Quali le possibili conseguenze del referendum sul piano del diritto internazionale e interno e sulla questione della cittadinanza di serbi e montenegrini? Un editoriale del quotidiano belgradese Politika
Di Vladimir Đerić *, Politika, 17 maggio 2006 (tit. orig. Сценарији за дан после)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Luka Zanoni
Al diritto internazionale è pressoché indifferente la creazione di nuovi stati e la scomparsa di quelli vecchi, eccetto quando ciò è il risultato di interventi o di aggressioni esterne. Questo non significa che il diritto internazionale non si occupi delle conseguenze della creazione di nuovi stati e della scomparsa di quelli vecchi, e non difenda i diritti individuali che in questa situazione potrebbero risultare danneggiati.
Gli scenari del "giorno dopo" il referendum montenegrino, ovviamente, dipendono dall'esito di quest'ultimo. Se il Montenegro dovesse votare per l'indipendenza, allora la Serbia, probabilmente, dal punto di vista del diritto internazionale continuerà ad essere il proseguimento della SRJ/SCG (Repubblica federale di Jugoslavia/ Serbia e Montenegro, ndt.). Dico "probabilmente", perché nonostante nella Carta costituzionale sia scritto che nel caso di separazione di uno dei membri l'altro mantiene la continuità - bisogna tenere presente questa "continuità" dipende soprattutto dalla posizione che verrà espressa dalla maggioranza degli stati della comunità internazionale.
La continuità non è infatti una questione di diritto, ma soprattutto politica, e non è escluso che in questo caso si possa giungere a determinati condizionamenti, in particolare nella situazione in cui uno stato non adempia a propri obblighi internazionali come ad esempio la consegna alla giustizia degli accusati di crimini di guerra.
Se alla Serbia venisse riconosciuta questa continuità dal punto di vista del diritto internazionale essa equivarrà come stato alla SRJ/SCG. In questo caso la Serbia verrà considerata come uno stato già riconosciuto. Inoltre la Serbia rappresenterà la continuità della SRJ/SCG in seno ad organizzazioni internazionali e accordi internazionali. Il Montenegro indipendente, come nuovo stato, dovrà invece essere riconosciuto da parte della comunità degli stati. Ritengo che la Serbia dovrebbe essere il primo stato a riconoscere il Montenegro perché ciò contribuirebbe alla stabilità interna del Montenegro e della regione, così come pure delle future buone relazioni tra i due stati. Ancora, il Montenegro richiederà di entrare a far parte delle organizzazioni internazionali e di sottoscrivere gli accordi internazionali che già facevano capo alla SRJ/SCG. La Serbia in questo può e deve aiutarlo.
Se ci sarà l'indipendenza, è importante anche la questione sulle future relazioni tra la Serbia e il Montenegro.
Una delle opzioni riguarda determinate forme di collegamento istituzionale. La seconda opzione è la creazione di relazioni mediante chiari accordi bilaterali, senza la creazione di istituzioni. Credo che la prima soluzione, in questo momento, non sia opportuna, perché si è dimostrato che le istituzioni comuni, quando giungono a questioni rilevanti, rischiano di bloccarsi nell'adozione di decisioni, per il fatto che sia il Montenegro che la Serbia conservano gelosamente la propria sovranità.
Sarebbe meglio se si costruissero delle relazioni reciproche con accordi internazionali, in grado di prevedere che le contese si risolvano con negoziati e con una decisione di tribunali internazionali tramite arbitrato. Si può arrivare a ciò unicamente se le sentenze finali poi vengono rispettate nella prassi. Il prezzo e la complessità degli arbitrati internazionali porta però a ritenere che per entrambe le parti sarebbe meglio riuscire a trovari accordi bilaterali piuttosto che arrivare davanti ad un tribunale internazionale.
Se però non verrà votata l'indipendenza al referendum, dubito si arrivi ad un rafforzamento dello stato comune, perché nemmeno i rappresentanti di questa opzione in Montenegro pare siano inclini ad accettare una riduzione delle attuali competenze della repubblica. Se ciò fosse esatto, allora una possibilità è di passare alla completa applicazione della Carta costituzionale, con l'aiuto dell'UE, mentre l'altra possibilità è di lavorare ad un'opzione intermedia tra l'attuale situazione e la completa divisione, rappresentata ad esempio da un'"unione di stati indipendenti".
Occorre comunque avere presente che la Carta costituzionale attuale è frutto di un compromesso politico che fornisce un quadro per una situazione temporanea e non può servire come base per un'unione durevole e funzionale. Ecco perché si pone la questione, per la Serbia, se le può andare bene un'unione statale o se deve pensare all'indipendenza, dal momento che sono poche le possibilità che si venga a creare un'unione sostenibile e funzionale con il Montenegro.
Qualunque sia lo scenario che si creerà con il referendum montenegrino, l'imperativo di fondo deve essere quello di garantire i diritti dei cittadini serbi in Montenegro, e dei cittadini montenegrini in Serbia. Questo è il minimo che è prescritto dalle nostre costituzioni e dal diritto internazionale. In vista del referendum i governi di entrambe le repubbliche avrebbero dovuto dire ai propri cittadini che per quanto riguarda i loro diritti non cambierà nulla. Il governo montenegrino ha dato determinate garanzie, mentre il governo della Serbia è rimasto zitto, e alcuni dei suoi ministri hanno detto che nulla sarà più come prima se passerà il referendum. Invece bisogna dire in modo chiaro: ogni messa in discussione dei diritti acquisti è un inaccettabile gioco con i diritti umani e con il destino delle persone.
Nel caso di indipendenza del Montenegro, i diritti di proprietà, in particolare le proprietà private sugli immobili e il diritto alla pensione, dovranno essere garantiti. È molto importante anche la questione della cittadinanza di coloro che sono cittadini di una repubblica ma risiedono nell'altra. Credo che in questo caso ciascuno dei nuovi stati debba offrire la possibilità a tutti i cittadini dell'altro stato che vivono sul proprio territorio di acquisire la cittadinanza, e ciò senza porre eventuali altre condizioni.
La soluzione di tutte le contese deve essere trovata mediante accordi. E sino a quando i colloqui non porteranno ad una soluzione, la Serbia e il Montenegro devono garantire che nulla verrà modificato nell'attuale regime dei diritti dei cittadini e dei soggetti economici.
Il disfacimento della ex Jugoslavia è stata un'esperienza tragica. E quando le guerre sono terminate, la normalizzazione delle relazioni tra i nuovi stati è durata anni. La maggior parte delle questioni relative alle proprietà è stata definitivamente risolta, ma solo un decennio dopo il disfacimento. Non si può consentire che si ripeta una cosa del genere nel caso di un'eventuale divisione tra il Montenegro e la Serbia. I diritti acquisti dei cittadini sono inviolabili.
* Vladimir Đerić avvocato di Belgrado e presidente dell'Associazione per il diritto internazionale della Serbia e Montenegro