In primavera l'annuncio del premier Ponta: la Turchia finanzierà la costruzione di una grande moschea nella capitale rumena. Ne sono seguite accese polemiche. Un resoconto
Da 14 anni la Turchia si dice pronta a finanziare, a Bucarest, la costruzione di una moschea ma, sino ad oggi, nessun governo rumeno aveva dato seguito a questa disponibilità. La comunità musulmana in Romania è di circa 70.000 persone, equivalenti allo 0,3% della popolazione, in maggior parte membri delle comunità tartara e turca. Ma vi sono poi anche albanesi, rom e comunità immigrate dal Medio Oriente.
La più grande moschea della Romania oggi ha sede a Costanza, nella regione storica della Dobrogea, dove da secoli vivono una minoranza tartara ed una turca.
L'annuncio di Ponta
Nel maggio scorso ad invertire la posizione delle autorità rumene relativamente alla costruzione di una moschea nella capitale del paese ci ha pensato il premier Victor Ponta, che ha deciso di concedere gratuitamente per un periodo di 49 anni alla comunità musulmana della Romania un terreno di 11.000 metri quadrati nei pressi del centro fieristico Romexpo. Secondo i media rumeni il terreno avrebbe il valore di circa 4 milioni di euro.
La decisione ha scatenato dure critiche nel paese. “Costruire da noi la più grande moschea d'Europa e portare nel paese 6000 studenti musulmani rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale – ha affermato l'ex presidente Traian Băsescu - la decisione del governo del primo ministro Victor Ponta dovrebbe essere analizzata e respinta dal Consiglio Supremo per la Sicurezza”. Băsescu ha invitato inoltre il presidente turco Recep Erdoğan “a propagare l’islamismo in Turchia e non in un paese cristiano-ortodosso”. L’ex capo di stato si è infine rivolto poi al mufti della Romania Murat Iusuf chiedendogli se è al corrente del ”sogno dei terroristi dello stato islamico di allargarsi nei Balcani e nell’’Europa Centrale”.
Il primo ministro social-democratico Ponta ha ribattuto sottolineando di non aver fatto altro che dare seguito ad un’intesa tra lo stato rumeno e quello turco (due stati che hanno tra loro un partenariato strategico) di cui si era già parlato durante la presidenza dello stesso Băsescu. Ponta ha poi ribadito l'importanza delle relazioni tra i due paesi aggiungendo però che, date le polemiche sorte, non è più certo che il progetto della moschea alla fine si concretizzerà.
Nel dibattito sono scesi in campo anche alcuni tra i più noti storici nel paese. Tra questi Neagu Djuvara, che ha dichiarato senza mezzi termini al giornale online Gandul di considerare “inammissibile che un paese che ha lottato centinaia di anni contro il dispiegamento di elementi religiosi musulmani divenga ora un centro per la propagazione dell’Islam”.
Alina Mungiu Pippidi, presidente della Società Accademica di Romania (SAR), ritiene invece che la costruzione di una moschea non rappresenti alcuna minaccia e ricorda i rapporti "ideali" che i rumeni hanno con i turchi: "Aiutiamo per quanto possiamo la nostra comunità musulmana, con la quale abbiamo rapporti eccellenti. Vogliamo una moschea per i nostri musulmani ma non un centro turistico per fanatici. E' in questo spirito che la dobbiamo costruire".
Anche il deputato del Partito Social Democratico(PSD), Madalin Voicu, della minoranza rom, crede che la costruzione di una moschea "non rappresenti una tragedia". Ricorda inoltre che la Romania ha 13 minoranze riconosciute e rappresentate in parlamento, e questo a suo avviso è testimonianza "di un eccezionale esercizio democratico".
"La costruzione di questa moschea è una decisione politica tra i governi di Romania e Turchia", chiarisce a Euobserver Ruxandra Fatma Yilmaz, dottoranda sul tema dell'Islam in Europa presso la Scuola nazionale di scienze politiche di Bucarest (SNSPA). “Una decisione che non viene però dalla comunità musulmana locale. Molti appartenenti a questa stessa comunità sono rimasti sorpresi dalla decisione”.
All'inizio il mufti Murat Iusuf, a capo della comunità islamica della Romania, aveva affermato che la moschea sarebbe stata “la più grande d'Europa”. E' ritornato poi sui suoi passi durante una conferenza stampa a metà del luglio scorso nella quale ha sottolineato che la costruzione di una moschea a Bucarest (città dove vivono, secondo la stampa rumena, circa 10.000 musulmani) è un progetto pacifico ed è pensata per ospitare circa 1000 persone. Il mufti ha poi affermato che vi è in progetto di predisporre un'aula per circa 20 bambini, precisando che nessuno ha mai parlato di 6000 studenti islamici da ospitare.
Sulla questione è intervenuto anche il Patriarcato ortodosso rumeno che avrebbe dovuto ricevere dalla Turchia - nella mutualità dell'accordo - un terreno a Istanbul per costruirvi una chiesa, ipotesi poi tramontata. Il suo portavoce, Constantin Stoica, ha ribadito che la Chiesa ortodossa rumena non è contro la costruzione della moschea per la comunità musulmana, ”ma è naturale che debba esistere il principio della reciprocità e fino a questo momento non vi è alcun terreno offerto dalle autorità turche alla chiesa ortodossa tramite lo stato romeno”.
L'ex ministro degli Esteri Cristian Diaconescu era presente ad un incontro con l'allora primo ministro (ora presidente) Recep Tayyip Erdoğan, nel 2009, in cui si dibatté della questione ed ora ricorda che l'idea era quella del “mutuo scambio” ma che, nonostante vi fosse la volontà politica, vi erano problemi amministrativi.
L'idea della chiesa ortodossa ad Istanbul sarebbe stato accantonato “perché non permesso dalla legge turca”, ha affermato lo scorso 15 luglio il premier Ponta. Al suo posto, sempre secondo le parole di Ponta, la Chiesa ortodossa rumena riceverà ad Istanbul un terreno per costruire un albergo per pellegrini.
Spirito anti-islam?
Alcuni commentatori hanno sottolineato in queste settimane sulla stampa locale come le polemiche sorte in questi giorni potrebbero fomentare nel paese atteggiamenti anti-musulmani, mai riscontrati in passato.
"Certo, l'attuale dibattito potrebbe indurre qualcuno a tentare di alimentare tensioni” sottolinea l'ex ministro Diaconesu a Euobserver “in ogni caso la comunità musulmana in Romania è sempre stata estremamente pacifica e si è tenuta lontana da qualsiasi forma di polemica”. “Inoltre – aggiunge Diaconescu che non crede nella possibilità di derive estremiste - i membri dell'estrema destra in Romania sono molto pochi e la loro risonanza nella società è di fatto inesistente”.
Secondo l’agenzia pubblica di stampa Agerpres, a Bucarest vi sarebbero attualmente dieci immobili utilizzati come moschee. L’Agerpress cita inoltre il giornale turco Daily Sabah secondo il quale la moschea di Bucarest non sarebbe né l'unica né la più grande costruita dalla Turchia nei Balcani: la più grande moschea dei Balcani sarà infatti quella di Tirana (circa 4500 posti) i cui lavori sono in corso.