 257 milioni nei primi otto mesi del 2023.

Ci si può aspettare che entro la fine di quest’anno nelle quattro categorie di cui sopra il gettito effettivo superi quello previsto di circa 380 milioni di euro.

Un importo così elevato del gettito riscosso nel periodo preso in considerazione, e soprattutto nei primi otto mesi di quest’anno, è in gran parte conseguenza di un eccezionale evento esterno (guerra in Ucraina) e dell’arrivo di oltre 120mila stranieri in Montenegro, perlopiù dotati di un alto potere d’acquisto (spendono tanto quanto 250mila cittadini montenegrini). Questa dinamica sta provocando forti distorsioni del mercato montenegrino, distorsioni che vanno a svantaggio della maggior parte dei cittadini, costretti a pagare prezzi più alti dei beni e dei servizi e a fare i conti con un’impennata dei prezzi delle case, sia in vendita che in affitto.

Oltre al conflitto in Ucraina, all’aumento delle entrate di bilancio del Montenegro ha contribuito anche un’inflazione a doppia cifra e, in misura minore, il programma “Europa adesso 1”.

Date queste premesse, si può ipotizzare il seguente scenario: quando la guerra in Ucraina sarà finita, l’attività economica in Montenegro, attualmente “surriscaldata” tanto da portare all’aumento delle entrate di bilancio, sarà destinata a “raffreddarsi” e a tornare ai livelli consueti. Se poi la spesa pubblica dovesse aumentare in maniera rilevante, come previsto dal programma “Europa adesso 2”, nell’arco di poco tempo si verificherebbe un enorme squilibrio tra entrate e uscite e, di conseguenza, un forte disavanzo pubblico, destinato a perdurare nel tempo, che potrebbe essere colmato solo prendendo denaro in prestito a tassi di interesse molto elevati.

Uno scenario che ricorda irresistibilmente quello argentino, caratterizzato da una politica fiscale irresponsabile, dalla tendenza a ripianare il deficit pubblico indebitandosi, da una forte dipendenza dal capitale estero e dal diffondersi della povertà.

Conseguenze negative per i cittadini

Al di là del forte effetto positivo sull’andamento delle entrate pubbliche del Montenegro, è evidente che la guerra in Ucraina incide negativamente sulla vita dei cittadini montenegrini. L’aumento dei prezzi dei generi alimentari è conseguenza di un costante incremento dei prezzi all’importazione, ai quali poi vengono applicati ricarichi commerciali assai elevati. Anche i prezzi dei beni non alimentari e dei servizi sono in forte aumento, e di conseguenza l’effettivo potere d’acquisto dei cittadini continua a diminuire.

Tra i tanti indicatori degli effetti negativi della guerra in Ucraina sul tenore di vita dei cittadini montenegrini, spicca la tassazione degli immobili. Mettendo a confronto la circolare sull’imposta sugli immobili del 2023 e quella del 2022, emerge che quest’anno i cittadini saranno costretti a versare un importo maggiorato di circa il 20% rispetto all’anno scorso. Tale aumento è conseguenza diretta dell’impennata dei prezzi degli immobili, a sua volta causata dall’arrivo in Montenegro di molti cittadini russi e ucraini.

Il forte e improvviso aumento dei prezzi degli immobili pesa non solo su chi cede in affitto, ma anche su chi cerca casa. Di fronte ai prezzi che a Podgorica sfiorano i 3000 euro al metro quadro, per il cittadino medio comprare casa diventa un obiettivo irraggiungibile.

L’indebitamento e lo spettro dello scenario argentino

L’attuale contesto economico globale è caratterizzato da tassi di inflazione elevati che, insieme all’aumento dei tassi di interesse, incidono sulla finanza pubblica, sulle attività aziendali e sulle condizioni economiche della popolazione. Solitamente l’aumento delle spese aziendali porta ad un incremento dei prezzi che grava sui consumatori finali. Inoltre, i cittadini devono fare i conti con l’aumento dei tassi di interesse sui mutui e crediti al consumo, vedendo diminuire il proprio potere d’acquisto.

Il costante aumento dei tassi di interesse sul debito pubblico riduce la capacità di attuare le riforme necessarie, soprattutto se la spesa per interessi raggiunge o addirittura supera il tasso di crescita del Pil. Le previsioni delle organizzazioni finanziarie internazionali dimostrano che nel 2025, quando dovrebbe essere avviato il programma “Europa adesso 2”, in Montenegro la spesa per interessi sul debito pubblico supererà il tasso di crescita del Pil che, stando alle stime, si aggirerà attorno al 3%.

Quindi, nell’analisi di un programma economico ambizioso come “Europa adesso 2” – programma, peraltro mai presentato all’opinione pubblica, che mira ad aumentare in modo significativo lo stipendio medio (portandolo a 1000 euro) e la pensione media (a 600 euro) abolendo i contributi per l’assicurazione pensionistica e di invalidità e a raggiungere la piena occupazione nell’arco di un anno – è di fondamentale importanza tenere conto della complessa situazione economica e finanziaria del Montenegro.

Stanziare ingenti risorse che serviranno per attuare questo piano di riforme radicali potrebbe rivelarsi difficile, soprattutto se i contributi previdenziali dovessero essere effettivamente aboliti. Ciò provocherebbe un calo delle entrate di bilancio a cui non sarebbe possibile porre rimedio ricorrendo ad altre fonti di finanziamento stabili e prevedibili.

Considerando che lo stato montenegrino si finanzia anche attingendo al capitale ottenuto indebitandosi all’estero, le sfide da affrontare sono molteplici.

Primo, la ristrutturazione del debito. Se sappiamo che il Montenegro deve restituire circa 2,5 miliardi di debito entro il 2027 a tassi di interesse che, come atteso, aumenteranno rispetto alla cifra inizialmente concordata, è chiaro che lo stato sarà costretto a indebitarsi ulteriormente.

Secondo, i tassi di interesse. Nei prossimi quattro anni pagheremo oltre 700 milioni di euro per interessi sul debito pubblico, cifra che peserà fortemente sulle casse dello stato. Se nel frattempo i tassi di interesse aumenteranno, come previsto, lo stato dovrà stanziare ulteriori risorse per la spesa per interessi.

Terzo, il disavanzo di bilancio e uno spazio di manovra ridotto per l’intervento fiscale. Supponiamo che i tassi di interesse sul debito pubblico superino il 7%. L’aumento della spesa per interessi comporterà una diminuzione delle risorse previste per altri interventi dello stato. E visto che lo stato intende aumentare la spesa per stipendi, pensioni e occupazione, vi è un forte rischio di un ulteriore aumento del già elevato deficit pubblico.

La mancata pianificazione degli investimenti

Riallacciandoci al discorso sui progetti infrastrutturali e sul loro impatto sull’economia, è importante sottolineare che l’implementazione degli investimenti infrastrutturali – investimenti di fondamentale importanza per la crescita economica – richiede un considerevole impiego di tempo per diversi motivi. Qui di seguito ne espongo alcuni.

1 Complessità dell’ideazione e pianificazione dei progetti: l’elaborazione degli studi di fattibilità, le analisi geotecniche e le valutazioni ambientali e sociali richiedono un lavoro accurato e una notevole quantità di tempo.

2 Quadro normativo: le procedure per ottenere i permessi e le autorizzazioni necessarie possono essere lunghe a causa di un intricato sistema burocratico e potenziali ostacoli legali.

3 Complessità finanziaria: individuare un adeguato meccanismo di finanziamento è un compito tutt’altro che facile considerando l’entità delle risorse necessarie e l’atteso aumento dei tassi di interesse che inciderà negativamente sulla sostenibilità finanziaria degli investimenti.

4 Sfide tecniche: ogni progetto infrastrutturale comporta particolari sfide tecniche che richiedono competenze specializzate, e quindi possono rallentare l’implementazione degli investimenti.

5 Coordinamento delle parti interessate: diverse parti interessate devono concordare gli obiettivi e le priorità, un processo che richiede tempo e una gestione attenta.

6 Impatto sulle comunità locali e sull’ambiente: ogni progetto deve tenere conto di un eventuale impatto sulla popolazione e sull’ambiente, prevedendo consultazioni e piani di mitigazione degli effetti negativi.

Quindi, gli investimenti in infrastrutture vanno pensati e realizzati attentamente. Si tratta di progetti che, proprio per via della loro complessità e importanza per la società, richiedono una pianificazione dettagliata, un coordinamento interdisciplinare e una valutazione dell’impatto a lungo termine.

Nello specifico, per quanto riguarda i progetti infrastrutturali in Montenegro, va sottolineato che manca una pianificazione adeguata che permetta di implementare rapidamente investimenti previsti.

Nell’ultimo rapporto sull’elaborazione del Programma di riforme economiche per il periodo 2024-2026, nella parte relativa agli investimenti pubblici in infrastrutture, si prevede di “attuare le raccomandazioni riguardanti la valutazione della gestione degli investimenti pubblici (PIMA), dando priorità ai principali interventi infrastrutturali pubblici entro i limiti finanziari esistenti, al contempo evitando eccezioni nella selezione dei progetti”.

Nella valutazione PIMA menzionata nel rapporto di cui sopra si evidenzia che in Montenegro le regole fiscali, così come i piani strategici nazionali e quelli dedicati a determinati settori, sono scarsamente efficaci. Quindi, l’attuazione delle raccomandazioni PIMA richiederà tempo, competenze professionali e un serio coordinamento dei settori coinvolti.

In questo contesto, va ricordato che un progetto di costruzione di un importante tratto di un’autostrada, assegnato senza alcuna gara d’appalto, oltre a rivelarsi poco trasparente, avvolto dalla segretezza e per nulla redditizio, ha devastato permanentemente l’ambiente.

Analizzando l’elenco unico dei progetti infrastrutturali (JLIP), che comprende oltre 150 progetti per un valore complessivo di circa sei miliardi di euro, emerge che la maggior parte dei progetti non è stata pianificata in modo tale da permettere una rapida realizzazione.

Prendiamo ad esempio l’autostrada adriatico-ionica. Stando all’elenco JLIP, questo progetto, il cui valore complessivo ammonta ad un miliardo di euro, contiene quattro sottoprogetti, per un valore di 700 milioni di euro, inseriti nella categoria 2c. In parole povere, il 70% del progetto è stato giudicato pessimo per quanto riguarda la sostenibilità finanziaria. La situazione non è rosea neanche per gli altri sottoprogetti riguardanti la costruzione di questa autostrada, inseriti nella categoria 2b: nell’analizzare il progetto di costruzione di due tratti dell’autostrada, per un valore di 244,4 milioni di euro, sono state rilevate notevoli criticità dal punto di vista della capacità di finanziamento.

È chiaro quindi che la maggior parte dei progetti infrastrutturali in Montenegro non soddisfa i requisiti per ottenere un finanziamento dall’UE. Per garantire una rapida realizzazione di questi progetti bisognerà quindi stanziare adeguate risorse nel bilancio dello stato. Occorre però tenere conto anche dell’attuale trend al rialzo dei tassi di interesse che rischia di incidere negativamente sulla redditività degli investimenti previsti.

Conclusioni

Dalle considerazioni sopra esposte emerge che un eccezionale evento esterno (guerra in Ucraina) ha influito positivamente sul bilancio del Montenegro, portando ad un forte aumento delle entrate, soprattutto nei primi otto mesi di quest’anno.

Quando la guerra in Ucraina sarà finita, le entrate diminuiranno tornando ai valori previsti, mentre le spese rimarranno elevate, causando un forte deficit di bilancio che potrà essere ripianato solo chiedendo prestiti ad alti tassi di interesse.

L’ampio e radicale programma di riforme – che prevede l’abolizione dei contributi al Fondo pensioni e invalidità (contributi che attualmente ammontano a oltre 500 milioni di euro all’anno) e un aumento lineare degli stipendi (senza aumentare la produttività) da attuare nell’arco di un anno, insieme ad un aumento della pensione media (spese aggiuntive da 250 a 300 milioni di euro all’anno) e al tentativo di raggiungere la piena occupazione (non è chiaro come) – rischia di trasformarsi in un cappio al collo per le casse dello stato.

In un periodo in cui sta diventando sempre più chiaro che il Montenegro dovrà indebitarsi ulteriormente per poter ristrutturare il debito pubblico esistente e per ripianare il deficit di bilancio, concepire un ampio programma di riforme radicali partendo da un evento esterno – che negli ultimi due anni ha sì influito positivamente sulle casse dello stato, ma che prima o poi si concluderà – è una politica miope e inadeguata che prescinde dai dati, frutto di un avventurismo spericolato che a medio e lungo termine costerà caro al Montenegro e a tutti i suoi cittadini.