Vi sono le leggi, un'apposita Commissione, numerosi programmi di sensibilizzazione. Ma la corruzione in Montenegro rimane un problema e va al cuore delle istituzioni. Intanto Podgorica ha presentato la propria candidatura all'Ue
Di Olivera Lakić, 9 dicembre 2008, Vijesti
Traduzione a cura di Jasna Anđelić, Le Courrier des Balkans
Il Montenegro sembra avere tutti i mezzi necessari per lottare in modo efficace contro la corruzione: le sue leggi sono simili a quelle europee, esiste una commissione nazionale dedicata alla lotta al fenomeno, la polizia è ben addestrata e, secondo quanto affermano i politici, il sistema giudiziario è del tutto indipendente. Inoltre sono stati organizzati numerosi seminari, tavole rotonde e conferenze invitando chi in Montenegro e all'estero si occupa di questi temi.
Tutti concordano ormai nel dire che la lotta contro la corruzione dev'essere prioritaria. Ai cittadini vengono proposti opuscoli e, nelle scuole, vengono organizzati dei corsi per sensibilizzare gli studenti su questi temi. Tutto è quindi in campo affinché questa lotta sia efficace. Non resta che affrontare realmente questo male endemico.
E' il potere politico che è corrotto
"Esiste in Montenegro un sistema parallelo legato alla criminalità organizzata che si è infiltrato nel cuore dello Stato e che prende tutte le decisioni importanti, tant'è che le stesse istituzioni incaricate della lotta contro la corruzione sono anch'esse corrotte, subendo l'influenza di questo sistema. Ecco perché questa battaglia per ora non può ottenere risultati, quale che sia la volontà politica", spiega Vanja Čalović, direttrice di MANS, rete a supporto delle attività del settore non governativo.
A suo avviso a queste persone premono innanzitutto per proteggere i propri interessi personali, ben più importanti delle pene che rischiano. "Sono ben coscienti dei rischi che correrebbero con l'istituzione in Montenegro di un vero stato di diritto. Di conseguenza fanno tutto il possibile affinché il Paese non progredisca in questa direzione e non esitano a ricorrere alla repressione attraverso le istituzioni che controllano direttamente o indirettamente. Ecco perché chi si batte per lo stato di diritto corre veri e propri rischi. E non sarà purtroppo l'opinione pubblica a fare pressione per l'attuazione di riforme, che sarebbero comunque utili a tutti".
Un paese pronto a combattere la delinquenza?
In occasione della Giornata mondiale della lotta contro la corruzione, la presidente della Commissione per la lotta contro la corruzione e il crimine organizzato, la vice-premier Gordana Đurović, ha ricordato che le competenze della sua commissione non sono ancora sufficienti. Di quest'ultima fanno parte rappresentanti del governo, del parlamento, del sistema giudiziario e della società civile ed era stata fondata con l'obiettivo di mettere in pratica un piano di lotta contro la corruzione e il crimine organizzato imposto dall'Unione europea.
Gordana Đurović
"Attualmente la Commissione anti-corruzione non riesce a lavorare assieme al potere legislativo, a quello giudiziario e neppure con le autorità locali competenti in materia, anche se il governo ha approvato tutte le raccomandazioni fatte dalla nostra Commissione e ha sottolineato la necessità di legiferare in materia". Poi una posizione più sfumata: "La Commissione nazionale ha contribuito alla trasparenza del processo della lotta contro la corruzione e il crimine organizzato in Montenegro, ed anche alla qualità del dialogo nazionale su queste questioni. La comunità internazionale ha ricevuto numerosi rapporti riguardanti la messa in pratica di queste misure".
Nel suo ultimo rapporto, la Commissione europea ha giudicato positivamente il quadro legislativo in materia di corruzione del Montenegro, ma si è dichiarata insoddisfatta del fatto che "le dichiarazioni delle autorità non siano seguite da risultati sul terreno" e che "non ci siano risultati tangibili come testimoniato dalla bassa percentuale di processi". Secondo questo rapporto la corruzione è ancora presente in Montenegro e rappresenta un problema molto serio. Se il rapporto sottolinea i progressi fatti nel campo della corruzione di basso livello e la sensibilizzazione e la formazione della popolazione sulla questione, denuncia d'altro canto l'inefficacia della lotta contro la corruzione di alto livello.
E' lo Stato che deve guidare la battaglia
Secondo Vanja Čalović "uno Stato che non dimostra la volontà politica di attuare riforme contro la corruzione e il crimine organizzato, preferendo occuparsi della scrittura di rapporti fittizi da consegnare alle istituzioni internazionali, e le cui istituzioni sono sottoposte a forti pressioni politiche, non potrà mai raggiungere risultati concreti". Ed ecco perché polizia e giustizia continuano ad individuare casi di corruzione che però non portano quasi mai a giudizi di colpevolezza.
"Questo ci porta a concludere che le persone incaricate delle inchieste sono incapaci di produrre prove, oppure che non le svelano perché sono stati comperati o hanno subito pressioni. Può essere che gli stessi tribunali siano corrotti", si chiede la direttrice di MANS. Vanja Čalović evoca poi il processo che vede coinvolto l'ex presidente della Corte suprema montenegrina. "Questo processo potrebbe rappresentare l'occasione per scoprire se quest'ultimo aveva un interesse personale nel non controllare le spese dell'istituzione che guidava o se era solo un incompetente".
Secondo la Čalović, il Montenegro deve dotarsi al più presto di istituzioni effettivamente indipendenti che siano in grado di garantire l'applicazione delle leggi. "Questo riguarda essenzialmente la giustizia e la polizia, che erano sotto il controllo dell'esecutivo durante il periodo comunista, ma anche il Parlamento, che deve ritrovare il suo ruolo di controllo rispetto all'esecutivo".
Dal canto suo, il professore di criminologia presso la Facoltà di legge di Podgorica, Velimir Rakočević, propone che i poliziotti vengano maggiormente formati su questa specifica forma di delinquenza, per combatterla meglio: "Le squadre saranno formate di esperti che applicheranno metodi scientifici". Commentando il rapporto della Commissione Ue, ha inoltre affermato che il rispetto dei principi di libera concorrenza e di trasparenza sono i mezzi migliori per prevenire la corruzione.
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I risultati sarebbero migliori, inoltre, se la polizia e il settore giudiziario si occupassero anche dei più ricchi, di coloro i quali mostrano senza ritegno la loro opulenza. In effetti questa loro impunità blocca la popolazione, già esasperata dallo scarso impegno del governo in questa lotta, che sinora non ha portato ad alcun risultato.