Si ricorda l'anniversario della firma degli Accordi di Ohrid. Per molti già finiti nel dimenticatoio. I partiti nazionalisti premono per una loro revisione.
Dopo un anno dalla firma gli Accordi di Ohrid sembrano già quasi dimenticati. Ricordano l'anniversario i media macedoni e l'Unione Democratica per l'Integrazione, partito guidato dall'ex leader dell'esercito di liberazione macedone Ali Ahmeti, che per l'occasione ha organizzato una celebrazione. Ma, in generale, sembra vi sia scarsa volontà di richiamare alla memoria quell'evento che, come si è scritto in questi giorni sul quotidiano "Vest", "ha cambiato la Macedonia, per sempre".
I media, a seconda della loro affiliazione politica, hanno ricordato gli Accordi di Ohrid mettendone in luce aspetti positivi o negativi. Molti hanno sottolineato che se su molti punti di questi ultimi si è lavorato alcuni altri invece rimangono non implementati e spesso mal interpretati e questo, a loro avviso, contribuisce non poco all'instabilità nel Paese.
La maggior parte dei partiti ha riservato uno spazio marginale agli Accordi di Ohrid nella campagna elettorale per le imminenti elezioni politiche (la campagna elettorale è ufficialmente iniziata lo scorso 15 agosto). Tra quelli che li menzionano di più i partiti di destra che, per attirare il voto nazionalista, non certo insignificante, vanno ripetendo che "lavoreranno per rivedere i contenuti degli Accordi".
Sashko Dimevski, in un editoriale su "Utrinski Vesnik" ha scritto: "Gli Accordi non sono perfetti e sono una sorta di medicina amara che abbiamo dovuto bere. Non è stato il miglior compromesso che la Macedonia potesse accettare ma, dobbiamo ammettere, l'anno scorso era l'unica strada possibile da intraprendere".