Il Premier macedone Buckovski con il Presidente della Commissione UE

I capi di stato e di governo dell'UE raggiungono a Bruxelles un accordo sul bilancio 2007-2013. La Macedonia diviene ufficialmente Paese candidato all'Unione, anche se la data di avvio dei negoziati non è ancora definita. Rehn: "L'UE è credibile". Soddisfazione a Skopje

19/12/2005 -  Rosita Zilli Bruxelles

I negoziati del Consiglio europeo degli scorsi 15 e 16 dicembre hanno tenuto con il fiato sospeso l'intera Unione europea e diversi Stati dei Balcani occidentali, primo fra tutti la Macedonia. Il veto minacciato dalla Francia alla concessione alla ex Repubblica jugoslava dello status di Paese candidato all'ingresso nell'Unione europea, ed i tagli proposti dalla Gran Bretagna al bilancio UE 2007-2013, avrebbero di fatto precluso, come sostenuto nell'ultimo rapporto del centro studi tedesco European Stability Initiative (ESI), "qualsiasi seria assistenza di pre-adesione ai Balcani occidentali per i prossimi sette anni". Ma l'ipotesi di una creazione per gli anni a venire di un "ghetto balcanico" per fortuna non si è verificata e l'accordo sulla concessione dello status di Paese candidato all'adesione all'UE alla Macedonia è stato raggiunto.

L'ombra francese sulla conclusione in senso positivo delle trattative portava in sé ancora il sapore del secco non con il quale i cittadini dell'Esagono avevano bocciato la scorsa primavera la Carta europea. Un rifiuto dettato anche dalle difficoltà incontrate nel metabolizzare l'ultimo allargamento, e nel pregiudizio che questa valutazione aveva posto nel considerarne di ulteriori. Ma, oltre al paventato veto francese, un'altra spina nel fianco della trattativa rimaneva la possibilità per la Macedonia di cadere nella trappola di un mancato accordo dei Venticinque sulle prospettive finanziarie UE 2007-2013.

In proposito, il Presidente della Commissione europea aveva dichiarato che in mancanza di un accordo sulle prospettive finanziarie sarebbe venuta meno la stessa credibilità dell'Unione europea riguardo alle prospettive di allargamento in generale, ed alla questione balcanica in particolare: "Se gli Stati membri vogliono un'Europa allargata - ha annunciato lo stesso Barroso - abbiamo bisogno di un'intesa sul budget, altrimenti perderemo la credibilità sulla Macedonia e sugli altri Paesi". Un'intesa necessaria dunque, anche se, come ricordava il premier danese Rasmussen a poche ore dall'inizio del Consiglio europeo, "ogni Paese deve essere giudicato in base ai propri meriti e non fatto ostaggio delle prospettive di bilancio".

Ma la fumata bianca dello sventato pericolo è alla fine giunta nella notte di venerdì 16 dicembre, quando fonti diplomatiche europee hanno comunicato che le prospettive per la Macedonia di accedere allo status di Paese candidato si erano finalmente concretizzate. In verità l'intesa era già stata ottenuta giovedì sera, ma la delegazione francese aveva insistito per collegare il dossier "Macedonia-Ue" alla conclusione dell'accordo sulle prospettive finanziarie dell'UE.

Dal Consiglio europeo, i Venticinque eminenti Capi di Stato e di Governo si sono subito rallegrati per i "progressi considerevoli" compiuti dall'ex Repubblica jugoslava, non omettendo però di sottolineare che prima di sperare di potere cominciare i negoziati veri e propri per entrare nell'UE, Skopje dovrà compiere "nuovi progressi significativi" in un certo numero di settori.

Fra queste reazioni dai toni blandamente paternalistici è emerso il singolare (ma non troppo) commento di Tony Blair, che si è affermato in occasione del Vertice come uno dei protagonisti più controversi presenti sulla scena europea e come simbolo ultimo di un'Europa in bilico tra dichiarazioni di intenti e prassi contraddittorie: "Noi speriamo di vedere l'Europa riunita in tutti i suoi aspetti, e la Macedonia ne e' una parte importante", ha infatti dichiarato il primo ministro britannico alla fine dei lavori del Consiglio, esprimendo un punto di vista se non altro originale per la patria degli euroscettici.

Alla notizia non si sono invece fatte attendere le reazioni di comprensibile entusiasmo di Skopje da dove il Primo ministro Buckovski si è detto ''rallegrato'' per la decisione presa dai capi di Stato e di governo Ue: "È un grande giorno per noi: abbiamo ottenuto riconoscimento per tutto ciò che abbiamo attuato nel corso del periodo passato", ha affermato il premier macedone, aggiungendo che "il cammino è ora aperto e sappiamo di avere nell'UE veri amici che sanno apprezzare tutti i nostri sforzi. Mi congratulo con tutti i cittadini di Macedonia per questo grande successo".

Un commento all'insegna di una bilanciata soddisfazione è giunto anche dal Commissario all'allargamento Rehn, che ha parlato dell'accordo raggiunto nei termini di un "messaggio politico giusto che occorreva inviare alla regione dei Balcani nell'insieme". Rehn ha poi voluto sottolineare che "l'Unione europea ha dato una prospettiva politica chiara a questi Paesi, la decisione dimostra la credibilità della nostra politica riguardo ai Balcani e che l'Ue rispetta i propri impegni".

La prossima tappa nell'agenda politica di Skopje riguarda l'apertura dei negoziati di adesione, punto sul quale però il Consiglio non ha ancora stabilito alcuna data. In questo senso, il Commissario si è espresso smorzando i facili entusiasmi della prima ora, dichiarando che il prosieguo del processo "dipenderà dalla capacità del Paese di continuare sulla via riforme".