Truppe macedoni, B92

Una bomba esplode ed un uomo muore sull'uscio di casa in un quartiere di Skopje. Chi è stato? I gruppi armati albanesi se ne tirano fuori ma i nazionalisti macedoni li accusano. Un incidente che aumenta la tensione nell'area.

21/02/2002 -  Anonymous User

Il dieci febbraio scorso Aco Stojanovski è rimasto ucciso dall'esplosione di un ordigno piazzato davanti alla porta di casa del fratello. E' accaduto ad Archinovo, sobborgo a maggioranza albanese della capitale Skopje.
Il fratello della vittima, Velce Stojanovski, è membro di una forza speciale della polizia macedone, "Le Tigri", direttamente agli ordini del ministro degli interni Ljube Boskovski, tra i falchi del governo macedone. Sembra probabile che, se di attentato si tratta, la vittima designata fosse proprio il fratello di Aco Stojanovski.
La vicenda è stata al centro dell'attenzione su tutti i media nazionali la scorsa settimana. Quelli di parte macedone definivano l'incidente come un'ulteriore tentativo di spaventare i profughi di etnia macedone in modo da impedirne il ritorno a casa; i colleghi albanesi invece sottolineavano come l'AKSH, gruppo armato albanese, non centri nulla nella vicenda (lo stesso portavoce di quest'ultimo, Alban Berisha, ha fatto dichiarazioni in questa direzione) e che i mandanti dell'assassinio vadano ricercati all'interno delle stesse forze di polizia macedoni.
La rete televisiva A1 ha condotto numerose interviste ad Archinovo dalle quali emergerebbe che lo stesso Stojanovski aveva posto attorno alla casa numerose cariche di esplosivo, quale deterrente per eventuali aggressioni, e si sarebbe poi dimenticato della collocazione di almeno una di queste.
In merito all'incidente sul quotidiano "Dnevnik" del 12 febbraio è stato pubblicato un editoriale molto critico titolato "Pavle si incontra con George, ma dov'è Aco?". L'autrice dell'editoriale, Katerina Blazevska, nel titolo si riferiva all'incontro tra il segretario generale della NATO, Lord George Robertson, e Pavle Todorovski, cittadino macedone che ha subito gravi aggressioni fisiche per aver deciso di non abbandonare la propria casa a Tearce, villaggio nelle vicinanze di Tetovo. Nell'incontro Robertson si è presentato con in regalo una bottiglia di whisky e si è riferito a Todorovski definendolo "un eroe della multietnicità".
La Blazevska commenta: "George è partito per Buxelles lasciando a Mark Leiti, portavoce della missione NATO in Macedonia, il piacere di raccontare ai giornalisti la storia di questo buon uomo (Todorovski). Due giorni dopo la "buona novella" di Robertson è stata dilaniata dall'esplosione di Archinovo......la NATO non ha mai capito che per raggiungere una coesistenza pacifica occorre molto più che la storia di "un uomo coraggioso". Non basta Pavle. Non si capisce che i migliaia di profughi ora non pensano nemmeno di poter rientrare nelle loro case... E' forse Robertson pronto ad aprire personalmente ogni porta di una casa macedone?" si chiede la giornalista.

Il clima è quindi molto teso, anche nei confronti della Comunità Internazionale. Non hanno certo contribuito a migliorarlo le dichiarazioni del portavoce della missione OSCE in Macedonia, Florin Pasniku, che in merito all'incidente di Archinovo ha affermato che "...la tesi dei giornalisti che interpretano la tragedia di Archinovo come un atto di pulizia etnica è molto pericolosa. Con tutta probabilità le aggressioni nei villaggi ed il posizionamento di ordigni è opera di alcuni ragazzi che non hanno nient'altro da fare". Dichiarazioni che hanno immediatamente sollevato indignazione e Pasniku, dopo aver accusato i media di aver travisato le sue parole, ha dovuto, qualche giorno dopo, scusarsi per le sue affermazioni "inappropriate".
Negli stessi giorni "Dnevnik" e "Utrinski Vesnik" hanno pubblicato alcuni reportage sulla situazione della zona di Kumanovo dove alcuni albanesi intervistati hanno affermato come "è nostro compito garantire un rientro sicuro della popolazione macedone". La rete televisiva A1 ha però intervistato alcuni cittadini serbi e macedoni residenti nella medesima zona che non si mostravano fiduciosi delle dichiarazioni dei concittadini albanesi "dopo aver fatto davanti alle telecamere dichiarazioni di principio gli albanesi ci ammoniscono di non far mai più rientro nei villaggi abbandonati".
Il clima politico in Macedonia è sempre più teso, presagio non bene augurante per la prossima primavera.