L'UE vuole conoscere meglio i rumeni e la Romania l'UE. In queste settimane sui media rumeni sono stati pubblicati numerosi sondaggi, studi e ricerche. Cosa vogliono i rumeni, chi sono, come vivono e soprattutto che pensano dell'integrazione? Sulla strada dell'Europa emerge un Paese diviso
Più si avvicina la data prevista per l'adesione della Romania all'Ue, più l'Unione vuole conoscere meglio i romeni. E secondo i sondaggi sembra che più i romeni s'informano su cosa significa integrazione nell'Unione Europea, più cala l'entusiasmo emerso in questi anni.
Sorprendente è infatti scoprire che rispetto all'anno scorso il sentimento di fiducia dei romeni nell'Ue è sceso del 6%. Sorprende perché i romeni sono sempre stati i più entusiasti e desiderosi di arrivare al traguardo che li renderà membri dello spazio europeo.
Anche se in discesa in materia di entusiasmo, la Romania resta tuttavia tra i paesi europei che ripongono maggior fiducia nell'Unione. Secondo il recente rapporto nazionale effettuato dall'Eurobarometer il 68% dei romeni ha fiducia nell'UE. Il 60% ritiene che l'Unione significhi libera circolazione, benessere e pace. Oltre la metà (55%) è invece convinta che dopo l'adesione del paese all'UE l'agricoltura soffrirà mentre il 50% dei romeni è preoccupato per la crescita delle tasse.
Timori per l'aumento dei prezzi dell'energia e dei prodotti alimentari per il 70% degli intervistati di un altro sondaggio, questa volta realizzato dall'Istituto IRSOP su iniziativa della delegazione della Commissione europea a Bucarest.
A paradigma del futuro nell'UE viene sempre più spesso presa l'esperienza dei vicini ungheresi, ad esempio, entrati il 1 maggio 2004 nell'Ue e che subito dopo hanno iniziato a fare la spesa in Romania.
Sta di fatto che 7 romeni su 10 considerano che solo a lungo termine l'adesione all'UE porterà più vantaggi che svantaggi. Ad esempio il diritto al lavoro nell'Ue non sarà riconosciuto subito dopo l'adesione, ma dopo un periodo di transizione che potrà durare dai 2 ai 7 anni.
"I romeni devono sapere a cosa vanno incontro ed essere preparati", ha dichiarato recentemente il capo della delegazione della Commissione europea a Bucarest, Jonathan Scheele. Il sondaggio IRSOP, intitolato suggestivamente "Valori romeni, valori europei" rileva inoltre che il 20% degli intervistati ritiene che in Romania ci sia meno rispetto per i valori sociali ,economici e umani.
Meno rispetto anche per la giustizia (per il 31%), le pari opportunità (per il 33%), per i diritti umani (secondo il 41%) oppure per la solidarietà (per il 47%). In questo contesto non è quindi da meravigliarsi se i romeni si ritengano inferiori agli europei oppure addirittura infelici.
Commentando questi risultati, Petre Datculescu, direttore dell'Istituto che ha realizzato il sondaggio, racconta le difficoltà incontrate: "Il progetto - dice il direttore - è stato molto provocatorio, ci ha obbligato a seguire una zona difficilmente quantificabile, inesplorata di solito nelle ricerche sociologiche. Qui non parliamo di opinioni oppure di abitudini ma di qualcosa di più profondo. Ci troviamo su un territorio mai abbastanza indagato, quello delle scelte di vita e dei criteri che stanno alla loro base".
Che i soldi non portino la felicità è un detto valido in determinate circostanze, non certo nella situazione rumena dove il potere d'acquisto è diminuito l'anno scorso del 16%. Se sul rapporto soldi/felicità si potrebbe discutere a lungo, sul legame tra il PIL e il tenore di vita in Romania le conclusioni non sono difficili da individuare. Ed ecco che nel Rapporto Nazionale sullo Sviluppo Umano 2003-2005 , realizzato dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, si indica come le performance economiche della Romania degli ultimi anni non abbiano migliorato in modo significativo la situazione del paese rispetto ad altri della regione.
E' vero che dal 2000 la Romania ha registrato una crescita economica notevole ma il progresso del paese resta tuttora più lento di quello di altri stati dell'Europa Centrale e dell'Est. E pure qualche elemento di ottimismo ci potrebbe anche trarre dal rapporto dato che la Romania è salita di 5 punti nella classifica che mette in fila i vari paesi del mondo secondo "prestazioni" economiche e sociali.
Se nel precedente rapporto il paese occupava il sessantanovesimo posto su 177 stati ora è salito di 5 posizioni, secondo gli indici di sviluppo umano (IDU) come la salute, l'educazione o il livello delle entrate.. Analizzando le otto regioni che compongono la Romania, si può constatare che tra di loro ci sono differenze notevoli di sviluppo umano. Solo due delle regioni hanno i valori del PIL pro capite sopra la media nazionale. Vivono, quindi, meglio gli abitanti dell'Ovest della Romania e quelli della capitale, Bucarest, dove si nota un valore due volte più alto della media nazionale.
Questo ha portato il consigliere presidenziale e noto economista Theodor Stolojan ad ammettere che "la Romania ha bisogno di politiche strutturali e regionali, come la realizzazione della riforma nell'amministrazione pubblica locale". E - aggiunge Stolojan - che "a volte la decentralizzazione ha significato il trasferimento dei problemi dal centro nel territorio, senza che fossero però trasferite anche le risorse necessarie". Dovrebbe anche essere ripensato l'equilibrio tra le attribuzioni e le risorse perché si sono regioni e contee che lamentano di dare troppo al centro e ricevere in cambio troppo poco.
Il rapporto del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo rileva che per i romeni l'Europa conta, ma di meno rispetto ai problemi quotidiani. Secondo il rapporto la maggior parte dei romeni si identifica prima di tutto con lo spazio comunitario locale, poi con il paese, segue la regione e finalmente anche l'Europa. Eppure, dicono gli esperti internazionali, rispetto al 1999, il numero dei romeni che si considerano prima di tutto europei è in crescita.
Stazionaria se non in crescità è anche la preoccupazione per la corruzione che resta senz'altro il maggiore problema del governo. Una corruzione che incide, senz'altro, sullo sviluppo umano e sull'attività economica. Da risolvere anch'essa, e senza dubbio in tempi brevi perché l'adesione all'Ue significa compiti e scadenze. Secondo l'organizzazione Transparency International, citata nel rapporto, su di un totale di 146 paesi, la Romania occupa l'ottantasettesima posizione in materia di corruzione.
Tutti questi sondaggi, studi o ricerche sarebbero uno strumento utile per le autorità, per capire meglio il polso dei cittadini rumeni, le differenze nazionali in materia di sviluppo e soprattutto il fatto che attualmente vi sono due Romanie - una povera e una ricca. E se i politici credevano che quella povera fosse per forza quella rurale, in realtà il concetto va esteso tra le regioni. La più povera resta la zona Nord-Est dove il PIL raggiunge solo un terzo di quello nazionale. In altre parole, più semplici, la Moldavia è la regione meno sviluppata del paese e non si intravedono per ora programmi abbastanza fattibili per farla uscire dalla povertà.