Il 2024 sarà un anno elettorale per eccellenza per molti dei paesi del mondo. Non fa eccezione la Romania che voterà per le europee, poi per le politiche e amministrative e infine per le presidenziali. Elezioni cruciali per le molte sfide che attendono i cittadini romeni
Il 2024 è forse l’anno più elettorale della storia, con il 51% della popolazione mondiale che andrà a votare in oltre 50 paesi del mondo. Tra questi anche la Romania, dove quest’anno si svolgeranno tutti i tipi di elezioni a partire dalle europee, poi locali, parlamentari fino alle presidenziali.
Dal punto di vista elettorale il 2024 è cruciale per la politica romena e la domanda che in molti si pongono è se i partiti di estrema destra riusciranno ad arrivare al potere. Bucarest inoltre guarda con particolare interesse alle elezioni che si svolgeranno negli Usa, nella Repubblica di Moldavia e in Russia.
In Romania, la scena politica è in pieno fermento. Nei partiti si negozia, si fanno e si disfano le liste con i candidati. Spetta invece al governo indire le date delle tornate elettorali: fissare le date resta ancora un nodo da sciogliere a causa delle divisioni interne ai partiti di governo: i socialdemocratici (PSD) vorrebbero una data a parte per ogni elezione, mentre i liberali (PNL) insistono per unificare almeno alcune tornate elettorali.
I primi invocano il rispetto della democrazia, i secondi ragioni organizzative e soprattutto finanziarie. Al di là delle dichiarazioni politiche, per il momento i sondaggi danno favoriti i socialdemocratici, mentre i liberali registrano un calo evidente rispetto alle ultime elezioni.
I due partiti alleati nell'attuale governo hanno deciso di presentarsi alle elezioni ognuno per proprio conto, ma pur di restare insieme alla guida del paese (nonostante siano uno di sinistra e l’altro di destra) potrebbero riconsiderare l’ipotesi di alleanze in seguito ai primi risultati elettorali.
La posta in gioco è l’isolamento politico dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), il movimento della destra populista che sta raccogliendo voti sia a destra che a sinistra. D’altra parte l'Unione per la Salvezza della Romania (USR), il Partito del Movimento Popolare (PMP) e la Forza della Destra hanno formato un'alleanza elettorale di destra per le elezioni di quest’anno, l’Alleanza della Destra Unita, che si propone come alternativa all'attuale governo PSD-PNL.
Europee, primo test elettorale per la politica romena
Le elezioni per il Parlamento europeo devono essere organizzate tra il 6 e il 9 giugno e nonostante il governo di Bucarest non abbia ancora deciso la data, è comunque probabile che si terranno il 9 giugno, scrive la stampa romena.
La Romania manderà al Parlamento europeo 33 deputati. Negli ultimi anni, l’interesse dei romeni per le elezioni europee è aumentato sostanzialmente, quasi raddoppiato. Se nel 2009 l’affluenza alle urne per le elezioni europee era stata inferiore al 28%, nelle ultime elezioni – quelle del 2019 – il 50,6% dei romeni aventi diritto di voto si è presentato alle urne.
Nell’attuale Parlamento europeo la maggior parte dei 33 deputati romeni fa parte del Gruppo PPE (14), dieci appartengono all’Alleanza dei Socialisti e dei Democratici per l'Europa (ASDE), cinque a "Renew Europe", uno al gruppo verde e uno al Gruppo dei conservatori e riformisti europei (CRE).
Secondo i dati di un sondaggio dell'INSCOP commissionato dall’agenzia di stampa News.ro, se le elezioni per il Parlamento europeo dovessero tenersi adesso, il PSD otterrebbe il 29,5% dei voti, il PNL il 18,8% e l'AUR il 18,4%. Per l’Alleanza della Destra Unita (USR, PMP, FD) voterebbe il 12,9% dei romeni, mentre "SOS Ro" di Diana Șoșoacă, altro movimento populista di destra, otterrebbe il 6,5% dei consensi.
Si nota una diminuzione significativa dei voti (circa il 10%) per i liberali, ma anche dei socialdemocratici, secondo i sondaggi perderebbero circa il 5% rispetto alle elezioni precedenti. Il risultato delle elezioni europee è importante anche in vista delle successive tornate elettorali che si svolgeranno in Romania.
Il leader dei socialdemocratici, Marcel Ciolacu, ha affermato che si dimetterà se il suo partito non vincerà le elezioni di giugno. Fonti interne alla politica romena indicano una possibile alleanza tra PNL e PSD se i punteggi cumulativi delle due formazioni supereranno, dopo il voto europeo, il 50% dei consensi.
Un’altra novità significativa riguarda i due partiti nazionalisti di estrema destra, AUR e "SOS Ro", che si preparano ad entrare per la prima volta nel Parlamento europeo, rafforzando questa corrente nell’UE.
Elezioni locali e parlamentari
Nel 2020, alle elezioni amministrative, sia i socialdemocratici che i liberali hanno ottenuto oltre il 30% di consensi. La loro alleanza di governo è risultata poi dalla crisi economica e di sicurezza a seguito della guerra nella confinante Ucraina.
A livello nazionale, davanti alla forte ascesa dell’AUR, i liberali potrebbero però cessare di essere il secondo partito nel paese. Al livello locale, invece, una delle battaglie elettorali più importanti è sempre stata quella per la carica del sindaco generale della capitale Bucarest.
Finora, l’unica candidatura certa è quella del sindaco in carica Nicușor Dan, sostenuta dalla Destra Unita (Dreapta Unită), formata da USR, PMP e Forza della destra, che domenica scorsa ha presentato non solo le sue liste per le elezioni del Parlamento europeo, ma ha anche formalizzato il suo sostegno alla nuova candidatura di Nicușor Dan al municipio di Bucarest. Secondo i sondaggi, però, l’attuale sindaco di Bucarest potrebbe vincere solo se sarà appoggiato anche dai liberali.
Elezioni presidenziali
Dopo dieci anni l'attuale presidente Klaus Iohannis chiuderà il suo secondo mandato e non potrà ricandidarsi. La corsa per la carica più alta dello stato è quindi aperta e i partiti stanno ancora elaborando le candidature. In Romania è prassi che i leader di partito si candidino anche alle presidenziali. Tenendo in mente tale tradizione, i sondaggi indicano già le preferenze dell’elettorato.
A guidare la classifica dei possibili presidenti è attualmente un indipendente, ma già candidato in passato dal PSD: si tratta di Mircea Geona, attuale vice-segretario generale della NATO che raccoglierebbe il 26,5% delle preferenze (anche se finora non ha annunciato la sua candidatura, mostrando solo vaghe intenzioni). Seguono Marcel Ciolacu col 18,9% e Diana Şoşoacă col 14%.
La difficile situazione economica, la povertà, la mancanza di trasparenza e la corruzione, nonché la sicurezza nazionale con la vicina Ucraina in guerra, sono solo alcune delle sfide a cui il lungo 2024 elettorale dovrà trovare delle risposte.