Alcune indicazioni sulla nuova difesa militare macedone e sulla nuova legge che regola, ancora in modo non adeguato, il diritto all'obiezione di coscienza.
La creazione di un mito
Per dieci anni i macedoni sono vissuti credendo fermamente che la Macedonia avesse un esercito potente, ed una forte forza di polizia. È chiaro, adesso, che non era altro che un mito.
In un certo senso è vero che fino ad un certo punto la Macedonia è stata "un agnello circondato da lupi" poiché tutti i paesi limitrofi hanno sempre avuto delle pretese nei riguardi del territorio macedone. Vi era perciò la sensazione che le principali minacce per il Paese provenissero dall'esterno, mentre - come l'autore di questo articolo ritiene - il pericolo di un eventuale conflitto era interno. D'altro canto, la NATO decise di considerare la Macedonia come un'oasi pacifica e tollerante in una regione bagnata dal sangue, scegliendo di credere alla storia propinata dalle elites politiche interne, secondo le quali "le relazioni interetniche in Macedonia sono rilassate e buone".
La combinazione di questi due elementi sopra citati ebbe come conseguenza il fatto che la Nato garantì alla Macedonia la difesa dagli avversari. Così, la logica della leadership politica macedone si conformò a questo tipo di pensiero: "perché preoccuparsi se i nostri uomini sono male equipaggiati e male addestrati? Sicuramente la Nato ha soldati e aerei per difenderci".
Ora che ha avuto il suo "battesimo di fuoco", l'esercito macedone può guardare a ciò che è necessario fare per migliorare la situazione. Il piano generale è quello di far diventare l'esercito macedone più piccolo, meglio addestrato, meglio equipaggiato e più efficiente.
Ma vediamo la situazione attuale.
Il sistema difensivo macedone
Scrivere di questo argomento non è facile. Il termine "difesa macedone" è considerato infatti, dai più cinici osservatori, una sorte di ossimoro simile a "intelligenza militare".
Il sistema difensivo macedone è formato dai militari, dalla polizia e dal sistema di difesa della protezione civile. L'attenzione principale di questo articolo, tuttavia, sarà data all'esercito.L'esistenza di un esercito macedone è un fenomeno abbastanza nuovo: fu istituito il 18 Agosto 1992, quasi un anno dopo la proclamazione dell'indipendenza della Macedonia dalla Federazione Yugoslava. A differenza delle forze armate degli altri stati della ex Yugoslavia, esso non fu l'estensione di un sistema di difesa territoriale già esistente, ma dovette partire da zero, in quanto la JNA (l'esercito nazionale yugoslavo) quando se ne andò, tolse tutto l'equipaggiamento militare in dotazione all'esercito della Macedonia.
Il comando dell'esercito è assegnato al presidente della Repubblica, assistito in questa funzione dal Consiglio Nazionale della Sicurezza, composto dal Presidente, il Primo Ministro, il Portavoce del Parlamento, il Ministro della Difesa, degli Interni, dell'Economia, e da tre membri indipendenti nominati dal presidente. Il consiglio decide sulle strategie generali e politiche, che sono poi elaborate e sviluppate dal Ministero della Difesa. Il Parlamento esercita il suo controllo attraverso una Commissione Difesa.
Il servizio militare è obbligatorio per tutti i cittadini avente diritto di voto. Al momento il 35% sono soldati professionisti. Il budget della difesa macedone è stato fissato fin dai primi giorni dell'indipendenza tra l'1,7% e il 2'4% del PIL, come previsto dagli standard della NATO. Dal prossimo anno il budget sarà fissato al 2% del PIL, circa 100 milioni di euro, ma la questione è ancora incerta. L'anno scorso, quando la guerra è iniziata, si è triplicato il budget stabilito all'inizio dell'anno.
La dimensione dell'esercito è circa l'1% della popolazione, il che significa che la sua forza, in tempo di pace, è stimata in circa 20 mila uomini. L'ultimo piano d'azione per l'integrazione macedone alla NATO stabilisce che le forze armate dovranno essere composte da 16 mila unità. Comunque, a causa del fenomeno della diserzione (molti giovani pensano di aver migliori cose da fare che perdere 9 mesi nell'esercito), il numero totale di soldati in servizio non ha mai superato i 10 mila.
Nessuna obiezione ad un po' di coscienza
Gli obiettori di coscienza (persone che per motivi religiosi, morali, filosofici rifiutano di usare le armi) sono stati a lungo ignorati dalla legislatura. Il diritto yugoslavo non riconosceva per nulla questa categoria. Leggeri miglioramenti furono attivati con la legge di Difesa del 1992, dove agli obiettori di coscienza fu permesso di prestare servizio senza portare il fucile. Ma invece di 9 il servizio durava 14 mesi, e dovevano indossare l'uniforme. Per lo più erano considerati dalle autorità come disertori ed erano costantemente condannati alla prigione, condannati più volte per lo stesso "crimine".
Il primo a reagire pubblicamente a questa situazione è stato il Comitato per i Diritti Umani macedone. All'inizio del 2000, durante il dibattito pubblico sulla bozza di proposta della nuova legge di difesa, ha proposto di introdurre una legge che istituisca un servizio civile per gli obiettori di coscienza. La proposta è stata preparata da Biljana Vankovska, dell'Istituto per la difesa scientifica della Facoltà di Filosofia, dell'Università di Skopje. Il Ministro della Difesa, e in generale tutti i vertici delle forze armate, sono rimasti sulle loro posizioni e hanno rifiutato qualsiasi apertura. Da qui Biljana Ilic, giovane editrice del "Dnevnik" ha scritto e pubblicato una serie di articoli, che criticavano le posizioni del Ministro della Difesa. Anche il fatto che la Macedonia volesse entrare a far parte della NATO e per questo dovesse adattarsi agli standards richiesti, ha aggiunto ulteriore pressione di cambiamento sul governo.
Così si è giunti infine alla nuova legge di difesa, la quale stabilisce all'art.9 che "coloro che per motivi religiosi, morali, o filosofici, o altre ragioni, rifiutano di impugnare le armi e prestare servizio militare, hanno la possibilità di svolgere il servizio civile. Invece di 9 mesi il periodo di servizio sarà di 14 mesi". La legge indica quindi le istituzioni adatte al servizio civile per gli obiettori di coscienza: vigili del fuoco, istituti medici e ospedalieri, ecc. I cambiamenti sono stati accolti con sollievo dagli obiettori di coscienza, pur critici rispetto al fatto che il servizio civile duri 14 mesi invece dei 9 stabiliti per il servizio militare.
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