Milo Đukanović (© urbans/Shutterstock)

Milo Đukanović (© urbans/Shutterstock)

Secondo alcuni analisti il Montenegro sarebbe ormai un "paese prigioniero", ostaggio dell'élite al potere. La prova è il fatto che nonostante i grossi scandali di corruzione che hanno visto coinvolti alti funzionari dello stato nulla cambia e nessuno si dimette. E tra i cittadini regna ormai una sorta di apatia

22/11/2019 -  Radomir Kračković

(Originariamente pubblicato dalla Deutsche Welle )

In Montenegro il 2019 sarà ricordato per diversi scandali di corruzione che a tutt’oggi non hanno avuto alcun epilogo giudiziario, nonostante l’esistenza di molte prove, comprese alcune registrazioni video, che non lasciano adito a dubbi. Gli alti funzionari dello stato, sospettati di corruzione, non sono stati nemmeno interrogati dalle autorità. Anche quando il governo ha reso noti alcuni documenti che dimostrano l’esistenza di gravi abusi di potere, ad esempio nella concessione di beni immobili ai funzionari statali che disponevano già di un’abitazione, l’élite al potere ha continuato a far finta di niente.

Il 2019 è iniziato con il cosiddetto scandalo della busta, scoppiato dopo la pubblicazione di un video che mostra l’uomo d’affari Duško Knežević consegnare una busta piena di soldi a Slavoljub Stijepović, ex sindaco di Podgorica e alto funzionario del partito di governo (Partito democratico dei socialisti, DPS), che attualmente ricopre l’incarico di segretario generale della Presidenza della Repubblica.

Knežević sostiene che quei soldi fossero stati destinati alla campagna elettorale del DPS e che Milo Đukanović, leader del DPS e attuale presidente del Montenegro, fosse a conoscenza dell’intera vicenda. Nonostante prove schiaccianti, Stijepović non ha rassegnato le sue dimissioni né tanto meno è stato destituito dall’incarico di segretario generale della Presidenza della Repubblica, e continua ad apparire in pubblico, anche in occasione delle celebrazioni delle feste nazionali.

Nell’autunno di quest’anno, Knežević [che attualmente vive a Londra, dove si è rifugiato dopo che la procura di Podgorica ha avviato un’indagine nei suoi confronti, sospettandolo di malversazioni finanziarie] ha pubblicato alcune registrazioni delle sue conversazioni telefoniche con il segretario della procura generale Nenad Vujošević. Durante una di queste conversazioni Vujošević ha affermato che Knežević in più occasioni aveva consegnato somme di denaro al procuratore generale Ivica Stanković.

Dopo la pubblicazione di queste registrazioni, il procuratore speciale in una conferenza stampa ha reso noto che Vujošević è membro di un gruppo criminale guidato da Knežević. Tuttavia, il procuratore generale Ivica Stanković non ha rassegnato le proprie dimissioni, anzi recentemente è stato rieletto per un secondo mandato. Nonostante Stanković abbia negato di aver preso bustarelle, molti sostengono che avrebbe dovuto dimettersi a causa delle possibili infiltrazioni criminali nella procura .

Dejan Milovac, vice direttore dell’organizzazione non governativa MANS (Rete per l’affermazione del settore non governativo) spiega che negli stati membri dell’Unione europea è una prassi consolidata che un funzionario statale sospettato di corruzione rassegni le proprie dimissioni, consentendo in tal modo lo svolgimento di indagini. Alcuni si dimettono per senso di responsabilità, altri per non danneggiare il proprio partito o il governo.

“In Montenegro, a quanto pare, prevale l’idea che non sia necessario prendere le distanze da ladri e criminali e che questi ultimi non possano danneggiare seriamente l’immagine del partito a cui appartengono”, afferma Milovac.

Aggiunge inoltre che anche se i funzionari statali sospettati di essere coinvolti in casi di corruzione decidessero di rassegnare le proprie dimissioni, la situazione cambierebbe poco perché l’intero sistema istituzionale è pervaso da infiltrazioni della criminalità e conflitti di interesse.

Le prove giacciono nei cassetti della procura

Anche Dragan Šoć, avvocato ed ex ministro della Giustizia, ritiene che in Montenegro la corruzione nelle istituzioni abbia raggiunto dimensioni preoccupanti.

“[I funzionari statali] non si sentono responsabili delle situazioni che in qualsiasi altro paese comporterebbero, come minimo, le dimissioni. Questo stato di cose nuoce all’immagine del Montenegro. Tuttavia, quello che mi preoccupa di più è l’assenza di reazioni da parte dei cittadini, che dovrebbero punire queste persone alle elezioni”, afferma Šoć.

Dejan Milovac dice che il proverbio che recita: “se vuoi rubare, ruba qualcosa di grosso, perché così avranno maggiori difficoltà a catturarti” ha trovato in Montenegro la sua piena applicazione.

“Quasi tutti i casi di corruzione che ad oggi hanno avuto un epilogo giudiziario, e che hanno visto coinvolti gli alti funzionari statali, sono emersi come conseguenza di un cambiamento dei rapporti di forza interni al partito di governo. Questa prassi ha fatto sì che i vertici dello stato rimanessero completamente esclusi dalle indagini, nonostante l’esistenza di molteplici prove contro di loro che ormai da anni continuano ad accumularsi nei cassetti della procura”, spiega Milovac.

Anche nel caso del cosiddetto “scandalo degli appartamenti” si è trattato di un chiaro abuso di potere. È infatti emerso che negli ultimi due anni il governo montenegrino aveva concesso numerosi immobili in uso gratuito e prestiti per l’acquisto di un immobile a condizioni agevolate ai funzionari statali che già possedevano uno o più beni immobili. Tuttavia, nessuno si è assunto la responsabilità dell’accaduto, e il governo continua a negare che si sia trattato di abuso d’ufficio.

“Dopo tre decenni di governo incontrastato, l’élite al potere evidentemente si sente intoccabile e ha perso non solo la capacità di provare empatia verso i cittadini ma anche ogni senso di responsabilità per le proprie azioni”, afferma Milovac.

Dragan Šoć dice che nessuno dei funzionari coinvolti nel cosiddetto scandalo degli appartamenti ha provato vergogna per aver ottenuto un immobile dallo stato, pur avendo già soddisfatto le proprie esigenze abitative. “Non capisco queste persone che hanno conseguito tali benefici. Quante cose devono possedere per essere soddisfatti? Hanno perso ogni senso di responsabilità nei confronti dei cittadini?”.

Un paese tenuto in ostaggio dal regime?

Gli esponenti dell’opposizione ritengono che questi recenti scandali di corruzione e l’inerzia delle istituzioni confermino l’opinione secondo cui il Montenegro sarebbe un “paese imprigionato”, dove l’élite al potere tiene in ostaggio le istituzioni .

Dejan Milovac dice che in molti speravano che la procura avrebbe spezzato il legame tra criminalità organizzata e politica, e ora invece anche la procura è coinvolta in vicende poco trasparenti.

“Questo è uno degli indizi che suggeriscono che il Montenegro è un paese imprigionato”, afferma Milovac.

Secondo Dragan Šoć, in Montenegro non è mai esistita una vera democrazia e che l’attuale governo ha fatto proprie certe caratteristiche negative del sistema comunista. “Un tempo le istituzioni avevano il compito di attuare l’ideologia dominante, mentre oggi servono solo a soddisfare interessi privati di un ristretto gruppo di persone che detengono il potere”, afferma Šoć.

Le proteste anti governative, scoppiate all’inizio di quest’anno proprio a causa del cosiddetto scandalo della busta, si sono quasi totalmente esaurite, e all’ultima manifestazione organizzata a Podgorica hanno partecipato poche centinaia di persone. Milovac ritiene che nel paese sia tornato a regnare un clima di apatia generale.

“Gli ultimi scandali e l’incapacità dell’opposizione di battersi per creare le condizioni per elezioni eque sicuramente contribuiranno a diminuire la fiducia nella possibilità che in un prossimo futuro avvenga un cambiamento”, afferma Milovac.

Stando alle parole di Dragan Šoć, i cittadini non possono radunarsi per protestare ogni giorno se l’opposizione non offre proposte concrete per il futuro. “I partiti di opposizione sono troppo concentrati su se stessi e non rappresentano un serio avversario del governo; continuano a litigare tra di loro e il governo ne approfitta. L’opposizione deve dare forma al malcontento civile e mettersi alla guida delle proteste. Le forze di opposizione affermano di voler impegnarsi in questa direzione ma non lo fanno, e questo è un problema”, conclude Šoć.