Con il 52% dei voti, il socialdemocratico Filip Vujanovic è stato rieletto, al primo turno, presidente del Montenegro, sotto gli slogan "continuità di governo" e "integrazione europea". L'opposizione riconosce la sconfitta, ma denuncia corruzione e autoritarismo del partito di governo
Secondo i primi dati elettorali, Filip Vujanovic, presidente uscente e membro del Partito Socialdemocratico (DPS), formazione politica al governo da quasi venti anni, è stato riconfermato alle elezioni presidenziali del 6 aprile in Montenegro. Vujanovic ha ottenuto più del 50% dei voti ed ha potuto festeggiare la propria vittoria già al primo turno.
Le elezioni presidenziali del 6 aprile sono le prime tenute in Montenegro dopo il referendum del 2006, che sancì l'indipendenza del paese e la separazione dalla Serbia. I seggi elettorali sono stati aperti dalle 8 alle 21, sotto la sorveglianza di circa 800 osservatori, tra cui 190 rappresentanti dell'OSCE, otto dell'ambasciata degli Stati Uniti e sette del Consiglio d'Europa. Gli osservatori locali provenivano invece soprattutto dalle organizzazioni non governative impegnate a seguire l'andamento del voto: 557 i rappresentanti del Centro per la Transizione Democratica (CDT) e 49 quelli del Centro per il Monitoring (CEMI).
Poco dopo la chiusura dei seggi elettorali, il CEMI, ha comunicato i primi risultati elettorali che, anche se parziali, non dovrebbero cambiare fino alla fine dello spoglio delle schede.
Secondo il CEMI, Filip Vujanovic ha vinto le elezioni con il 52,3% dei voti. Al secondo posto si è piazzato Andrija Mandic, leader della "Lista Serba", partito che punta a ricucire i rapporti con Belgrado, con il 19,3%. Terzo in classifica, il leader del Movimento per il Cambiamento, Nebojsa Medojevic, con il 17,3%. In coda al gruppo, il leader del Partito Socialista Popolare (SNP), Srdjan Milic con il 11,3%.
Secondo i dati resi noti dal CEMI, l'affluenza alle urne è stata del 67,9%, sui 490.000 cittadini aventi diritto al voto.
"Questo risultato è la vittoria di tutti noi" ha dichiarato Filip Vujanovic all'emittente "b92", subito dopo l'annuncio dei primi dati sullo spoglio delle schede. Il rieletto presidente ha promesso di essere il presidente di tutti i cittadini del Montenegro, sia quelli che l'hanno votato sia quelli che hanno votato per i suoi avversari politici. ''Sono certo che l'elettorato vuole stabilità, ed io sarò garante della continuità di una politica rivolta verso l'integrazione europea, il miglioramento delle condizioni sociali dei cittadini, il rispetto dei diritti delle minoranze'', ha aggiunto Vujanovic.
Il premier montenegrino, Milo Djukanovic, ha interpretato la vittoria di Vujanovic, già al primo turno, come la prova al fatto che il DPS stia conducendo una politica giusta, nella quale i cittadini del Montenegro riconoscono una chance per lo sviluppo. Djukanovic ha poi invitato i partiti dell'opposizione ad unirsi alla coalizione governativa nel lavoro di avvicinamento del Montenegro all'Unione europea.
La campagna elettorale del candidato di governo era basata sulla vicinanza della sua visione politica all'occidente, sulla sua esperienza politica e sul suo sostegno all'indipendenza del Montenegro dalla Serbia. Lo slogan di Vujanovic, avvocato e politico di lungo corso, era "senza dilemmi" ed è stato accompagnato dalla promessa di una specifica attenzione ai problemi sociali, ma anche al idea di rappresentare la continuità, anche perché il più giovane partito dell'opposizione montenegrina, il Movimento per i Cambiamenti (PZP), aveva basato la sua campagna elettorale proprio sulla parola "cambiamento", caldeggiando la necessità di mandare a casa il partito che governa il paese da quasi venti anni.
Il leader del PZP, Nebojsa Medojevic, in campagna elettorale ha promesso lotta alla corruzione e all'autoritarismo del DPS, ma soprattutto opposizione al suo leader, il premier Milo Djukanovic, tornato di recente alla guida del governo dopo una breve assenza dalla politica, e coinvolto in una inchiesta su contrabbando e traffici illegali condotta dalla procura di Bari. Medojevic ha ammesso la sconfitta, ma si e dichiarato insoddisfatto del risultato elettorale.
Congratulandosi con Vujanovic, il leader del PZP ha detto di ritenere ancora di essere un candidato migliore rispetto al vincitore, e di credere di aver meritato un sostegno maggiore dei cittadini. "Credevamo in un lieto fine per i cittadini del Montenegro, ma sembra questi non siano ancora pronti, in numero necessario, a sostenere un candidato democratico. Ma la democrazia è la norma all'interno del sistema europeo" ha dichiarato Medojevic. Lo stesso Medojevic ha poi aggiunto: "E' ovvio che le leve di potere di questo regime - servizi segreti, polizia, media sotto controllo, denaro e paura tra i cittadini - abbiano svolto il loro ruolo in queste elezioni."
"Questo non sminuisce il fatto che Vujanovic ha vinto più del 50% dei voti, che significa che un cittadino su due ha votato per il candidato di regime. Approfitto di questa occasione per congratularmi col vincitore per la sua vittoria, anche se so che nulla cambierà", ha poi concluso Medojevic, prima di chiudere la conferenza stampa tenuta subito dopo la comunicazione dei primi risultati elettorali.
Il leader dell'opposizione filo-serba, Andrija Mandic - favorevole anche lui all'avvicinamento del Montenegro all'Ue, ma ostile alla Nato e contrario a sfidare le sensibilità di Belgrado con il riconoscimento diplomatico della recente secessione del Kosovo dalla Serbia - si è fermato poco al di sotto del 20%. Mandic si è detto soddisfatto del risultato elettorale, perché, pur non essendo riuscito a portare il candidato del governo ad un eventuale ballottaggio, la Lista Serba segna un aumento significativo di voti: dal 14% dalle elezioni parlamentari del 2006 al 20% di oggi.
Secondo lo stesso Mandic, sono stati i cattivi risultati ottenuti dagli altri sfidanti a permettere a Vujanovic di vincere agevolmente già al primo turno.
Più indietro, con poco più dell' 11%, resta Srdjan Milic del SNP. Anche Milic ha dichiarato di essere soddisfatto del proprio risultato elettorale visto che "è più di quanto il SNP ha oggi in parlamento". Milic ha aggiunto che "un risultato elettorale non può influenzare i valori universali, e cioè riconciliazione tra fratelli, cugini ed amici."