Prosegue il nostro dossier sul traffico di esseri umani nei Balcani con un lungo articolo sulla situazione del Montenegro: le carenze legislative, la situazione attuale e la scottante vicenda della ragazza moldava che ha fatto tremare i politici locali.
Per diversi mesi il Montenegro è stato sconquassato dallo scandalo provocato dalle dichiarazioni di una ragazza moldava vittima del traffico e della prostituzione. Dichiarazioni che hanno visto il coinvolgimento di alti vertici dello stato. Tenendo presente che il caso giudiziario legato a questa vicenda ancora non è giunto ad un epilogo, quello che segue è un aggiornamento sulla vicenda e al contempo uno spaccato della situazione generale riguardante il traffico di esseri umani in Montenegro, redatto dalla nostra corrispondente da Podgorica, Tanja Boskovic.
"Il Montenegro è stato principalmente un punto di transito per il traffico di esseri umani; ad un certo punto è stato anche un luogo di destinazione, con case d'appuntamento e dancing club posizionati nei sobborghi delle città e lungo le maggiori vie di trasporto. Le donne erano trafficate dalla Romania, Ucraina, Moldavia, Bulgaria, e Russia, di solito passavano via Belgrado, poi in Montenegro, da dove raggiungevano il Kosovo o l'Albania, e dopo di che venivano trasferite in Italia o altri paesi dell'Europa ocidentale. Il traffico di esseri umani è saldamente aumentato dopo la Campagna NATO del 1999; tuttavia dati precisi sul numero di donne e bambini trafficati attraverso il Montenegro, non esistono". Così si legge nel Country Human Rights Reports del 2002, a cura dello State Department degli Stati Uniti.
All'inizio degli anni novanta il traffico delle donne ha cominciato a fare parte delle attività di alcuni "imprenditori" montenegrini. Non esiste un numero esatto delle donne che sono finite nei night club montenegrini. Secondo i dati ufficiali, solo durante il 1999 dal Montenegro sono state espulse 143 ragazze straniere che erano coinvolte nella prostituzione, mentre nel 2000 sono state fermate 93 ragazze straniere mentre volevano passare il confine illegalmente. (Jelena Bjelica, Trgovina ljudima na Balkanu, B92)
Sotto la pressione della comunità internazionale, nel 2000 il Montenegro ha ammesso di essere uno dei paesi balcanici in cui transita il traffico di esseri umani. Nell'anno successivo il Ministero dell'Interno (MUP) ha nominato il coordinatore nazionale che, a sua volta, ha nominato un consiglio anti-traffico, costituito da alcuni ministri, dai servizi sociali, dalle organizzazioni internazionali e da alcune ONG. Sotto la direzione del consiglio, a Podgorica sono stati attivati: un rifugio per le vittime del traffico, per esempio come avviene tramite la ONG chiamata "La casa sicura della donna" (Sigurna zenska kuca) e una linea telefonica attiva 24 ore su 24 per denunciare i casi di sfruttamento. Il MUP ha riportato che fino alla fine del 2002 circa 45 donne erano ospitate nel rifugio. Nell'ottobre del 2001, il MIP (Ministero degli Esteri) ha firmato un memorandum di intesa con le ONG locali, determinando le procedure per proibire le vittime del traffico. Con il memorandum si volevano distinguere le possibili vittime dalle prostitute e dai migranti illegali, e si indirizzavano le vittime ai relativi servizi sociali. Tuttavia, in alcuni casi le vittime potenziali erano ancora trattenute e deportate illegalmente. Il Governo ha rimpatriato alcune vittime con l'aiuto della IOM (International Organization for Migraction).
Nonostante tutta questa voglia di sradicare questo male dal Montenegro, nessun trafficante è stato accusato. L'opinione pubblica è stata sempre informata sugli arresti dei trafficanti operanti nei locali di diverse città, non di rado locali di proprietà di poliziotti. Tuttavia, le persone arrestate non potevano essere punite per un semplice motivo: fino al luglio del 2002 nel Codice Penale montenegrino mancava l'articolo che proibisce il traffico di esseri umani . Nella legge veniva menzionato il caso di "traffico di schiavi bianchi", che è stato considerato cosa diversa dal traffico di esseri umani. Ora, occorre precisare che in serbo si usa dire "bijelo roblje" che nella traduzione italiana equivale appunto a "schiavi bianchi". Tuttavia, come il settimanale "Monitor" fece notare a suo tempo, questa dizione è l'equivalente del traffico di esseri umani, benché le autorità stesse abbiano finto di non intenderla.
Alcune donne arrivate in Montenegro sono state vendute per una somma compresa tra qualche centina a qualche migliaia di euro. Benché la prostituzione sia vietata in Montenegro, queste donne spesso sono state costrette a farlo, ed alcune volte con 15-20 clienti al giorno. Questa pratica era piuttosto diffusa in molte case da appuntamento, che alcune volte si trovano vicino alle scuole, registrate sotto il nome night club, caffè o striptease-bar (esercizi del tutto legali). Secondo i dati ufficiali, circa 5 poliziotti sono proprietari di locali di questo tipo. Finora nessuno di questi poliziotti è stato accusato, anche se l'opinione pubblica è stata informata sulle attività delle indagini almeno un paio di volte. "I criminali, la polizia e la magistratura sono la santa trinità, aveva spiegato un ispettore della Polizia ad una ventiquattrenne vittima del traffico. La stessa, nella propria confessione accusa molti poliziotti, attivi o ex, di essere coinvolti direttamente nel traffico. "Quando mi conducono alla polizia, il mio padrone deve solo chiamare uno degli ispettori, che mi accarezza sulla testa e mi lascia andare", ha spiegato la ragazza. Da notare è che questa ragazza ha la cittadinanza montenegrina, ed il numero delle ragazze che hanno ottenuto la cittadinanza montenegrina è aumentato negli ultimi anni. (Cfr., "Monitor", dossier sul traffico)
Mentre i rappresentanti del Governo ripetevano in modo convincente che tra le vittime non ci sono ragazze montenegrine, la polizia albanese l'anno scorso aveva trovato una ragazza della scuola media, portata in Albania, con l'intento di farla prostituire o di venderla. La ragazza è poi tornata a casa, ma la polizia aveva avvisato di altri 17 casi di ragazze montenegrine trovate in Albania. Soltanto in luglio, dopo che l'articolo di legge sul traffico di esseri umani è stato finalmente modificato, sono state arrestate 30 persone che erano coinvolte nel traffico di esseri umani, ma il Tribunale ancora non ha condannato nessuno.
Il 2 dicembre del 2002 è stato arrestato, il vice procuratore statale, Zoran Piperovic con il sospetto di essere coinvolto nel traffico di esseri umani e nella prostituzione. Il 25 novembre sono state arrestate tre persone (Irfan Kurpejevic, Ekrem Jasavic, Bajram Orahovac) con l'accusa di essere coinvolte nell'acquisto, vendita, violenza e tortura della stessa vittima, S.C. originaria della Moldavia. Il MUP ha annunziato che gli arresti sono stati eseguiti in relazione alla rete internazionale del traffico di esseri umani e della prostituzione forzata, con destinazione il Montenegro. La denuncia della ragazza moldava aveva fatto scoppiare un vero e proprio scandalo in Montenegro. Nel momento in cui è giunta alla "Casa sicura della donna", la ragazza era in condizioni fisiche terribili, per le torture subite, ed era terribilmente spaventata e affamata. A causa di ciò per parecchio tempo non è stata in grado di testimoniare davanti al giudice istruttore, ma al giudice inizialmente era stata consegnata una casetta contenente la dichiarazione della vittima, nella quale si facevano i nomi di persone importanti. Subito dopo anche l'arresto del vice procuratore Zoran Piperovic è stato collegato con questo caso. Inoltre, sono iniziate a circolare anche voci sul fatto che pure il procuratore statale, Bozidar Vukcevic, fosse coinvolto nella storia della ragazza moldava e che una sua foto si trovava sul muro del locale di uno degli arrestati. Secondo le voci, sotto il materasso della stessa persona, sono stati trovati documenti sui quale c'era l'indirizzo del procuratore. Benché molte ONG e anche uno dei partiti del Governo, l'SDP (Partito socialdemocratico), abbiano chiesto le dimissioni del procuratore, ciò non è accaduto.
Il responsabile principale degli arresti è stato l'ex Ministro della polizia, Andrija Jovicevic, che allora nelle sue dichiarazioni aveva promesso di andare fino in fondo e di accusare tutti coloro che sono stati coinvolti nel traffico di esseri umani in Montenegro.
Tuttavia, Andrija Jovicevic è stato escluso dalla nuova composizione del governo, che si è formata l'8 gennaio di questo anno. Molti media hanno speculato sul fatto che la sua esclusione dal governo fosse collegata proprio con il fatto che aveva arrestato un funzionario statale (Zoran Piperovic) senza avere proceduto a consultazioni preliminari, provocando in tal modo una crisi di governo. Recentemente, gli arrestati sono stati scarcerati, mentre la vittima, prima della fine delle indagini, è stata trasferita in un paese europeo. Il che vale a dire che dopo tanto rumore, nessuno è stato punito per questa vicenda.
Negli ultimi mesi sono state violate molte regole sul reporting dei media, ma anche oltrepassate le autorizzazioni degli avvocati, dei tribunali e di molti esperti coinvolti nel caso S.C. Nei quotidiani "Publika" e "Dan" è stato pubblicato il nome della vittima, e sul primo anche la sua foto. Gli avvocati, coinvolti nella difesa degli arrestati parlavano dei dettagli delle indagini, senza pensare alla natura segreta del processo delle indagini.
L'amministratrice di "Casa sicura della donna", Ljiljana Raicevic, è molto scontenta della copertura mediatica di questa storia "Siamo rimasti delusi del modo in cui i media hanno seguito il caso S.C. Diversi diritti umani sono stati trasgrediti. Questo è stato possibile anche perché da noi non esiste una legge sulla protezione dei testimoni. Si tratta di una vittima che ha rilasciato oltre 200 dichiarazioni in condizioni fisiche terribili, che erano conseguenza delle torture subite, ma sono stati pochi quelli che hanno capito bene le sue condizioni. Il quotidiano 'Publika' che è sempre stato dalla parte degli arrestati, aveva anche pubblicato la foto della povera ragazza. Per 'Dan' tutto era sensazionale. Posso dire tranquillamente che l'unico quotidiano che è stato molto professionale riguardo questo caso è 'Vijesti'. In tutto questo i giornali ci hanno coinvolto in una lunghissima discussione pubblica, e noi siamo stati stupidi nell'accettarla, ma volevamo soltamente difenderci dagli attacchi che venivano dai vertici delle autorità, che ci accusavano di uno scandalo messo in scena, di una cospirazione preparata in cooperazione con la comunità internazionale. Ma è assurdo, tuttavia siamo sicuri che ci siano chiare intenzioni politiche nel mettere a tacere l'intero caso".
In uno degli articoli riguardanti il caso, anche il quotidiano "Vijesti", ha insistito sul fatto che proprio "Publika" per tutto il tempo si è schierato dalla parte dei sospetti. Generalmente la ragazza moldava è stata considerata come una vittima dei media, ed anche quelli che hanno cercato di farla sembrare sospetta, non la hanno mai considerata come una prostituta.
Alcuni giorni fa, l'ex Ministro della Polizia, Andrija Jovicevic, si è fatto sentire in pubblico, dicendo che il regolamento dei conti con la criminalità in Montenegro è stato bloccato perché non esiste alcuna volontà politica di procedere. "Abbiamo cominciato la lotta con la criminalità nella parte dirigente delle autorità, ma non ci hanno permesso di continuare, perché non esisteva l'appoggio politico per una attività del genere", ha detto Jovicevic nella intervista all'agenzia "MINA". L'ex Ministro ha detto di essere pronto a confrontarsi con la magistratura per difendere la propria posizione, ma ha precisato anche che "Nessun cittadino montenegrino vorrebbe che sul suo destino decidesse un corrotto e criminale che fa parte della magistratura, rappresentato per esempio dall'ex vice del procuratore, Zoran Piperovic".
Le autorità hanno risposto velocemente alla accusa dell'ex ministro. Svetozar Marovic, presidente federale, ha detto per esempio che Jovicevic non sarebbe stato nominato ministro se non avesse avuto l'appoggio del DPS e del SDP, i due partititi di governo.
Djukanovic ha spiegato che non è vero che Jovicevic non ha avuto un posto nel nuovo governo perché ha dato il via al regolamento dei conti con i criminali. "Jovicevic ha avuto il mio forte appoggio, quando mi ha detto che il MUP ha cominciato la lotta con il traffico di esseri umani", ha ribadito Djukanovic.
A questa serie di dichiarazioni ha reagito anche il direttore di "Publika", quotidiano di Podgorica, perché Jovicevic aveva accusato alcuni "media di corte" di fare parte del caso trafficking. "Publika" ha risposto chiaramente che la reazione dell'ex ministro ha a che fare con i servizi segreti stranieri. Ed hanno anche ricordato che Jovicevic aveva pagato 100 mila Euro ad un giornalista a Trieste per far cessare uno scandalo sul suo conto. Il Ministro è comunque andato un passo avanti spiegando che lo scandalo riguardava Djukanovic ed il suo collegamento con l'Iraq. Non sono stati chiariti i particolari di quello scandalo, a parte le speculazioni sul fatto che si trattava di esportazioni di armi. In ogni caso, l'ambasciatore americano a Belgrado, William Montgomery, ha dichiarato lunedì 22 aprile, mentre era in visita ufficiale a Podgorica, che non esistono prove sulle esportazioni di armi dal Montenegro verso l'Iraq.
Così il premier Djukanovic ha smentito anche quest'accusa e ha ripetutto la sua promessa che aveva dato alla comunità internazionale, che tutte le persone coinvolte nel traffico di esseri umani saranno arrestate e punite da parte della magistratura. ("Monitor", 10 aprile, 2003)
Le dichiarazioni dell'ex Ministro sono state considerate da alcuni media come una semplice manovra per raccogliere punti politici, visto che negoziava con l'opposizione per essere il loro candidato alle prossime presidenziali, previste per l'11 Maggio. Tuttavia, ciò non sembra poi così probabile, dal momento che Jovicevic, qualche giorno fa, ha detto che non parteciperà alla corsa per la poltrona presidenziale.
Riguardo il caso della cittadina della Moldavia, S.C., il giudice istruttore ha finito la sua parte di lavoro e ha consegnato i risultati al procuratore generale, il 3 aprile 2003. La scadenza per la sentenza del procuratore era fissata per venerdì 18 aprile. Secondo l'articolo 174 della Legge sul processo al crimine, il procuratore principale ha 15 giorni per decidere su un caso consegnato. Egli ha il diritto di chiedere indagini aggiuntive, accusare ufficialmente i sospetti, oppure rinunciare al caso. Nel caso in cui il procuratore rinunci, la vittima ha il diritto di continuare il processo sulla base di un ricorso privato. Secondo la stessa legge, il proccuratore può chiedere il prolungamento della scadenza per decidere, adducendo la motivazione che si tratta di un caso particolarmente complicato. ("Vijesti", 16 aprile) Secondo Ljiljana Raicevic della ONG "Casa sicura della donna", il procuratore sceglierà l'ultima opportunità, soddisfacendo in questo modo i desideri delle autorità di evitare uno scandalo prima delle elezioni presidenziali, che si terranno l'11 maggio prossimo.
E di fatto qualche giorno fa, il quotidiano "Vijesti" scrive che il procuratore principale ha scelto la possibilità che si credeva la più probabile, cioè ha deciso di rinviare il caso al Tribunale principale di Podgorica ed ha proposto che le indagini vengano completate con interrogatori di nuovi testimoni. In questo modo sono confermate le previsioni sul fatto che l'epilogo dello scandalo nel quale è stato coinvolto il vice procuratore, verrebbe rimandato per la fine delle presidenziali, quindi dopo l'11 maggio. ("Vijesti", 19 aprile)
Gli avocati di alcuni accusati sono d'accordo con la decisione del procuratore, spiegando che concordano con la sua considerazione che non esistono prove sufficienti. Alcuni invece, come l'avvocato del vice procuratore non sono contenti che la storia si prolunghi così tanto. L'avvocato della vittima considera che c'erano prove sufficienti, ma non ha voluto commentare la decisione del procuratore perché non sapeva quali interrogatori supplementari fossero stati proposti. L'amministratrice della "Casa sicura della donna", Ljiljana Raicevic non ha voluto commentare nulla, spiegando che non è a conoscenza delle intenzioni che sono dietro questa decisione. "Noi, della comunità internazionale vogliamo vedere questo caso in tribunale, quello che ci aspettiamo è di avere un processo. Tuttavia, la decisione è del procuratore, è lui che decide se le prove sono sufficienti", ha detto Helga Konrad, presidente del gruppo di lavoro per la lotta al traffico degli esseri umani del Patto di Stabilità. La Konrad ha spiegato che la decisione del procuratore era una delle possibilità che egli aveva e non ha voluto commentare le eventuali ragioni politiche di questa decisione.