Chiudere le frontiere, introdurre di nuovo i visti, espulsioni più facili. Perché? Ci sarebbe secondo le autorità italiane da ''bloccare l'esodo dei rumeni". Che se ne pensa a Bucarest dell'aria che tira a Roma?
C'è aria di crisi tra Romania e Italia. Le intenzioni del nuovo governo di Roma preoccupano così tanto Bucarest da coinvolgere i rapporti bilaterali, che, dice il premier romeno Calin Popescu Tariceanu, possono soffrire a causa della percezione venutasi a creare in seguito alle dichiarazioni rese da alcuni politici italiani durante la campagna elettorale e che ora potranno concretizzarsi in misure da mettere in pratica.
In Romania si ha comunque la convinzione che in Italia si dia la caccia non solo ai delinquenti con passaporto romeno ma a tutti i romeni. Sono quasi 560.000 i romeni che soggiornano legalmente in Italia, lavorando e contribuendo con le loro rimesse all'1% del prodotto interno lordo del bel paese. Complessivamente invece, secondo le stime, i romeni presenti sul territorio nazionale sarebbero un milione. Troppi, si direbbe. Da far paura alle autorità di Roma che non hanno esitato a parlare di un vero e proprio esodo da arrestare. Ma l'UE ci lega le mani, aveva dichiarato il ministro degli Interni Maroni, riferendosi all'espulsione dei cittadini romeni.
L'argomento preferito, strumentalizzato al massimo nella campagna elettorale - è questa opinione largamente diffusa in Romania - è stato centrato sulla criminalità, sui delinquenti arrivati dalla Romania in Italia dove senza un lavoro e privi di adeguati mezzi di sussistenza commetterebbero i più efferati delitti. Fare di tutta l'erba un fascio, criminalizzare in massa un intero popolo, è troppo però per la Romania che dichiara nuovamente di assicurare piena collaborazione per contrastare la criminalità romena di cui nessuno nega l'esistenza.
Il fatto che il ministro dell'Interno italiano Roberto Maroni abbia annunciato più volte la necessità di rinegoziare con l'UE il diritto di libera circolazione delle persone per quanto riguarda i romeni, che il presidente della Camera Gianfranco Fini abbia affermato la necessità di introdurre i visti per i romeni, che il ministro degli Esteri Franco Frattini auspichi processi rapidi e il rimpatrio in Romania dei delinquenti perché "non è giusto scontare la pena nelle carceri italiane a cinque stelle" ha spinto Bucarest a reagire con fermezza.
Il ministro della Difesa Teodor Melescanu fa sapere che "non consentiremo che i romeni onesti in Italia siano lesi e che nascano sentimenti antiromeni e xenofobi nella penisola". Mentre il premier Calin Popescu Tariceanu dopo una riunione convocata d'urgenza sul tema dei romeni in Italia ha voluto precisare che alimentare atteggiamenti xenofobi può influire sui rapporti tra Italia e Romania e questo - considera - non è nell'interesse di nessuna delle due parti.
In gioco ci sono interessi comuni, sottolineano le autorità romene. Sono già 25.000 infatti le imprese a capitale italiano che operano in Romania.
E dei buoni rapporti economici parlava alcuni giorni fa sul quotidiano "la Repubblica" anche Stefano Albarosa, nuovo presidente di Unimpresa, l'associazione che in Romania riunisce Confindustria, Confartigianato, Confesercenti, Confagricoltura. Albarosa spiegava: "Con gli italiani in Romania lavorano 800 mila romeni, l'interscambio fra i due paesi è di 12 miliardi di euro; per dare un'idea, 12 miliardi è l'obiettivo che l'Italia forse raggiungerà tra due anni con l'India!" .
Perciò gli imprenditori italiani in Romania non possono stare con le mani in mano. Stanno preparando una lettera per il ministro degli Interni Maroni, perché "identificare il problema dell'ordine pubblico in Italia con Romania o romeni è profondamente sbagliato, ingiusto e controproducente".
Innanzitutto chiederanno a Maroni di rendere note fino in fondo le statistiche; spiegare che ogni anno di 450 casi di stupro e violenze o assassini di donne in Italia, più della metà sono commessi fra le mura domestiche per mano dei mariti stessi delle vittime. Gli imprenditori chiederanno inoltre al governo di focalizzare le politiche italiane di assistenza e controllo sui rom che, a loro avviso, pur avendo un passaporto romeno non sarebbero tutti rumeni. In queste richiesta incarnano appieno l'atteggiamento ampiamente diffuso nella società rumena rispetto ai rom.
Il primo ministro rumeno Tariceanu critica invece le autorità italiane: perché hanno permesso e permettono la costituzione di campi nomadi abusivi vicino a Roma o in altre città. In Romania questo a suo avviso non accadrebbe. Vi sarebbero inoltre leggi più dure, il carcere per chi delinque e la certezza della pena. I criminali, dicono le autorità rumene, non hanno nazionalità. Delinquono in Romania ma anche in ogni altro paese dove vanno. Ed è più incoraggiante per loro sapere che non dappertutto vengono puniti. Il capo del governo di Bucarest punta inoltre il dito verso le autorità italiane anche perché non sarebbero state abbastanza ferme quando hanno capito che nei campi nomadi si stava diffondendo la delinquenza.
Le autorità di Bucarest hanno dichiarato ripetutamente di considerare le prese di posizione dei politici italiani come dichiarazioni elettorali. Tra l'altro il tema dell'immigrazione romena, di quelli che commettono reati e non quelli che lavorano, ha fatto vincere Alemanno a Roma. E' questa l'impressione che si respira in Romania. Ma ora il governo Berlusconi dichiara di voler mantenere le promesse. Promesse tra l'altro ben collocate nella realtà. Non c'è dubbio che i fatti di cronaca esistono, così come esistono le statistiche che mettono i romeni al primo posto nella classifica della criminalità straniera. Anche questo si sa e si condanna in Romania.
I romeni stessi che vivono in Italia hanno cominciato a denunciare i propri connazionali qualora vengano a conoscenza di reati. E' successo qualche giorno fa a Firenze per una rapina. Molte associazioni hanno preso le distanze dai delinquenti e hanno invitato i romeni a collaborare con le autorità italiane. Continuare a collaborare, iniziare un nuovo dialogo su questo problema, è questo che vorrebbe anche il governo di Bucarest. Perciò proporrà l'invio urgente da Bucarest a Roma di una squadra interforze comprendente rappresentanti della polizia e della magistratura, procuratori, una squadra che appoggi le autorità italiane nel contrasto alla criminalità.
Non è però ancora chiaro quale effetto possa ottenere tale proposta, visto che dopo il caso Reggiani erano già stati inviati in Italia 18 poliziotti romeni, tra cui alcuni di origine rom, che hanno aiutato i loro colleghi italiani ad arrestare oltre 1000 delinquenti romeni. Per il primo ministro romeno il diritto di libera circolazione dei cittadini comunitari rappresenta comunque un diritto che non può essere limitato.
Nei giorni scorsi l'europarlamentare liberale romena Renate Weber ha chiesto le dimissioni di Franco Frattini dalla carica di Commissario per la giustizia per le sue dichiarazioni sulla restrizione della libera circolazione dei romeni. I giornali di Bucarest sottolineavano tra l'altro che Frattini vuole espellere dall'Italia gli immigrati poveri e che l'Italia ha perso il portafoglio per la giustizia (ricevendo quello per i trasporti) proprio a causa del suo atteggiamento verso l'immigrazione.
I commenti che trapelano dalle pagine dei giornali di Bucarest ammettono sì che in Italia la criminalità romena fa paura e che in qualche modo gli italiani hanno il diritto di difendersi, ma non esitano a qualificare come "neofasciste" talune misure reali o ipotetiche che il nuovo governo italiano paventa.