Continua la politica di riarmo del governo macedone. Fornitrice privilegiata l'Ucraina. Negli ambienti NATO è palese la preoccupazione mentre l'opinione pubblica macedone inizia a chiedersi quanto questo riarmo costerà al Paese.
Il governo macedone ha approfittato di una recente visita in Macedonia di rappresentanti dell'esercito ucraino per concordare l'aquisto di materiale bellico. Si tratterebe di nuovi elicotteri Mi-24 (HIND) e caccia da combattimento Suhoi 25. La corrispondente da Bruxelles del quotidiano "Dnevnik", Svetlana Jovanovska, ha intervistato il segretario generale Lord George Robertson in merito ai piani di riarmo macedoni. Quest'ultimo ha affermato che "la NATO monitorerà il materiale acquistato e valuterà se la Macedonia ne ha bisogno per creare un esercito piccolo ma ben equipaggiato". Pur dichiarando che per l'adesione della Macedonia alla Nato ''occorre siano garantiti i diritti delle minoranze etniche, compresa la loro presenza nell'esercito e nelle forze di polizia'' Robertson ha rifiutato di commentare se la scelta della Macedonia di adottare l'Ucraina quale partner strategico per la fornitura di armamenti diminuirà le chance di avvicinamento alla NATO. "Forum", bi-settimanale macedone, sembra avere le idee più chiare. In un reportage dedicato all'argomento si afferma infatti che grazie a queste politiche di riarmo la Macedonia può dire addio all'entrata nella NATO nel primo round di adesioni.
Altra questione calda, alla quale i media macedoni hanno posto in questi giorni molta attenzione, il riarmo delle forze di polizia. Il governo macedone tenta infatti di eludere i molti vincoli utilizzando per il riarmo canali del ministero degli interni.
L'opinione pubblica inizia però a chiedersi quanto questa politica costerà al Paese. Il quotidiano "Dnevnik" ha sottolineato che "l'acquisto di armi e materiale bellico è già costato alla Macedonia circa 79 milioni di dollari, risultato della vendita della Telecom Macedone all'ungherese MATAV. Soldi che erano stati inizialmente destinati a migliorare le condizioni delle infrastrutture del Paese".