Nel '99 muoiono in mare 37 Rom, stipati su un'imbarcazione destinata al traffico di persone. A distanza di tre anni ritorna di attualità il processo in corso contro le 7 persone accusate di omicidio.
Presso il Tribunale di Bar proseguirà il processo contro le 7 persone, accusate dell'omicidio di più di 37 Rom del Kosovo, che sono morti nel mare Adriatico quando la barca "Mis Pat", con la quale andavano illegalmente in Italia, si è trovata in fondo al mare a causa del sovraccarico.
Il business del traghettare i rifugiati in Italia è cominciato nel 1998, quando con la crisi del Kosovo, mille albanesi sono arrivati in Montenegro, per poi proseguire per l'Italia, pagando un prezzo piuttosto alto.
Dopo gli albanesi sono arrivati i Rom, che avevano bisogno dello stesso servizio. Le piccole barche si caricavano di tantissime persone e i traghettatori le portavano fino alle acque internazionali. Nel frattempo insegnavano a qualcuno dei rifugiati come governare la barca e poi tornavano indietro con i gommoni. Tutto questo accadeva fino all'agosto 1999, quando tra Budva e Tivat nel mare sono stati trovati i corpi di una ventina di Rom.
Poi è stato scoperto che si trattava dei passeggeri della imbarcazione "Mis Pat", sulla quale secondo diverse voci si trovavano 100 persone. Subito dopo la scoperta la polizia aveva dichiarato che erano stati arrestati tre organizzatori e che erano cominciate le indagini su gli altri del gruppo. Alla fine si è scoperto che gli organizzatori erano 7.
Secondo l'accusa, 4 dei 7 accusati il giorno 16 agosto del 1999, nel paese "Vrela ribnicka" a Podgorica, hanno fatto un accordo con un gruppo di circa 100 persone per trasportarle in Italia al prezzo di 2.500 DM per persona adulta e 1.000 DM per i bambini. Dopo l'accordo, cioè dopo che hanno preso i soldi, hanno messo i Rom negli autobus ed hanno raggiunto una destinazione sconosciuta sulla costa, dove li aspettavano gli altri trafficanti accusati. La barca per il viaggio era registrata a nome di tre membri del gruppo e di sei passeggeri. Dopo una breve navigazione, la barca si è rovesciata e 37 persone sono affogate. L'unica persona che è sopravissuta all'incidente, Avdus Morina, è stata trovata in mare. Non si sa se sarà presente al processo perché da allora non si è più fatto sentire.
Secondo le istituzioni competenti, l'impossibilità di eseguire verifiche è proprio la causa del prolungarsi di questo processo.