Scontro a fuoco in un villaggio a nord di Skopje. Secondo la polizia uccisi sette terroristi appartenenti alla rete di Osama Bin Laden. Giustiziati degli innocenti secondo fonti albanesi. Le reazioni e commenti dei media.
I media macedoni hanno dato in questi giorni grande risalto ad uno scontro armato avvenuto sabato 2 marzo e che ha coinvolto una pattuglia della polizia macedone ed altre sette persone armate. Secodo la versione ufficiale fornita dalla polizia la pattuglia avrebbe intimato l'alt ad un furgone nelle vicinanze di Rashtanski Lozja, non lontano da Skopje, ma da quest'ultimo sono partiti colpi d'arma da fuoco. La pattuglia avrebbe allora reagito uccidendo tutti gli occupanti della vettura.
Sempre secondo la polizia almeno cinque delle sette vittime avevano origini straniere, probabilmente pachistane, e, con tutta probabilità il gruppo stava pianificando un attentato all'ambasciata USA a Skopje o ad altri luoghi espressione di interessi occidentali nella capitale macedone.
La polizia ha inoltre comunicato ai media che il gruppo, armato di fucili automatici, pistole, bombe a mano e lanciarazzi, armi prodotte in Cina ed in Germania, era connesso alla rete di Al Qaeda.
La maggior parte dei media macedoni ha anche riportato che durante l'interrogatorio di sei cittadini algerini sospettati di terrorismo ed arrestati in Bosnia Erzegovina nel gennaio scorso sarebbero emersi legami della cellula bosniaca con un gruppo macedone.
Intanto l'ANA, Esercito Nazionale Albanese, ha rilasciato un comunicato stampa nel quale si afferma che a Rashtanski Lozja non vi è stato alcuno scontro a fuoco ma la polizia avrebbe a sangue freddo aperto il fuoco sui sette occupanti del furgone. I militanti dell'ANA hanno accusato il ministro degli interni di aver appositamente bloccato tutti gli accessi al villaggio di Ljuboten in modo da perpetrare liberamente questo "omicidio".
Anche il quotidiano in lingua albanese "Fakti" è scettico in merito all'incidente ed accusa il ministro degli interni Boskovski di aver "orchestrato un altro spettacolo" con lo scopo di inserire la Macedonia nel più ampio contesto della lotta al terrorismo; di bloccare i diplomatici stranieri nella capitale con la scusa di aumentare i controlli per garantire la sicurezza delle sedi diplomatiche; di aver promosso tali azioni per legittimare i "Leoni", forza speciale della polizia macedone; di cercare di creare un fittizio legame tra ANA e gruppi di Al Qaeda ed infine di dimostrare che il confine con il Kossovo è la causa di tutti i problemi della Macedonia.
Il quotidiano ha anche affermato che "con tutta probabilità si dovrà aspettare molto tempo prima che la verità in merito all'uccisione delle sette persone possa emergere" e, contraddicendo la versione data dalla polizia si aggiunge che "con tutta probabilità la maggior parte delle vittime era di etnia albanese". I giornalisti di Fakti sono convinti che le conseguenze psicologiche causate da questo incidente avranno ripercussioni negative sulla sicurezza nel paese.
Dal punto di vista delle autorità macedoni sarebbe senza dubbio vantaggioso riuscire a collegare, anche marginalmente, gli scontri armati dell'anno scorso al network terroristico di Bin Laden. Lo notano la maggior parte dei media macedoni. Ma, come ha affermato Zoran Ivanov, conduttore del telegiornale principale della TV Sitel, "la tesi non è condivisa dai rappresentanti albanofili della comunità internazionale".
Restiamo però sulle reazioni della carta stampata. "Rashtanski Lozja non è Tora Bora" titolava ieri il quotidiano Dnevnik per poi continuare: "invece di chiedersi cosa ci stava a fare una pattuglia della polizia alle 4 di mattina in un luogo così marginale occorrerebbe invece chiedersi cosa ci facessero sette arabi nelle prime ore del mattino ... molti studenti di origine araba hanno studiato a Skopje durante gli anni '80 ma non era certo una loro consuetudine quella di preparare i loro esami in luoghi dispersi attendendo l'alba ... l'incidente di sabato rappresenta il primo passo che la Macedonia compie per contribuire alla lotta internazionale contro il terrorismo".
Sashko Dimevski in un editoriale per "Utrinski Vesnik" titolato "Un'azione controversa" esprime un'opinione diversa: "Molti sono convinti che l'azione di sabato era stata programmata per portare vari vantaggi al ministro degli interni Boskovski ... ma molte cose rimangono poco chiare e controverse. Il ministro Boskovski, utilizzando il suo solito linguaggio poetico, ha fallito nuovamente nel dare precisi dettagli sull'operazione. Come è stato possibile che tra i poliziotti della pattuglia nessuno subisse nemmeno un graffio mentre quelli che sono stati definiti come "aggressori" e pericolosi terroristi sono tutti morti? Perché le ambasciate internazionali hanno rifiutato la protezione offerta da Boskovski affermando di avere informazioni diverse da quelle fornite dallo stesso ministro degli interni?...In tempi come questi ci aspetteremo dal ministro degli interni maggior chiarezza in merito alle proprie azioni ed operazioni perché altrimenti le conseguenze potrebbero essere gravi".
Il quotidiano "Vecer", vicino al ministro Boskovski ed al VMRO-DPMNE, partito di maggioranza in Macedonia, è su posizioni più radicali ed ha accusato l'Islamic Relief Service, organizzazione umanitaria saudita operante in Kossovo, di garantire il trasporto di terroristi dal Kossovo alla Macedonia. Azione che secondo "Vecer" si sarebbe in questo periodo intensificata perché i controlli sul confine verrebbero garantiti da un contingente yemenita della KFOR.
Le posizioni sono quindi molto diverse, a volte agli antipodi. Molti concordano comunque che
questo è l'incidente più grave verificatosi dalla firma degli Accordi di Ohrid.