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In Macedonia del Nord i pompieri intervengono su più fronti, a volte a rischio della propria vita. In questi ultimi mesi gli incendi si sono moltiplicati e si trovano ad affrontarli con dotazioni obsolete. Reportage dalla principale caserma di Skopje

06/09/2019 -  Jaklina Naumovski

(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 22 agosto 2019)

I pompieri fanno parte della nostra vita quotidiana ed il loro lavoro è apprezzato da tutti. In Macedonia del Nord, dopo un drammatico incidente che ha coinvolto un autobus di linea nello scorso febbraio, sembra che la società macedone si sia nuovamente ricordata di loro. Vladimir Simonovski è stato nominato comandante della brigata di Skopje ad inizi 2019, dopo 20 anni di carriera. Nella sua caserma, situata nel quartiere di Avtokomanda, regna il silenzio.

Nella Macedonia del Nord non esistono i pompieri volontari. Pompieri lo si è di professione. Dopo l'università o studi superiori i candidati affrontano un concorso di selezione. Chi lo supera, affronta un corso di formazione di sei mesi prima di divenire operativo. Il salario è di circa 350 euro netti al mese ai quali si possono aggiungere gli straordinari. Non si naviga certo nell'oro nonostante il mestiere rischioso. Età media: 52 anni.

Penuria di personale, mancanza di equipaggiamento

Uno dei problemi principali di questa professione in Macedonia del Nord è la mancanza cronica di personale. Secondo la Direzione per la protezione ed il salvataggio vi sarebbero attualmente attivi 747 pompieri, divisi in 30 unità che coprono le 80 municipalità del paese. Un pompiere ogni 2778 abitanti, anche se la legge sulla sicurezza civile ne prescriverebbe uno ogni 1500.

La brigata di Skopje, una delle unità più grandi, non fa in tal senso eccezione. “Siamo attualmente in 202 anche se dovremmo essere in 390 per garantire un servizio ottimale: ci mancano 188 effettivi”, commenta il comandante Simonovski. “Non vengono rimpiazzati tutti quelli che se ne vanno in pensione. L'anno scorso 51 persone sono andate in pensione e vi sono state solo 18 nuove assunzioni”. Nel 1995 un gruppo di intervento era costituito da 76 persone contro i 33 attuali. Ed i 51 veicoli della brigata hanno dai 29 ai 34 anni.

Un “problema sistemico” dovuto alla decentralizzazione introdotta nel 2004-05. “All'epoca le municipalità hanno ricevuto la gestione diretta dei pompieri” spiega Vladimir Simonovski. “I sindaci però non hanno tutti un senso delle priorità chiaro nella gestione dei loro budget. Le nostre esigenze vengono raramente prese in considerazione”. Gli unici veicoli immatricolati dopo il 2000 sono spesso quelli donati dalle ambasciate straniere.

Questa gestione irresponsabile è infine arrivata all'attenzione dei media quando Ramiz Merko, sindaco di Struga, ha ritenuto fosse “normale” acquistare una vettura di servizio per 67.000 euro quando i sei veicoli in dotazione della locale brigata dei pompieri avevano in media 38 anni ed erano pressoché inutilizzabili.

Una situazione deplorabile che si ritrova in tutto il paese. Dei 220 veicoli di cui dispongono i vigili del fuoco della Macedonia del Nord 154 sono stati messi in circolazione il secolo precedente, con i più vecchi che datano 1966. “I Canadair appartengono alla Direzione per la protezione ed il salvataggio e gli elicotteri al ministero degli Interni”, precisa Vladimir Simonovski. “Se vi è un incendio di grandi dimensioni, per esempio in un parco nazionale, in qualità di comandante posso richiedere dei rinforzi ed il loro intervento”.

Coordinamento

Altra difficoltà: la mancanza di coordinamento tra il centro gestione crisi e la Direzione per la protezione ed il salvataggio, due enti che hanno entrambi per mandato quello di coordinare il lavoro delle squadre di intervento. Non è raro che diano indicazioni contraddittorie, obbligando il comandate a prendere decisioni rapide. “In caso di emergenza e quando le indicazioni non corrispondono alla situazione sul campo, mi prendo io la responsabilità di organizzare le squadre di intervento. Le mie priorità sono valutare il livello di pericolo, assicurarmi la sicurezza dei miei uomini e la cura dei feriti, anche se a volte la mancanza di dotazioni efficienti ci obbligano a prendere dei rischi altrimenti evitabili”, spiega il comandante Simonovski, che ha strutturato presso la brigata di Skopje un Centro di comando operativo. “Le mie squadre sono concentrate ed operative in ogni momento”.

Solo recentemente le autorità locali ed il governo sembra abbiano preso coscienza della gravità della situazione. Secondo il comandante questa nuova sensibilità potrebbe derivare da “pressioni indirette” in modo da conformarsi alla normativa dell'Unione europea e della Nato. “Serviranno investimenti notevoli per adeguarci a quanto richiesto dall'Ue e dalla Nato”, spiega, sottolineando che il nuovo sindaco di Skopje, Petre Shilegov, sembra essere più attento ai problemi dei vigili del fuoco del precedente. “Quando gli ho spiegato che ci servono manichette antincendio e maschere antigas più performanti ha promesso che avrebbe trovato il budget necessario”. Il 20 agosto scorso Petre Shilegov ha poi annunciato l'acquisto di nuovi veicoli e autoscale per la brigata di Skopje e l'assunzione di nuovi 50 effettivi per rafforzare il servizio.

I vigili del fuoco macedoni beneficiano inoltre di vari progetti di cooperazione con le ambasciate straniere, in particolare con quella francese. “Abbiamo ottime relazioni con il responsabile per la sicurezza dell'ambasciata francese a Skopje. Abbiamo avuto l'occasione di scambiare le nostre esperienze con colleghi francesi”, racconta Vladimir Simonovski. Che a settembre è invitato a partecipare al Congresso nazionale dei pompieri a Vannes, in Bretagna.