Dopo ben quattro anni il parlamento montenegrino ha raggiunto l’accordo sulla legge elettorale, condizione chiave per ottenere alla fine dell’anno la data di inizio dei negoziati di adesione all’UE. Luci e ombre del percorso verso Bruxelles
Giovedì 8 settembre il Montenegro ha tirato un sospiro di sollievo. I partiti politici hanno finalmente raggiunto un accordo sulla legge elettorale, questione che da ben quattro anni era all’ordine del giorno in parlamento. La coalizione al governo ha continuamente respinto le proposte dell’opposizione, riducendo così il vantaggio ottenuto in tutte le elezioni. D’altra parte, alla fine delle trattative per la legge elettorale, l’opposizione ha posto la condizione di equiparare la lingua serba a quella montenegrina. E senza il consenso dell’opposizione la legge elettorale non sarebbe stata possibile, in quanto necessaria l’approvazione di almeno due terzi del Parlamento.
Il dibattito di quest’estate ha portato il Paese a una situazione di instabilità politica, mettendo a dura prova il governo del premier Igor Lukšić. Infatti, se la legge elettorale non fosse stata approvata, il suo gabinetto avrebbe praticamente perso la legittimità. Molti analisti a Podgorica erano inclini a ritenere che Milo Đukanović, leader del Partito democratico socialista, sarebbe stato pronto a sacrificare il giovane Lukšić. Perché, col timore di finire come l’ex premier croato Sanader, Đukanović non voleva che il Montenegro entrasse nella nuova fase di adesione all’Unione europea.
Divisioni sulla lingua
La questione della lingua è stato il terreno ideale per infiammare le divisioni in Montenegro; un argomento ideale per deviare l’attenzione generale dai temi fondamentali e dall’adempimento delle altre sei condizioni poste dalla Commissione europea al Montenegro dieci mesi fa. Il dibattito sulla lingua è stato innescato anche grazie ai risultati del censimento pubblicato a inizio aprile, in cui è risultato che in Montenegro la lingua serba viene parlata dal 43% della popolazione mentre il montenegrino dal 37%. Dopo il rifiuto del governo di accettare l’istanza delle opposizioni di classificare la materia scolastica di insegnamento come “lingua materna e letteratura”, come nei tre anni precedenti, alla fine è stato raggiunto l’accordo sulla controversa denominazione di “lingua e letteratura serbo-montenegrina, bosniaca, croata”. E questa è la situazione reale dell’odierno Montenegro.
È vero però che senza le pressioni di Bruxelles i leader politici montenegrini non sarebbero arrivati all’accordo. Che l’UE spingesse per far entrare il Montenegro nella nuova fase di adesione è confermato dal fatto che il commissario europeo per l’allargamento Štefan Füle nei giorni scorsi è stato in costante contatto con tutti i partiti al governo e all’opposizione. Un’esplicita richiesta di superamento delle divisioni e della creazione di una nuova legge elettorale è stata avanzata, in occasione della sua recente visita a Podgorica, dal capo della diplomazia tedesca Guido Westerwelle.
I progressi da compiere
Sui media nazionali l’accordo sulla denominazione linguistica, così come l’ottenimento della data dei negoziati per l’adesione all’UE, viene celebrato come un’ulteriore vittoria del “Paese leader della regione”. Il presidente della Slovenia Danilo Türk ha dichiarato che proprio il Montenegro sarà il primo Paese dei Balcani, dopo la Croazia, ad aderire all’Unione.
In effetti, dalle capitali europee il Montenegro viene preso come modello per i Balcani occidentali per via del contributo alla stabilità nella regione, l’assenza di questioni in sospeso con i Paesi vicini, un governo multietnico, 620mila abitanti di diverse etnie e l’utilizzo dell’euro. Dopo la decisione dell’UE di far aderire l’intera regione all’Unione, si sentiva il bisogno di avere un Paese che, insieme alla Croazia, facesse da guida anche agli altri per favorire il processo di allargamento. Perciò il Montenegro è fortemente avvantaggiato nel processo di integrazione nell’Unione europea.
Bruxelles avanza al Montenegro anche altre sette richieste concrete: oltre all’approvazione della legge elettorale in conformità con la Costituzione, il Paese deve impegnarsi nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, nella depoliticizzazione ed efficienza della magistratura, nella riforma dell’amministrazione pubblica, nella libertà dei media, nella lotta alla discriminazione, infine deve adottare un piano per la risoluzione del problema dei profughi, incluso anche il campo di Konik presso Podgorica. Con l’adempimento di queste richieste il Montenegro confermerebbe di essere un Paese idoneo e pronto ad ulteriori progressi, come già avvenuto per la Croazia.
Quanto è stato fatto
In realtà, però, poco è stato fatto dall’inizio dell’anno. L’attuale premier non è riuscito a togliersi dall’ombra del suo predecessore e capo di partito Milo Đukanović, sebbene Bruxelles e Berlino lo abbiano spinto a “stabilire le priorità e dimostrare una forte leadership”. Col passare del tempo, quasi ogni giorno si affermava che Lukšić non avesse la forza e la capacità di comportarsi da leader. È persino scomparso quel clima positivo creato a inizio anno attraverso i contatti con il settore civile e i media. I ripetuti incendi dolosi di automobili del principale quotidiano nazionale “Vijesti” e l’incapacità di scoprire i fautori e organizzatori di questi atti terroristici rappresentano uno schiaffo all’attuale presidente del governo montenegrino.
“Manca una legge elettorale e manca anche quella sul finanziamento dei partiti politici. La legge sul conflitto di interessi è inadeguata, così come le leggi sul difensore civico e sulla lotta alla discriminazione. Non si vede nemmeno un minimo miglioramento dello status del parlamento, né della nuova corte suprema e del consiglio della magistratura che permetterebbero l’elezione dei giudici e dei pubblici ministeri secondo le nuove legislazioni”, ha specificato il politico tedesco Günter Gabsteiger. Questo grande esperto del Montenegro aggiunge anche che con l’attuale organizzazione della sicurezza interna il Paese avrà serie difficoltà a far parte del consiglio dei ministri della Giustizia e degli Interni dell’UE.
Ad ogni modo, l’adozione consensuale della legge elettorale segna una nuova pagina nella storia moderna del Montenegro. Il Paese non si trova più a un bivio, assumendo così un ruolo attivo nei negoziati con l’UE. Una più rapida adesione all’Unione è l’unico consenso esistente tra i cittadini e i politici.