Bombardamenti di obiettivi civili, omicidi extragiudiziali, torture. Una nuova indagine indipendente mette in rilievo gli orrori del secondo conflitto del Nagorno Karabakh
(Pubblicato originariamente da OC Media il 9 giugno 2021)
Un report pubblicato da IPHR/Truth Hound s ha evidenziato numerose violazioni del diritto internazionale umanitario compiute dalle forze armene e azere durante la seconda guerra del Nagorno Karabakh, inclusi bombardamenti illegali, omicidi extragiudiziali e torture
Il dettagliato report di più di 100 pagine ha verificato autonomamente 46 presunti bombardamenti sui civili e contro infrastrutture civili. Di questi, vi si attesta che 32 incidenti sono da classificare come “attacchi indiscriminati e non proporzionati contro i civili” e sono in netta violazione del diritto internazionale umanitario.
Il report riporta sette esecuzioni extragiudiziali, almeno un rapimento da parte delle forze azere, la morte di un civile imprigionato in Azerbaijan “a causa delle condizioni della sua detenzione” e ciò che sembrano essere state due esecuzioni extragiudiziali di due soldati azeri feriti da parte delle forze armene.
Il partenariato internazionale per i diritti umani (IPHR) è un’organizzazione non governativa indipendente per la tutela dei diritti umani, con sede a Bruxelles. Truth Hounds è un’organizzazione per i diritti umani con sede a Kiev che documenta crimini di guerra e crimini contro l’umanità durante una guerra.
Bombardamenti
Secondo il report, le forze azere hanno usato “armi implicitamente indiscriminate, comprese le armi a grappolo” ed intrapreso “ bombardamenti indiscriminati e non proporzionali” su tutto il territorio del Nagorno Karabakh, soprattutto, ma non solo, contro le città di Stepanakert (Khankandi), Martakert (Agdere) e Martuni (Khojavend).
Gli attacchi presi in considerazione hanno provocato la morte di 20 civili insieme a “numerosi feriti e l’estesa distruzione di abitazioni civili, attività commerciali e altre infrastrutture”.
A Stepanakert, la capitale del Nagorno Karabakh, l’investigazione condotta da IPHR e Truth Hounds ha scoperto che c’era solamente un “potenziale target militare”, un edificio che “viene utilizzato come quartier generale della leadership civile e militare” del Nagorno Karabakh. Gli attacchi effettuati mediante “armi implicitamente indiscriminate” contro infrastrutture con un duplice uso civile e militare come per esempio la sottostazione elettrica e le apparecchiature per le telecomunicazioni di Stepanakert, sono stati considerati come “non proporzionati al potenziale vantaggio militare ricercato” a causa “dell’esteso danno nei confronti dei civili e dell’eccessiva distruzione alle infrastrutture civili”.
Inoltre, l’investigazione ha scoperto che se non fosse stato per “i molti rifugi antiaerei” presenti a Stepanakert “ci sarebbero state molte più vittime fra i civili”.
A Martakert, il report evidenzia come fosse presente un solo target militare, una base militare, localizzata all’interno della città, ed “è stata pesantemente danneggiata e quasi abbandonata dopo la prima settimana di scontri”. Di conseguenza, gli attacchi sulla città “mediante l’utilizzo di artiglieria non guidata implicitamente indiscriminata e di bombe aeree” effettuati tra settembre e ottobre, non sono giustificati secondo il diritto internazionale umanitario.
A Martuni, gli investigatori hanno scoperto che durante la maggior parte della guerra, il “target militare legittimo più vicino” era a circa 1 km di distanza dal confine della città, e che non c’erano target all’interno della stessa Martuni fino “agli ultimi giorni del conflitto – da quel momento Martuni è diventata una parte della prima linea, e le forze armene e del Nagorno Karabakh si sono spostate al suo interno”.
Di conseguenza, il report sostiene che i ripetuti e indiscriminati attacchi di artiglieria contro Matuni/Khojavend tra la fine di settembre e lungo tutto ottobre 2020, sono stati una chiara violazione al diritto internazionale umanitario.
IPHR e Truth Hounds hanno verificato 13 attacchi contro civili azeri effettuati dalle forze armene durante la guerra, che hanno provocato 80 vittime fra i civili. Secondo il report, 9 fra gli incidenti sono stati “attacchi indiscriminati e/o sproporzionati” che hanno violato il diritto internazionale umanitario. Il report si è concentrato, fra le altre, sulle città di Ganja, Barda, e Terter.
A Ganja, gli investigatori hanno rilevato tre diversi attacchi contro la città, due dei quali caratterizzati dall’uso di missili SCUD. Gli attacchi hanno ucciso civili, distrutto abitazioni, e, secondo gli investigatori, sono stati “una flagrante violazione” del diritto internazionale umanitario. Gli investigatori hanno appurato che in tutti e tre i casi, non c’erano legittimi target militari nelle aree che sono state colpite. L’unico target militare legittimo, l’aeroporto cittadino di Ganja, si trova “al di fuori dell’area urbana che è stata sotto attacco”. Ulteriori prove raccolte dagli investigatori sembrano mostrare che uno degli attacchi su Ganja è stato lanciato dalla cittadina di Vardenis nella Repubblica d’Armenia.
Gli investigatori hanno anche verificato un attacco di bombe a grappolo e una bomba a frammentazione sulla città di Barda il 28 ottobre da parte delle forze armene. L’attacco ha ucciso 24 civili – il più grave bilancio giornaliero di vittime civili durante l’intero conflitto. Secondo gli investigatori, “non c’erano target militari nelle vicinanze, e non si sono verificate perdite di soldati o danni militari”.
Nella città di Terter e nei villaggi circostanti, il report ha verificato “vittime fra i civili, una moltitudine di civili feriti e la totale o parziale distruzione di abitazioni civili, attività commerciali e una scuola” a causa “del prolungato fuoco” da parte delle forze armene. Secondo gli investigatori, “non c’erano obiettivi militari legittimi situati nelle aree colpite dagli attacchi”.
Omicidi extragiudiziali
L’investigazione da parte di IPHR e Truth Hounds ha raccolto un numero di violazioni al diritto internazionale umanitario commesse dalla forze azere inclusa l’esecuzione di tre combattenti armeni che erano stati catturati; l’esecuzione di tre civili armeni e “la sparizione forzata di altri due civili armeni”. Inoltre, un civile armeno è morto durante la prigionia azera “a causa delle condizioni della sua detenzione”. Gli omicidi extragiudiziali sia dei prigionieri di guerra sia dei civili sono stati documentati attraverso alcuni video e sembra siano stati eseguiti dall’unità delle forze speciali dei marines azeri.
Secondo il report gli omicidi non presentano “alcuna giustificazione” secondo il diritto internazionale umanitario e sono una grave violazione del diritto alla vita. Gli investigatori non hanno trovato “alcuna indicazione” riguardo “ad indagini” su questi incidenti, “che fossero indipendenti, tempestive, pubbliche, ed effettive o sfocianti in qualche tipo di incriminazione penale”.
L’investigazione ha anche tenuto conto di “prove non verificate” di due casi di esecuzione di soldati azeri feriti da parte delle forze armene. Se questi omicidi fossero confermati, sarebbero una chiara violazione del diritto internazionale umanitario. Il governo armeno è obbligato secondo il diritto internazionale umanitario a condurre indagini “indipendenti, immediate, pubbliche ed efficaci” riguardo a questi incidenti, ma ad oggi “non ci sono prove che il governo dell’Armenia stia rispettando questi obblighi”.
Altre violazioni del diritto umanitario
IPHR e Truth Hounds hanno documentato la diffusione della pratica della tortura contro i prigionieri di guerra armeni catturati dall’Azerbaijan, insieme a tre casi di “maltrattamenti e violenze contro i civili armeni” da parte delle forze azere. Hanno anche documentato sette casi di “maltrattamenti di prigionieri di guerra azeri commessi dalle forze armene che “raggiungono la soglia della tortura”. Altri tre casi, immortalati da un video - fra i quali uno “potrebbe aver causato la morte della vittima” - richiedono secondo gli autori dell’immagine “maggiori investigazioni”.
Gli investigatori trattano anche di episodi di spogliazione del morto da parte delle forza armene ed azere, il targeting mirato contro luoghi di “interesse religioso/culturale” da parte delle forze azere, fra cui la Cattedrale di Ġazančec'oc' situata nella città di Shusha (Shushi), e cinque episodi di “attacchi intenzionali da parte delle forze armate azere contro ospedali e personale medico”.
“Le forze armate di entrambe le parti hanno attaccato deliberatamente e indiscriminatamente i civili mediante l’utilizzo di artiglieria pesante o supporto aereo, alcune volte uccidendo o ferendo intere famiglie” sostiene Roman Avramenko, direttore di Truth Hounds, all’interno di una dichiarazione rilasciata insieme al report. “La comunità internazionale non può permettere che tutto ciò avvenga senza sanzioni, poiché renderebbe senza significato il diritto bellico”.