I piccoli passi avanti verso l'accettazione dell'omosessualità in Macedonia sono dovuti all'attivismo di alcune ONG locali, le quali lottano per i diritti LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) e per sensibilizzare la popolazione su questi temi

06/04/2005 -  Risto Karajkov Skopje

L'attuale team della Commissione europea ha avuto giorni difficili nel sentenziare le dichiarazioni relativamente moderate, rilasciate lo scorso anno da uno dei candidati a commissario, Rocco Buttiglione, che spinto dalle sue credenze religiose ha avuto la forza di esprimere il suo punto di vista conservatore sull'omosessualità. Il professor Buttiglione ha posto una distinzione tra la sua personale opinione sulla questione e le leggi che avrebbe dovuto promuovere nell'UE. La candidatura di Buttiglione però è stata rimpiazzata con un'altra. La Commissione rischiava di dissolversi prima ancora di iniziare. Difficilmente si potrebbe trovare un indicatore più chiaro del corso politico dell'UE in tema di diritti degli omosessuali.

Ma se questo descrive l'UE, i Balcani sono lontani anni luce. Oggi, nei Balcani nessuno può immaginare un politico che possa essere destituito a causa della sua disapprovazione dell'omosessualità. Al contrario, è difficile trovarne uno che farebbe l'opposto, in grado cioè di accettare la diversità sessuale, e lasciare che venga eletto.

Forse può sembrare una dura constatazione. Di recente però abbiamo avuto un esempio, grazie al neo eletto presidente romeno, Traian Basescu, il quale ha rilasciato ardite dichiarazioni sui matrimoni gay. Ma, il carismatico e sincero leader, quale dice di essere, ha rilasciato le sue dichiarazioni dopo aver occupato la poltrona da presidente e non prima. Vero è che ciò che è accaduto sulla scena europea ha educato tutti noi. Così col desiderio di appartenere un giorno alla grande famiglia e pensando al caso Buttiglione, i nostri politici possono cercare di fare delle timide e occasionali dichiarazioni. In questo modo potrebbero anche avere un sicuro effetto sull'opinione pubblica, ma in questo scambio è più verosimile che accada il contrario, ossia che cerchino di guardare indietro piuttosto che cercare di andare avanti.

Fino al 1996 la Macedonia aveva un codice penale che sanzionava l'omosessualità maschile, fino ad un anno di reclusione. Si trattava di un vecchio provvedimento, conosciuto tra gli studenti di giurisprudenza per il suo anacronismo (il reato non contemplava la possibilità che esistesse qualcosa come l'omosessualità femminile). Col tempo il codice penale è stato modificato e sotto la pressione del Consiglio d'Europa e della modernità il famigerato articolo 101 ha cessato di esistere. Da quel momento l'omosessualità in Macedonia non è più sanzionata dalla legge.

La legislazione attuale della Macedonia è cieca all'orientamento sessuale, che equivale a dire che la gente è uguale a pescindere da ciò, dal momento che nessuna legge la contempla espressamente. Solitamente si dice che le persone sono uguali a prescidenre dalla "razza, genere, colore della pelle, provenienza culturale o sociale, ecc." una formulazione in cui la sessualità può essere implicita nella parte conclusiva della formulazione "e altre qualità personali o circostanze".

Le poche ONG che in Macedonia lottano per i diritti delle minoranze sessuali sostengono che sarebbe necessaria una rapida ricognizione della legislatura per vietare qualsiasi forma di discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale.

Recentemente il Centro per i diritti civili e umani di Skopje, la più nota organizzazione LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) del Paese ha organizzato una petizione da inviare alla Corte costituzionale contro la Legge sul servizio militare. La legge prevede nel suo articolo 21 che venga istituita una misura disciplinare per gli abusi sessuali, includendo anche gli "abusi omosessuali", qualsiasi cosa sia supposto significare con questa definizione.

La Corte ha rivisto la mozione e la ha bocciata, il che significa che si è rifiutata di abolire la norma. Nella sua spiegazione la Corte ha precisato che la prescrizione sotto esame sanziona l'abuso sessuale e non l'omosessualità come tale.

"I giudici hanno equiparato l'abuso con l'omosessualità" ha commentato Koco Andonovski, presidente dell'Associazione macedone per la libertà dell'orientamento sessuale. "Stanno commettendo delle discriminazioni, ponendo gli omosessuali sullo stesso piano di quelle persone che rivelano un segreto militare, rifiutano un ordine, ecc." e prosegue dicendo che "per loro è normale sanzionare l'omosessualità per il fatto che nell'esercito ci sono in prevalenza uomini. Ma dimenticano di riconoscere il fatto che esiste anche l'omosessualità femminile, e che anche le donne prestano servizio militare in Macedonia".

"Hanno messo insieme gli abusi sessuali e l'omosessualità" ha detto il presidente della ONG Plaintiff, Ninoslav Mladenovic, "il che è evidentemente è un retaggio della tradizionale percezione eterosessuale che vede l'esercito come un'istituzione maschile".

Nonostante un vecchio detto giuridico e politico dica che non si dovrebbero commentare le decisioni della Corte costituzionale, è corretto dire che la Corte ha tenuto una via di mezzo e ha rifiutato di annullare un provvedimento che se pur solo a parole, si riferisce ad un'area differente. Se nella frase dell'articolo in questione rimanesse solo "abusi sessuali", sarebbe sufficientemente chiaro. Ogni ulteriore aggiunta riferita ad un tipo di sessualità sarebbe un chiaro indicatore dello spirito della legge, o di ciò che la legge originariamente voleva significare.

Se chiedete a qualcuno "lei discrimina?" molto probabilmente vi dirà di no. Questo è ciò che vorremmo credere di noi stessi. Però l'offesa più comune usata dai ragazzi di Skopje è dire a qualcuno che è omosessuale. Ubiquità dell'omofobia.

Una delle prima azioni compiute dal Centro per i diritti civili e umani risalente a due anni fa, e svolta insieme con l'Helsinki Committee di Macedonia, consisteva nel condurre una ricerca sulla percezione dell'omosessualità nel Paese. Alcune risultati sono rivelatori: il 64% di chi ha risposto pensa che l'omosessualità sia un disturbo mentale o una malattia, solo il 25% della gente intervistata considera l'omosessualità come del tutto normale, il 59% la considera immorale, il 40% degli intervistati pensa che ci siano meno omosessuali in Macedonia che negli altri Paesi, più della metà degli intervistati pensa che gli omosessuali non dovrebbero esprimere pubblicamente il loro orientamento sessuale, più o meno la stessa percentuale crede che non dovrebbero lavorare nel settore educativo e circa il 46% crede che non dovrebbero essere medici. Il 53% non si sente a suo agio in presenza di omosessuali, e solo l'11% accetterebbe il fatto che il proprio figlio possa essere omosessuale.

Ma pian piano i tempi stanno cambiando, oggi esistono alcune ONG che non temono di parlare in pubblico, benché in Macedonia ciò richieda ancora una buona dose di coraggio.

Quando l'UE afferma che il rispetto dei diritti umani è un requisito essenziale per quei Paesi che vogliono diventare membri dell'Unione, noi tutti, inclusa la nostra leadership, dovremmo pensare ancora una volta all'ampiezza del significato di questo criterio.