La situazione in Macedonia appare ancora tutt'altro che stabile. La forza NATO impegnata nell'operazione"Essential harvest", ovvero di raccolta delle armi dei guerriglieri albanesi, è giunta alla fase conclusiva del suo lavoro. Due terzi delle armi sono state raccolte fino ad ora e la missione dovrebbe continuare il suo mandato fino al 26 settembre, data prevista appunto per la conclusione delle operazioni di raccolta degli armamenti. Un'interruzione dei lavori della forza NATO sono seguiti alla constatazione delle mancanza dell'approvazione da parte del Parlamento macedone delle riforme costituzionali, che prevedono un ampliamento dei diritti della comunità albanese. Ieri la Commissione affari costituzionali del parlamento macedone ha iniziato la discussione sugli emendamenti contenuti nel piano di pace. Una forte riluttanza proviene dalle file del partito di governo VMRO-DPMNE del leader Georgievski. Quest'ultimo era fino a ieri contrario anche alla presenza di una piccola componente di militari della forza atlantica, invocata dal leader della guerriglia albanese Ali Ahmeti, al fine di sorvegliare la situazione dopo il termine della "raccolta essenziale".Tuttavia sembra che dopo "il gesto di immediata solidarietà mostrato dall'Italia con la decisione di stanziare alla Macedonia un'assistenza finanziaria di urgenza del valore di 4 milioni di dollari, che si aggiungeranno ai già inviati 1,5 milioni di $" (MIA, 19-9) e la conferma che l'Italia parteciperà alla conferenza dei donatori per la Macedonia il prossimo 15 ottobre, anche il più duro Georgievski sembra aver ammorbidito la sua ferma risoluzione circa l'interruzione della missione NATO a "raccolto" concluso.
L'incontro di ieri tra Georgievski e il ministro degli esteri Ilinka Mitreva, con i ministri della difesa e degli esteri italiani, Martino e Ruggiero, sembra infatti che abbia offerto l'opportunità di avanzare una richiesta anche da parte del governo macedone di una nuova missione NATO, limitata però ad assicurare la protezione degli osservatori europei presenti nella regione. Secondo quanto riportato dall'Ansa, le autorità macedoni hanno comunicato ai ministri italiani di essere pronti ad inoltrare una richiesta di questo tipo al segretario generale della NATO George Robertson. Secondo fonti macedoni si tratterebbe di una piccola forza di circa 350 uomini della KFOR. Tuttavia il gruppo di contatto per la ex Jugoslavia, durante una riunione informale tenutasi ieri a Berlino pur riconoscendo la necessità di una estensione della missione NATO, non ha ancora deciso se il proseguimento della missione verrà condotto dalla KFOR, come vorrebbe il governo macedone, oppure da un contingente ridotto della task force attualmente impiegata nella operazione "Essential Harvest". Una riunione dei paesi NATO si terrà appena il presidente Trajkovski chiederà formalmente e ufficialmente un'estensione della missione.
La situazione in Macedonia appare ancora tutt'altro che stabile. La forza NATO impegnata nell'operazione"Essential harvest", ovvero di raccolta delle armi dei guerriglieri albanesi, è giunta alla fase conclusiva del suo lavoro. Due terzi delle armi sono state raccolte fino ad ora e la missione dovrebbe continuare il suo mandato fino al 26 settembre, data prevista appunto per la conclusione delle operazioni di raccolta degli armamenti. Un'interruzione dei lavori della forza NATO sono seguiti alla constatazione delle mancanza dell'approvazione da parte del Parlamento macedone delle riforme costituzionali, che prevedono un ampliamento dei diritti della comunità albanese. Ieri la Commissione affari costituzionali del parlamento macedone ha iniziato la discussione sugli emendamenti contenuti nel piano di pace. Una forte riluttanza proviene dalle file del partito di governo VMRO-DPMNE del leader Georgievski. Quest'ultimo era fino a ieri contrario anche alla presenza di una piccola componente di militari della forza atlantica, invocata dal leader della guerriglia albanese Ali Ahmeti, al fine di sorvegliare la situazione dopo il termine della "raccolta essenziale".Tuttavia sembra che dopo "il gesto di immediata solidarietà mostrato dall'Italia con la decisione di stanziare alla Macedonia un'assistenza finanziaria di urgenza del valore di 4 milioni di dollari, che si aggiungeranno ai già inviati 1,5 milioni di $" (MIA, 19-9) e la conferma che l'Italia parteciperà alla conferenza dei donatori per la Macedonia il prossimo 15 ottobre, anche il più duro Georgievski sembra aver ammorbidito la sua ferma risoluzione circa l'interruzione della missione NATO a "raccolto" concluso.
L'incontro di ieri tra Georgievski e il ministro degli esteri Ilinka Mitreva, con i ministri della difesa e degli esteri italiani, Martino e Ruggiero, sembra infatti che abbia offerto l'opportunità di avanzare una richiesta anche da parte del governo macedone di una nuova missione NATO, limitata però ad assicurare la protezione degli osservatori europei presenti nella regione. Secondo quanto riportato dall'Ansa, le autorità macedoni hanno comunicato ai ministri italiani di essere pronti ad inoltrare una richiesta di questo tipo al segretario generale della NATO George Robertson. Secondo fonti macedoni si tratterebbe di una piccola forza di circa 350 uomini della KFOR. Tuttavia il gruppo di contatto per la ex Jugoslavia, durante una riunione informale tenutasi ieri a Berlino pur riconoscendo la necessità di una estensione della missione NATO, non ha ancora deciso se il proseguimento della missione verrà condotto dalla KFOR, come vorrebbe il governo macedone, oppure da un contingente ridotto della task force attualmente impiegata nella operazione "Essential Harvest". Una riunione dei paesi NATO si terrà appena il presidente Trajkovski chiederà formalmente e ufficialmente un'estensione della missione.