Skopje ha infine sottoscritto l'accordo con gli USA per l'immunità dalla Corte penale internazionale. "Gli USA unica superpotenza, non possiamo averli contro", spiegano dal governo. Ma il tutto deve essere ratificato dal Parlamento ...
Alla fine il Governo macedone ha deciso di porre fine al chiasso che si era sollevato attorno alla questione dell' "offerta" americana di firmare, con la Macedonia, un accordo bilaterale di non-estradizione a favore dei militari Usa che si fossero resi responsabili di crimini giudicati dalla Corte Penale Internazionale. Molte ore dopo la scadenza dell'ultimatum posto per la firma (la mezzanotte dello scorso primo luglio), l'ambasciatore americano a Skopje Butler ed il Ministro degli esteri macedone, Ilinka Mitreva, hanno sottoscritto l'accordo.
Tutti coloro i quali credevano e speravano nella capacità della Macedonia di non cedere alle pressioni americane non devono dispiacersi poi troppo. Era infatti probabile se non certo che il governo alla fine avrebbe avallato le richieste USA. Fin dall'inizio erano in molti a sospettare che l'attendismo macedone era esclusivamente un modo per placare un'opinione pubblica non certo filo-americana.
Molti analisti, giuristi ed intellettuali di spicco si sono fatti carico della promozione di un dibattito pubblico sulla questione, tentando di far emergere la trasparenza dei meccanismi attraverso i quali il governo è arrivato a prendere la decisione della sottoscrizione dell'accordo. I favorevoli ed i contrari alla firma hanno esposto le loro ragioni. E molte di queste erano centrate sulla dicotomia USA-Unione Europea, o, per essere più precisi, su quali scelte avrebbe fatto la Macedonia nel crescente antagonismo tra Washington e Bruxelles. Dilemma ben chiarito da Vladimir Jovanovski su "Forum" in un articolo pubblicato qualche settimana fa. "La Macedonia, in realtà, vuole entrare a far parte dell'Unione Europea e non diventare un altro stato degli USA".
Sono stati sollevate una serie innumerevole di argomentazioni. Il Ministro della difesa Vlado Buckovski, seguendo la logica del Minstero che guida, durante la partecipazione ad un talk show politico su A1 TV, ha affermato che per la Macedonia l'appartenenza alla NATO è di gran lunga più importante rispetto all'integrazione nell'UE, sia perché è più ravvicinata nel tempo (la prima data possibile d'ingresso potrebbe già essere il 2006) e perché solo l'entrata nella NATO sarebbe in grado di stabilizzare la situazione, problematica, nel paese.
Ma Buckovski ha posto la questione in maniera tale da suggerire che, nel caso di fallimento dell'entrata nella NATO, sarebbe proprio quest'ultima (con gli americani) a destabilizzare il paese. E questo è creduto dalla maggior parte della comunità slavo-macedone. Con queste parole il Ministro della difesa ed il Governo hanno forse voluto facilitare il cammino della ratifica dell'accordo in Parlamento. Sembra sia prevalsa ancora la logica che "il buon politico deve guidare e non seguire e dovrebbe sapere quando una scelta, seppur dolorosa ed impopolare, va fatta".
Altri hanno invece affermato che la firma dell'accordo bilaterale con gli americani rappresentava una palese violazione del diritto internazionale avendo la Macedonia sottoscritto lo Statuto di Roma, con il quale nel 1999 si è dato avvio alla Corte penale internazionale. Lo ha affermato tra gli altri Vladimir Kambovski, professore di diritto penale e Ministro in molti governi precedenti all'attuale. "La convenzione di Vienna sancisce che non è possibile adottare provvedimenti in contraddizioni con accordi internazionali già ratificati".
Altra questione emersa e sulla quale vale la pena soffermarsi è quella sottolineata da chi era favorevole all'accordo. Secondo questi ultimi gli albanesi, schierati in modo monolitico con gli USA, avrebbero potuto, nel caso di mancata firma dell'accordo, aumentare la tensione nel paese imbracciando nuovamente le armi, per dimostrare come la Macedonia, senza gli USA, non avrebbe mai potuto raggiungere prosperità e stabilità.
La decisione sarebbe stata accelerata inoltre dalla delusione della classe dirigente macedone rispetto al vertice euro-balcanico di Salonicco. La Macedonia, e sono parole del Ministro degli esteri, non avrebbe ottenuto nulla di quanto si aspettava, e la strada verso l'Unione rimane lunga e tortuosa. Le eccessive aspettative (nelle quali però non tutti erano caduti, basti pensare alle affermazioni di Radila Shekerinska, Ministro in carico dell'integrazione europea, che aveva ricordato come "a Salonicco non sarebbe accaduto nulla di spettacolare") hanno contribuito alla disillusione del post Summit. L'interesse nazionale macedone ha compiuto un altro cambiamento di direzione ritornando a puntare verso la NATO dopo molti anni nei quali si era direzionato in prevalenza verso l'UE.
Anche gli americani hanno compiuto una mossa che ha favorito la scelta macedone. L'accordo è stato sottoscritto da USA da una parte e da Macedonia dall'altra. E non FYROM. Di fatto quindi secondo alcuni gli USA si sarebbero palesemente schierati nell'annosa disputa tra Skopje ed Atene. Alcuni però hanno fatto notare che non essendo presente per intero il nome "Repubblica di Macedonia", come sancito dalla costituzione, di fatto non vi sarebbe nessun riconoscimento formale del nome.
Denko Malevski, ex ambasciatore macedone presso le Nazioni Unite, ha affermato ad esempio, che l'utilizzo del termine "Macedonia" è stata una chiara vittoria per la diplomazia mecedone. I cinici potrebbero affermare che dovrebbe veramente felicitarsene dato che ha fatto poco, durante gli anni di rappresentanza presso le Nazioni Unite, per sponsorizzare la questione. Gli Usa non si sono pronunciati su cosa intendessero utilizzando "Macedonia" nel trattato.
All'opinione pubblica è stato detto che "gli Stati Uniti sono la sola superpotenza e che è meglio essere loro alleati". Firmando l'accordo inoltre la Macedonia non ha perduto l'assistenza militare che gli USA avevano minacciato di togliere ai paesi non signatari. Assistenza che ammonta attualmente a circa 12 milioni di dollari. Come affermato dal settimanale serbo "Nin": "bene se non firmiamo possiamo cavarcela perdendo qualche corso in inglese gratis per i nostri ufficiali ...".
Ma non tutto è perso per chi in Macedonia è più favorevole all'Unione Europea e scettico nei confronti della NATO. L'accordo deve infatti passare la ratifica del Parlamento che non è scontata. In Romania ad esempio, primo paese firmatario dell'accordo con gli USA, quest'ultimo è stato bocciato dai parlamentari.
I giornali di ieri hanno dato ampio rilievo ai moniti fatti da Pat Cox, Presidente del Parlamento europeo, che ha ricordato al collega alla presidenza del Parlamento macedone che i paesi che aspirano all'UE devono condividere la politica estera comune europea, che è ampiamente a favore della Corte penale internazionale. Adesso resta da vedere se il parlamento avrà la forza di opporsi alla decisione del Governo, cosa che, per una ragione o per l'altra, in passato non ha mai fatto.
La scorsa settimana tra la alter cose una meteora è caduta sul suolo macedone, da qualche parte sul monte Skopska Crna Gora, a nord di Skopje. La Macedonia non ha un astrologo ufficiale, ma se non era quello un segnale dalle divinità celesti, cos'altro lo può essere?