La Romania e le elezioni europee del 9 giugno. Secondo un sondaggio Eurostat saranno poco più di un quarto degli aventi diritto a recarsi al voto. Nei dibattiti poco spazio dedicato alla grave crisi economica che colpisce il paese, molto a modelle e imprenditori arrembanti che tentano l'approdo a Bruxelles
Sono 33 i posti all'Europarlamento per la Romania, settimo paese dell'Ue in base al numero di abitanti, due in meno rispetto all'anno scorso dopo la riforma che ha comportato la diminuzione dei posti totali a Strasburgo.
I posti assegnati alla Romania (e che garantiscono ognuno, otre alla carica di prestigio uno stipendio da settemila euro lordi, oltre quattomila netti al mese) sono pochi rispetto alle ambizioni di partiti parlamentari, extraparlamentari e anche di qualche indipendente come la 29enne Elena, modella, figlia del presidente Traian Băsescu che dopo essersi dimessa dal Partito democratico liberale ha deciso di correre da sola, ma sotto l'ombrello del suo nome celebre.
Ogni partito ha già fatto i suoi calcoli: il Partito democratico liberale (PLD) spera di ottenere 12-13 posti, lo stesso il Partito Social Democratico (PSD) mentre il Partito Nazional Liberale (PNL) può aspirare a 7 seggi, un numero insufficiente se pensiamo a quanti ex ministri siano alla ricerca di un nuovo lavoro.
Secondo un sondaggio di Eurostat solo un quarto dei romeni (26%) ha espresso l'intenzione di votare per le elezioni europee del 7 giugno. Gli elettori dicono che, in campagna elettorale, vorrebbero sentire parlare soprattutto di crescita economica, disoccupazione, inflazione e erosione del potere d'acquisto. Temi che preoccupano in genere tutti i cittadini europei.
In realtà la campagna elettorale sta assumendo tutt'altra connotazione, dal carattere spesso populista e grottesco. I candidati più che concentrarsi sui temi che preoccupano i cittadini sembrano mirare a quelli che distraggono la loro attenzione dalla crisi economica.
La figlia del presidente, che attira l'attenzione della stampa soltanto perchè figlia del capo dello stato, non è l'unico personaggio ''di colore'' sceso in campo per le elezioni europee. Si preapara ad atterrare a Strasburgo anche il più ricco uomo della Romania (secondo un classifica della rivista economica Capital) Gigi Becali, patron del club di calcio Steaua, appena uscito dal carcere.
Becali (50 anni) era stato arrestato all'inizio del mese per aver sequestrato, con le sue guardie del corpo, tre uomini che tentavano di rubargli l'auto (del valore di 162mila dollari). Secondo la polizia Becali e le sue sei guardie del corpo hanno sparato ai ladri (uno sarebbe stato colpito ad una gamba), li hanno chiusi nella macchina, portati in un paese vicino a Bucarest e lasciati lì.
Becali a cui piace autodefinirsi "Guerriero della luce", "San Giorgio" ecc. si ritiene una vittima della vicenda e siccome tutto è sucesso nella settimana prima di Pasqua si è affrettato a paragonarsi al Cristo sulla croce, offrendo una sua versione dei fatti secondo la quale dopo avergli rubato la macchina i ladri hanno cercato di estorcergli del denaro per farsela restituire.
Il miliardario, che oltre a possedere il club Steaua, fabbriche, immobili, detiene anche impressionanti aree di terreno edificabile ha trascorso comunque due settimane in carcere. Dalla sua cella Becali rilasciava tranquillo interviste scritte alla stampa.
Personaggio più che controverso, Becali non è solo un prodotto del fragile capitalismo selvaggio romeno, ma ultimamente è un prodotto mediatico, in quanto le televisioni, in gara per l'auditel, hanno mediatizzato al massimo ogni sua dichiarazione per il linguaggio colorito che usa ma anche per le sue importanti amicizie tra cui quella con il presidente Băsescu.
Appena uscito dal carcere, Becali ha dichiarato alle decine di giornalisti che lo aspettavano: "Ho foto con Berlusconi, filmati con il presidente Băsescu, filmati che testimoniano delle mie opere di carità, film con i monaci sul monte Athos, come posso essere un pericolo pubblico?".
Sotto sorveglianza giudiziaria e divieto di lasciare Bucarest e la contea di Ilfov, l'imprenditore è ora candidato per l'Europarlamento. Non per il suo partito - Partito Nuova generazione, che però non è riuscito a superare la soglia del 5% per entrare nel parlamento di Bucarest nelle elezioni dello scorso dicembre - ma per il partitito ultranazionalista România Mare (Grande Romania) di Vadim Tudor, anch'esso rimasto fuori dal foro legislativo.
Vadim, in realtà vecchio nemico del patron della Steaua, ha subito capito che il beneffattore Gigi Becali che regala soldi ai poveri, che in carcere cita la Bibbia e su cui tutte le tv aprono il telegionale, rappresenta la vittima perfetta di un ''complotto'' che dovrebbe portare molti voti a România Mare.
Vittimizzato, Becali potrebbe raccogliere anche i voti di quelli che non hanno fiducia nel sistema di giustizia romeno. A dar ragione a Vadim Tudor c'è anche un sondaggio INSOMAR secondo il quale Elena Băsescu, Vadim Tudor e Gigi Becali dovrebbero riuscire ad entrare nel Parlamento Europeo.
Secondo lo stesso sondaggio i democratici liberali del premier Emil Boc otterebbero il sostegno di un terzo dell'elettorato, seguiti a poca distanza dal Partito social democratico di Mircea Geoană con il 31%. A seguire i liberali (PNL) di Crin Antonescu con il 15%, l'Unione Democratica dei Magiari della Romania (UDMR) con il 7%, Elena Băsescu 6% e România Mare col 5%.
Lo stesso sondaggio mostra un declino della fiducia dell'elettorato verso gli attuali leader politici. Nonostante sia in discesa, il presidente Băsescu resta in testa, con il 43% delle simpatie, davanto al sindaco di Bucarest, Sorin Oprescu con il 36%. Seguono Crin Antonescu con il 32%, Mircea Geoană con il 31% e Emil Boc con il 28%.
Băsescu, Antonescu e Geoană sono anche i principali candidati per le elezioni presidenziali che si svolgeranno in autunno. Le europee saranno quindi anche un importante test in vista della competizione presidenziale. Băsescu può valutare le sue potenzialità, oltre ai sondaggi anche tramite i risultati che otterà a giugno il Partito democratico liberale di cui è il mentore spirituale, nonchè tramite i risultati della sua secondogenita, Elena.
Le europee rappresentano un test importante anche per l'ultranazionalista Vadim Tudor, rimasto fuori dal parlamento dopo le ultime elezioni politiche dell'anno scorso. Oltre al suo populismo e alla scelta di mettere Becali secondo in lista (dopo di lui, naturalmente) Vadim Tudor gioca anche la carte del nazionalismo via Chişinău in quanto, dice, i nazionalisti hanno seri motivi di frustrazione in merito alle vicende che riguardano la vicina Moldavia.