Il Montenegro cerca di sfruttare la crisi in Ucraina per entrare a far parte dell’Alleanza atlantica. Gli ostacoli maggiori sono però tutti all'interno del paese. Lentezza nel percorso di riforme e scarso consenso dei cittadini ad un possibile ingresso nella NATO frenano il percorso euro-atlantico
La scorsa settimana il premier montenegrino Milo Đukanović è stato in visita a Washington dove ha cercato di convincere il vicepresidente americano Joe Biden che il Montenegro, al prossimo summit della NATO che si terrà in Galles, il 4-5 settembre prossimi, sarebbe opportuno entrasse a far parte di questa organizzazione politico-militare.
Del resto che l’Occidente abbia intenzione di compiere questa mossa lo ha confermato lo stesso Biden, salvo poi ribadire che il governo Đukanović deve portare avanti in modo risoluto una serie di riforme: nel settore della giustizia, con una più decisa lotta alla criminalità e adottando misure anti-corruzione, oltre a ottenere risultati rapidi in merito alla situazione della libertà dei media.
In effetti, visti i continui attacchi che subiscono i suoi giornalisti e l'alto livello di corruzione, questo piccolo paese rischia di non rispettare nemmeno i criteri minimi per avvicinarsi alle organizzazioni euro-atlantiche.
Di ciò è ben consapevole il sette volte premier montenegrino, il quale è al potere da ben 24 anni ed è quindi l’artefice del sistema in vigore nel paese. “Per noi è importante lavorare e produrre buoni risultati che corroboreranno gli argomenti dei nostri amici, tra i quali gli USA sono i più importanti”, ha detto Đukanović a Washington e ha aggiunto di credere che nei prossimi mesi aumenterà l’attenzione e l’interesse dei partner europei per l’allargamento della NATO e il Montenegro dovrà sfruttare bene questa circostanza.
L’escalation della crisi in Ucraina va a favore del Montenegro perché vi è l'evidente desiderio dei partner occidentali di escludere questo paese dalla sfera di interesse di Mosca. Il Montenegro spesso sui media occidentali viene definito come “una colonia russa nel Mediterraneo”.
Mosca contraria
Negli scorsi dieci anni i russi hanno investito nel paese oltre due miliardi di euro (cifra che è superiore al bilancio statale del Montenegro), hanno acquistato i luoghi più attraenti del litorale e le maggiori aziende del Montenegro. I funzionari russi si sono pubblicamente opposti in più occasioni all’intenzione di Podgorica di entrare a far parte della NATO. In questo momento tra l'altro un passo del genere sarebbe percepito dai russi come un vero e proprio sgarbo. Đukanović e i suoi collaboratori ritengono però vi siano le condizioni per ottenere l'ingresso e stanno cercando di convincere i montenegrini che la membership NATO significa una maggiore garanzia di sicurezza, un aumento degli investimenti e un ulteriore avvicinamento all’Unione europea, nei confronti della quale vi è grande consenso tra il pubblico montenegrino.
Questo non è vero per l'Alleanza atlantica: il sostegno dei cittadini ad un eventuale ingresso nella NATO non supera il 50 percento. Ecco perché il governo ha avviato una massiccia campagna con tavole rotonde, incontri con i cittadini e gli studenti e con la presenza di ambasciatori dei paesi NATO nei dibattiti televisivi.
Allo stesso tempo in Montenegro sono nate alcune organizzazioni che si oppongono all’ingresso del paese nella NATO, e che perlopiù fanno riferimento alle conseguenze dell’intervento militare sulla Serbia e il Montenegro del 1999.
Nessun'altra alternativa
Per l’analista militare Aleksandar Radić in questo momento non vi è alcuna alternativa plausibile alla NATO. “La neutralità del Montenegro non è sostenibile, perché deve essere riconosciuta dall’esterno, mentre all’interno necessita di molte risorse e denaro”, afferma l’analista e aggiunge che “se il Montenegro non fosse piccolo com’è, ma fosse una delle potenze mondiali, allora ci sarebbe lo spazio per una scelta”.
D’altra parte, al parlamento montenegrino la maggioranza dei due terzi è a favore dell’ingresso nella NATO, ma alcuni partiti di opposizione ritengono che la cosa migliore sarebbe prendere la decisione mediante un referendum.
Ad ogni modo, la questione dipende innanzitutto dai paesi occidentali, che dovranno decidere che l’allargamento della NATO venga iscritto come uno dei punti in agenda nel summit del Galles. Intanto, da qui al summit, Đukanović dovrà mettere in atto azioni concrete nell’ambito dello stato di diritto e della libertà dei media.