Il 21 maggio prossimo in un referendum si deciderà il futuro status della Repubblica montenegrina. Indipendente o federata alla Serbia? La campagna referendaria si fa sempre più accesa. Non mancano colpi bassi e scandali

04/05/2006 -  Jadranka Gilić Podgorica

A distanza di meno di 20 giorni dal referendum sullo status del Montenegro, previsto per il 21 maggio prossimo, la campagna referendaria sta entrando nella fase più impetuosa.

Il blocco di partiti favorevoli al mantenimento dell'unione con la Serbia, con una protesta a Mojkovac (nord del Montenegro) il 17 aprile scorso, ha iniziato la seconda fase di campagna referendaria, durante la quale organizzerà numerosi incontri pubblici e manifestazioni in tutto il Montenegro. "Il Montenegro non è in vendita" è stato lo slogan del raduno che ha dato il via alla campagna dei filo-unionisti.

Dall'altra parte il blocco indipendentista ha iniziato la sua campagna con un incontro pubblico a Cetinje, il 28 aprile scorso, con lo slogan "Per il Montenegro europeo". La campagna per il referendum si concluderà il 18 maggio prossimo, quando inizierà il silenzio elettorale fino al 21 maggio.

Alla mezzanotte del 25 aprile scorso sono state chiuse le liste elettorali e consegnate alle commissioni per il referendum. In base a queste informazioni al referendum potranno votare 479.523 cittadini. Eventuali modifiche nelle liste elettorali sono possibili entro l'11 maggio, soltanto in base a decisioni eventualmente adottate dalla Corte suprema. Rispetto alle elezioni presidenziali, tenutesi 3 anni fa in Montenegro, il numero degli elettori è aumentato di 21.124 unità.

Pochi giorni prima della chiusura delle liste elettorali gli opposti schieramenti si sono duramente confrontati a causa dell'arresto di tre attivisti del fronte anti-indipendentista, fatto che ha portato alla temporanea sospensione del lavoro della Commissione per il referendum. Sono stati arrestati Nikola Medojevic, rappresentante dell'opposizione anti-indipendista nella stessa Commissione, l'avvocato Dragan Garic e l'attivista Marica Babovic. Tutti e tre sono stati accusati dalla magistratura di Podgorica di aver cercato di manipolare le liste elettorali, inserendo in particolare nomi di defunti. Accuse che i tre hanno respinto. Dopo di che, anche altri membri della Commissione, rappresentanti del blocco per l'unione statale, hanno abbandonato questo organismo, perché il presidente della Commissione Frantisek Lipka, ha sospeso il lavoro della Commissione. Gli arrestati sono stati rilasciati, ma le tensioni sono calate soltanto dopo l'arrivo a Podgorica dell'inviato europeo per il referendum Miroslav Lajcak.

Secondo quanto riporta l'emittente B92, il 26 aprile scorso, Lajcak ha affermato che è inaccettabile che si arrivi "da un lato ad arrestare un membro della Commissione sul referendum, e dall'altro che un membro di tale organismo sia sospettato di aver manipolato i dati delle liste elettorali".

Inoltre Lajcak ha dichiarato di aver comunicato agli esponenti dei due blocchi che Bruxelles è preoccupata per come si sta svolgendo la campagna referendaria in Montenegro, e ha avvertito che tutti devono essere consapevoli di condividere una grave responsabilità politica. Lajcak ha aggiunto che la Comunità europea è preoccupata a causa dell'atmosfera che precede il referendum, e che le divergenze tra i due blocchi si esprimono in maniera troppo aspra. "Ho pregato entrambe le parti di occuparsi di più di questioni costruttive durante la campagna referendaria, perché il 21 maggio non segnerà la fine della storia del Montenegro", ha dichiarato l'inviato speciale dell'UE.

Un altro scandalo si è poi aggiunto al clima già incandescente della campagna referendaria: domenica 23 aprile la TV statale e quella locale, TV IN, hanno reso noto che, secondo gli ultimi sondaggi condotti in Montenegro tra l'1 ed il 16 marzo scorsi dall'agenzia Damar, l'affluenza alle urne sarebbe dell'82%, con il 53,6% degli elettori favorevoli all'indipendenza e il 42,4% contro.

Secondo il sondaggio, che sarebbe stato commissionato secondo le due televisioni dall'organizzazione non governativa Gruppo per i cambiamenti (poi scesa in politica), il 27,4% degli intervistati si è dichiarato a favore del partito al potere, il Partito Democratico Socialista (DPS), l'11,9% a favore del Gruppo per i cambiamenti (GZP), mentre i partiti a favore dell'Unione statale hanno ottenuto i seguenti risultati: il 9,6% per il Partito Popolare Socialista (SNP), il 5,9% per il Partito Popolare Serbo (SNS) ed il 2,4% per il Partito Popolare (NS).

Il direttore esecutivo del Gruppo per i cambiamenti, Nebojsa Medojevic ha negato di aver chiesto all'agenzia Damar il sondaggio. E l'agenzia Damar ha negato di averlo realizzato.

Nel frattempo il governo montenegrino ha adottato una Dichiarazione sulla dinamizzazione del processo di adesione all'Unione europea, con la quale, contando sulla riuscita in chiave indipendentista del referendum, viene confermata la prontezza a concludere i negoziati sull'Accordo di stabilizzazione ed associazione entro la fine del 2006. Nella dichiarazione viene indicato che il governo si dedicherà in modo prioritario all'integrazione dello stato montenegrino nelle strutture europee ed euroatlantiche. Il premier montenegrino Milo Djukanovic ha sottolineato come la Dichiarazione dimostri che il cammino europeo del Montenegro continuerà anche dopo l'attuale referendum. Djukanovic ha inoltre ribadito che risolvendo la questione statale verranno create le condizioni per un progresso accelerato del Montenegro sulla strada verso l'Unione europea.

Quanto all'Unione statale Serbia e Montenegro, il commissario per l'allargamento, Olli Rehn, ha annunciato il 3 maggio scorso che sono stati interrotti i negoziati per l'Accordo di associazione e stabilizzazione, a causa della mancata cattura e consegna al Tribunale Penale Internazionale dell'Aja dell'ex generale Ratko Mladic (B92, il 3 maggio). Rehn ha affermato: "Siamo disposti a riprendere i negoziati appena da parte della Serbia ci sarà una piena collaborazione" ed ha ricordato che il round di negoziati era previsto per il prossimo 11 maggio. Il vice premier serbo, Miroljub Labus, ha annunciato le proprie dimissioni, poche ore dopo la decisione dell'UE di sospendere i negoziati di associazione e stabilizzazione con la Serbia e Montenegro.

Resta da vedere quale potrà essere la posizione dell'Unione europea a seguito dei risultati del referendum. Tuttavia, a poco più di due settimane dalla scadenza referendaria, secondo i vari sondaggi condotti in Montenegro c'è la possibilità che il risultato rimanga in una "zona grigia", cioè che a favore dell'indipendenza voterà la maggioranza ma non quella necessaria ad arrivare effettivamente all'indipendenza: il 55% degli elettori.