Lo scorso 15 agosto è iniziata ufficialmente la campagna elettorale in Macedonia. Il nostro corrispondente da Skopje presenta il panorama emerso dai primi comizi pubblici dei candidati.
In seguito all'apertura ufficiale della campagna elettorale per le elezioni parlamentari del 2002 tutte le coalizioni ed i partiti hanno iniziato gli incontri pubblici ed hanno presentato la lista dei candidati ed alcuni elementi del proprio programma politico nei sei collegi elettorali nei quali verrà suddiviso il Paese.
Il VMRO-DPMNE/LDP, coalizione attualmente al governo ha reso pubblico un programma di 92 pagine, nel quale viene promessa una "continuazione della crescita economica della Macedonia". "Ma quale crescita economica?" hanno subito risposto i quotidiani vicini all'opposizione. Promessi inoltre nell'arco dei prossimi quattro anni di governo 160.000 nuovi posti di lavoro.
"Insieme per la Macedonia" coalizione guidata dal SDSM (i socialdemocratici) ma che comprende anche la maggioranza degli altri partiti candidati a questa tornata elettorale, insiste sul fatto che il proprio obiettivo primario è quello di togliere il potere al VMRO-DPMNE ed al DPA. Molto più cauti invece sulle enunciazioni in campo economico. Il portavoce del SDSM, Nikola Popovski (candidato principale nel distretto 5 contro l'attuale Primo ministro Georgijevski) ha polemicamente affermato che "può darsi che in due legislature successive si possa riportare la Macedonia al livello al quale era prima che salisse al potere l'attuale maggioranza di governo".
I partiti più piccoli, oltre a battersi in modo veemente contro i partiti maggiori, stanno centrando la propria campagna su di una possibile "terza via", puntano su di un "patriottismo certificato" e dichiarano un "profondo rispetto per lo stato di diritto". I più nazionalisti annunciano che nel caso vincessero le elezioni avvierebbero un'immediata revisione "del vergognoso Accordo di Ohrid".
La campagna elettorale dei partiti che rappresentano la comunità albanese è invece molto più centrata sugli stessi Accordi di Ohrid. Ed in particolare se questi siano sufficienti o meno a garantire i diritti della comunità albanese in Macedonia.
Durante un comizio elettorale tenutosi a Kumanovo, Meduh Thaqi, numero due del DPA, ha dichiarato che "gli Accordi di Ohrid non sono l'ultima parola degli albanesi in Macedonia". L'NDP preferisce invece mettere in risalto durante la propria campagna elettorale la richiesta per una federalizzazione della Macedonia. L'UDI di Ahmeti richiede invece una più rapida implementazione degli Accordi stessi e la "reintegrazione dei combattenti dell'UCK macedone nella società del Paese".
Gran parte della campagna elettorale dei partiti albanesi sembra verrà inoltre influenzata dalle azioni intraprese recentemente contro gli ek-UCK dall' UNMIK in Kossovo. Il DPA, dopo aver lungamente appoggiato tutto ciò che la Comunità Internazionale faceva in Kossovo, ha accusato l'UNMIK di troppa acquiescenza nei confronti delle richieste dei serbi. L'NDP ha invece in modo più diretto accusato l'amministrazione internazionale di destabilizzare la situazione, in particolare avendo iniziato queste azioni in piena campagna elettorale macedone. La leadership dell'UDI, rischiando probabilmente di divenire bersaglio diretto dell'UNMIK, ha invece scelto una posizione di basso profilo e solo raramente si è espressa in merito.
Tutti i partiti inoltre, provocati dalla recente pubblicazione di un rapporto dell'ICG sul livello di corruzione nel Paese, hanno affermato che tra le proprie priorità vi è senza dubbio la lotta alla corruzione ed al crimine organizzato.