Sito della miniera di Ilovica-Shtuka - © Julia Nikoff/Shutterstock

Sito della miniera di Ilovica-Shtuka - © Julia Nikoff/Shutterstock

Nonostante le difficoltà, le ingerenze della politica e le bugie, dal 2017 gli attivisti di Zdrava Kotlina ostacolano l’apertura di una grossa miniera di oro e rame che causerebbe ingenti danni ambientali ed economici nella regione di Strumica, in Macedonia del nord

10/10/2024 -  Francesco Chiellino Strumica

Di “Zdrava Kotlina” aveva già scritto su OBC Aleksandar Samardjiev. L’organizzazione ambientalista, dal 2017, si oppone all’apertura nell’area di Ilovica-Shtuka del secondo sito minerario più grande della Macedonia del nord, un investimento di 400 milioni di dollari che punta ad estrarre, da un’area di 17 chilometri quadrati, 57 tonnellate d’oro e più di 407 mila tonnellate di rame. A maggio 2023, mi sono recato a Strumica per intervistare uno dei membri più attivi di Zdrava Kotlina. Gorgi Tanusev, fra i fondatori dell’organizzazione, e consigliere in una lista civica presso la municipalità di Strumica.

Quando nel 2012 il governo macedone rilasciò ad Euromax Resources Ltd., una società canadese, due concessioni minerarie per l’area di Ilovica e Shtuka “il pubblico macedone aveva a disposizione, per valutare la sostenibilità ecologica e sociale del progetto, solo un documento in macedone piuttosto elusivo”, mi racconta Gorgi. Il governo era in possesso di studi più dettagliati, forniti da Euromax nell’ambito della richiesta per la concessione mineraria.

“Piuttosto sorpresi, scoprimmo che i documenti erano stati secretati”. Nel 2015, alcuni whistleblowers interni ad Euromax inviarono in Macedonia gli studi di impatto ambientale e sociale della miniera, completi e in inglese. “Per analizzarli ci siamo divisi in gruppi di lavoro coordinati da esperti delle varie aree tematiche per fare un quadro dei potenziali impatti della miniera sul territorio”.

La prima criticità riguarda la diga di contenimento dei 140 milioni di metri cubi di sterili (ndr i materiali di scarto del processo di estrazione) prodotti dall’estrazione. Alta 275 metri, se realizzata sarebbe una delle dighe più alte del mondo in ambito minerario. Gli attivisti accusano Euromax di aver sottostimato, nella progettazione della diga, i parametri di accelerazione del terreno in caso di terremoto. In uno studio di fattibilità pubblicato nel 2016, questo parametro risulta effettivamente inferiore rispetto ad un altro, calcolato solamente l’anno prima in uno studio commissionato da Euromax alla Golder Associates, una società del settore. Pur citando lo studio precedente nel proprio rapporto, la compagnia non fa menzione di questa incongruenza. Una dissonanza pericolosa, in un territorio dove, secondo l’Istituto Internazionale di Sismologia e Ingegneria Sismica, ha avuto luogo il terremoto più potente (7.7 sulla scala Richter) della storia della Macedonia, nella regioni sismica di Pehcevo-Kresna.

Mappa dettagliata sulle componenti della miniera di Ilovica-Shtuka. Nella mappa spiccano l’area della miniera (Open Pit Area, in grigio) e la zona smaltimento sterili (Tailings management facility, in rosso).

Data la vocazione agricola della regione, il tema dell’acqua è altrettanto scottante. Sempre Golder Associates ha condotto una valutazione d'impatto ambientale per conto di Euromax, da cui sono tratte le seguenti informazioni. La miniera consumerà un totale di 10 milioni di metri cubi d’acqua all’anno. Euromax sostiene che, pur prelevando le acque dalla riserva di Ilovica (la quale ha una capacità di 365 mila metri cubi), questa manterrà il suo livello attuale grazie a dei trasferimenti da una riserva vicina, Turjia. Non è indicato come Euromax abbia intenzione di mantenere intatti i livelli d’acqua di quest’ultima riserva.

Quando poi termineranno le attività minerarie, la compagnia smetterà di occuparsi del drenaggio delle acque dalla cavità della miniera, che in ottant’anni si trasformerà quindi in un enorme lago. Questo lago rischia di essere una fonte di acqua acida e contaminata, e di precipitati di ferro (ossia solidi insolubili derivati dalla saturazione di una soluzione) che potrebbero sedimentarsi ed ostruire il corso dei fiumi.

Nella valutazione ambientale, gli impatti sulla quantità e la qualità dell’acqua nella zona sono considerati piuttosto gravi, e proprio su questo tema si sviluppa uno degli aspetti più inquietanti della vicenda: “in uno degli annessi agli studi di fattibilità [precisamente l’Annesso 4, realizzato dalla Schlumberger Water Services], è scritto che il progetto di Euromax sarebbe ambientalmente accettabile solo se accompagnato da misure attive per ridurne l’impatto (i.e. impianti di depurazione). Sai cosa c’era scritto nella versione macedone? Che sarebbero state sperimentate delle misure passive. Le misure passive costano molto meno. Sono basate sulla filtrazione naturale degli agenti inquinanti tramite le piante, i ruscelli, il terreno. Ma nessun processo organico può riportare a livelli normali quest’acqua”, rendendo necessarie misure attive ma costose, di cui Euromax si occuperebbe, ma solo fino al termine delle attività estrattive. “Una volta depredato il territorio di tutto l’oro, Euromax pretende anche che ad occuparsi dei nuovi impianti di depurazione siano le compagnie pubbliche, con i soldi dei contribuenti.

I ritardi nell’inizio delle attività estrattive hanno messo in discussione la validità delle concessioni minerarie secondo le leggi macedoni, dando il via ad una complessa vicenda legale. In sintesi, Euromax possiede al momento due concessioni adiacenti, chiamate Ilovica 6 e Ilovica 11. I tentativi del Governo macedone di annullare almeno una delle due concessioni si sono scontrati con la tesi di Euromax secondo cui avrebbe la priorità sancire l’unione fra le due concessioni. L’ultimo aggiornamento risale al 27 marzo 2024, data del comunicato stampa in cui Euromax si impegna ad un ulteriore appello all’Alta Corte Amministrativa Macedone.

Ma la compagnia canadese, che nel suddetto comunicato alza i toni, sbandierando la minaccia di un arbitrato internazionale, potrebbe non essere in balia della giustizia macedone. Ad esempio, nei giorni in cui veniva realizzata l’intervista al Signor Tanusev, e precisamente il 4 maggio del 2023, la Corte Amministrativa della Macedonia diede respiro a Euromax, bloccando l’annullamento delle concessioni e rispedendo il caso alle autorità competenti. All’epoca, Gorgi non era per niente stupito dal verdetto.

A fine 2022, Euromax Resources ha acquisito un nuovo investitore. È l’ND Group B.V., una compagnia basata in Olanda ma fondata nel 2008 da Nazif Destani, imprenditore albanese e fondatore di Ecolog, una delle aziende più grandi del paese, ma con sede a Dubai. Nello stesso periodo, Euromax dichiarava nel rendiconto finanziario del 2022 una perdita di 46,5 milioni di dollari. “Chi investirebbe in una compagnia con un debito di queste dimensioni e le cui concessioni minerarie sono sotto processo?”, mi chiede retoricamente Gorgi. “Nessuno, se non qualcuno che può avere un impatto sull’esito di quel processo”. Il sospetto principale degli attivisti di Zdrava Kotlina è che Destani abbia utilizzato i suoi legami con il partito albanese BDI (Bashkimi Demokratik për Integrim, Unione Democratica per l’Integrazione) presenza fissa nelle coalizioni di governo ininterrottamente dal 2008, per ottenere l’annullamento del blocco alle concessioni.

L’azionista di maggioranza di Euromax, Galena Resources Equities Ltd., è invece una società controllata per metà da Trafigura, leader mondiale del commercio di metalli. L'altra metà appartiene a Tzolo Vutov, uno degli uomini più ricchi di Bulgaria. La società non brilla per trasparenza: secondo un documento rilasciato dall’Anti-trust macedone, sarebbe registrata alle Isole Cayman.

Fra gli azionisti figura anche la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD), garante, in teoria, della bontà del progetto; non secondo Gorgi. “La EBRD ha un interesse nello sviluppo di questa miniera. E se andiamo a vedere il suo contratto con Euromax, niente di ciò che era stato pattuito è stato ancora realizzato. Ad esempio, dovevano assicurarsi i diritti di accesso e sfruttamento dei terreni pertinenti alla concessione, e dopo tutti questi anni siamo ancora qua a discutere se la miniera si costruirà o meno. La EBRD è troppo disattenta per rappresentare una garanzia in questo progetto”. Il 10 settembre 2024, la EBRD ha ricevuto come saldo del proprio credito con Euromax una quota aggiuntiva di quote della società, aumentando la quota di azioni in possesso della banca dal 4,2 al 6,4%.

Euromax ha anche tentato di guadagnarsi il consenso della popolazione locale, donando denaro e attrezzi agricoli, in cambio della firma di un documento in cui ci si dichiarava a favore della miniera. “Di fatto, una compravendita di consenso su piccola scala”.

Nemmeno Zdrava Kotlina è stata risparmiata dalle pressioni della società canadese. “Euromax ha provato più volte a diffamarci, a corromperci o minacciarci; per noi si è semplicemente trattato di resistere. Penso che sia stato utile organizzarsi secondo una struttura decentralizzata. Ogni villaggio ha un comitato locale che agisce indipendentemente. Ma ogni decisione presa dall’insieme dei comitati è unanime. Ritengo sia un meccanismo molto democratico, e che ci permette di proseguire l’azione anche se un comitato dovesse sciogliersi. Questo tipo di organizzazione ha attratto nel movimento molte persone”.

In occasione del referendum sulla miniera del 2017, i 250 membri di Zdrava Kotlina hanno dato mostra di grandi abilità di comunicazione. “Abbiamo tenuto moltissimi incontri pubblici, andando anche porta a porta per spiegare le implicazioni del progetto. Abbiamo anche avuto degli incontri televisivi con i tecnici di Euromax. Dopo tre incontri, la società si è rifiutata di farne altri! Durante i dibattiti gli abbiamo rivolto delle domande molto precise, visto che essere più o meno esperti non toglieva rilevanza alle domande che facevamo, e che rimanevano senza risposta. Penso che questa sia stata una scoperta fondamentale: l’importanza di fare le domande giuste”.

Gli attivisti di Zdrava Kotlina sono attivamente impegnati nelle istituzioni locali, dove devono scontrarsi con l’opposizione attiva dei partiti, a prescindere dallo schieramento: “Io e altri due compagni siamo entrati nelle municipalità di Strumica, Bosilovo e Novoselo. Nelle municipalità abbiamo proposto di proibire ogni concessione di estrazione mineraria per preservare strategicamente l’orientamento agricolo della nostra regione. Le maggioranze nelle municipalità si sono opposte, pur essendo di partiti diversi!”. È da questo dato che, forse, la missione originale di Zdrava Kotlina si è ampliata.

“Noi abbiamo capito come attivisti che era importante cambiare il sistema, o per lo meno mettere delle barriere a livello locale contro questo tipo di società. Pur essendo da soli, nelle municipalità abbiamo fatto un grande lavoro, facendo domande e pressioni sui temi cruciali e lì dove notavamo delle anomalie fra la legge e la pratica. Le anomalie in Macedonia sono sistematiche, e un cambiamento è necessario”.

(Una versione di quest'articolo è stata pubblicata su Atman Journal )