Sono numerosi i progetti europei in Romania che mirano a sviluppare le infrastrutture e competenze digitali. Tra questi RO-NET, per dare accesso alla banda larga nelle aree svantaggiate della Romania
L’Unione europea dedica particolare attenzione, anche in termini di risorse, al ruolo di internet all’interno dei propri stati membri. L’obiettivo della coesione si raggiunge infatti anche attraverso la connettività digitale e le relative competenze, e non riguardano solo gli individui intesi come consumatori finali dei prodotti web, ma anche e soprattutto le imprese in un’ottica di maggiore competitività, nonché la pubblica amministrazione in una prospettiva di efficienza.
All’interno dei Balcani uno dei paesi che merita attenzione è quello della Romania: nel 2019 poco più di un rumeno su due ha utilizzato internet in maniera continuativa. Questo rapporto fa davvero riflettere se pensiamo quanto internet giochi un ruolo fondamentale nella quotidianità di ognuno di noi, dal lavoro allo svago. Per questa ragione l’Unione europea – tramite il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (ERDF, acronimo inglese) – in questi anni sta investendo in Romania in infrastrutture digitali e tecnologiche quasi 3,5 miliardi di euro. Una cifra che ha permesso alla Romania di attivare numerosi progetti nell’ambito.
Sono diversi gli esempi al riguardo. Uno su tutti è il progetto RO-NET , che mira a dare accesso alla banda larga alle aree svantaggiate della Romania, soprattutto con l’obiettivo di colmare il divario tra le aree rurali e quelle più urbanizzate. L’ambizione del progetto è quella di raggiungere circa 800 delle oltre duemila località in Romania identificate come aree bianche, ossia quelle aree geografiche in cui gli operatori privati non sono tendenzialmente disposti ad investire in questo tipo di tecnologia.
Un intervento che va nella stessa direzione è la digitalizzazione del catasto nelle sette aree rurali meno sviluppate del paese, e che coinvolge un totale di 660 enti amministrativi. Questo progetto non riguarda solamente la mera trascrizione dei diritti immobiliari dai registri cartacei a dei terminali digitali, ma anche e soprattutto la formazione del personale coinvolto nel processo di registrazione.
Un altro progetto è quello che segue l’avanzamento, soprattutto in termini di competenze tecnologiche, dell’industria 4.0 nell’economia locale della città di Cluj-Napoca. Questo con il fine principale di creare una migliore raccordo tra domanda e offerta di lavoro. Nella stessa ottica è stata implementata, in partenariato con la Bulgaria, la piattaforma trilingue VISA che mette più facilmente in contatto chi cerca lavoro in uno stato con chi offre una posizione nell’altro.
Nonostante le numerose iniziative che si possono menzionare, come evidenzia il grafico sottostante con dati presi da Cohesiondata , la Romania, insieme al fanalino di coda della Bulgaria, resta tuttavia lo stato membro balcanico che dirige, in percentuale, meno risorse delle politiche di coesione al potenziamento digitale delle proprie infrastrutture e dei propri cittadini. Sarà interessante vedere se, considerando anche le conseguenze della pandemia, l’Unione Europea deciderà con il nuovo budget 2021-2027 di dare ancora maggiore priorità alla coesione digitale in questi paesi.
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