A cento anni dalla nascita, una mostra a Bucarest ricorda Monica Lovinescu, intellettuale ed autrice radiofonica per Radio Europa Libera, una delle voci più rispettate dell'opposizione democratica al regime totalitario comunista di Nicolae Ceaușescu
La libertà d'espressione non è sempre stata, e ancora oggi non è ovunque nel mondo, un diritto fondamentale e ovvio. La libertà di parola di cui godiamo oggi è il risultato del coraggio e del sacrificio di coloro che hanno lottato e spesso sacrificato le proprie vite. Sebbene ne siamo consapevoli, pochi ricordano personaggi cruciali come Monica Lovinescu, Radio Europa Libera e il periodo in cui si formava un blocco intellettuale in Europa orientale impegnato nella difesa e nella promozione della libertà di pensiero.
Radio Europa Libera, fondata nel 1950 a Monaco di Baviera durante la Guerra Fredda, ebbe un impatto significativo sulla Romania e sull'Europa orientale. Finanziata dal governo degli Stati Uniti attraverso il Congress for Cultural Freedom, la radio aveva come obiettivo principale contrastare la propaganda comunista diffusa dai regimi totalitari dell'Europa dell'Est e aveva stazioni dedicate per la Bulgaria, la Cecoslovacchia, la Polonia, l’Albania e la Romania di Nicolae Ceaușescu.
Più della metà della popolazione romena ascoltava i programmi di Radio Europa Libera, nonostante le dure misure del regime nei confronti di chi veniva denunciato come ascoltatore. Su Radio Europa Libera si potevano ascoltare notizie accurate, analisi obiettive e opinioni non filtrate sulla situazione politica e sociale del paese. Le "Lettere dalla Romania" e "Tesi e antitesi" di Monica Lovinescu, una delle voci più riconoscibili della radio, erano particolarmente ascoltate e rispettate per onestà e coraggio nel mettere in luce le ingiustizie del regime comunista.
Purtroppo tutto questo oggi non viene insegnato nelle scuole. Per fortuna, però, ci sono iniziative che riescono a far luce su quel periodo, che tende a essere dimenticato. La mostra su Monica Lovinescu intitolata "La voce che ci è stata data", aperta a Bucarest fino al 4 febbraio, è una di queste iniziative - affascinante nel suo contenuto, singolare nel suo focus.
La vita di Monica Lovinescu appare nella mostra come uno sforzo continuo per sfidare apertamente il regime comunista e offrire un punto di vista critico, intellettuale e coraggioso. Lovinescu ha rappresentato la voce di coloro che non potevano parlare liberamente, rischiando la propria sicurezza personale per difendere verità e giustizia.
Nata nel 1923 a Bucarest, Lovinescu è cresciuta in un contesto culturale ricco. Suo padre, Eugen Lovinescu, era uno stimato critico letterario. Dopo la laurea, nel 1947, ottenne una borsa di studio per studiare in Francia. "Partire per Parigi equivaleva a lasciare questa prigione, anche se pensavo di andarmene solo per un anno o due, finché l'Occidente non avesse liberato l'Oriente. Altrimenti non avrei lasciato mia madre. Non ho mai sospettato che sarebbe stato per tutta la vita", scrive Monica Lovinescu. Nel settembre del 1947 salì su un treno, da cui scese più volte, cambiò per un treno merci che trasportava carbone e passò la sua prima notte nella capitale francese.
A Parigi, Lovinescu si è circondata di intellettuali romeni come Mircea Eliade, Emil Cioran, Eugen Ionescu che si trovavano in esilio. Dal 1951 al 1974 ha collaborato con le trasmissioni in lingua romena della radio francese e con la redazione centrale delle trasmissioni per l'Europa orientale.
A partire dagli anni Sessanta, insieme al marito, lo scrittore Virgilio Ierunca, hanno ha dato vita su Radio Europa Libera a due programmi settimanali: "Notizie culturali romene" e "Tesi e antitesi a Parigi", programmi che ebbero una forte influenza sulla vita culturale della Romania, priva di informazioni sugli eventi culturali e politici dell'Occidente. La resistenza attraverso la radio ha mantenuto in vita la cultura romena, fornendo un'alternativa alle narrazioni distorte dei regimi comunisti.
Monica Lovinescu e i giornalisti di Radio Europa Libera in generale rischiarono di pagare con la propria vita l'aver voluto parlare liberamente.
Nel 1977, Ceausescu ordinò alla Securitate di chiudere la bocca a chi tentava di offrire speranze di libertà e cambiamento. Il giorno prima del suo compleanno, Monica Lovinescu fu picchiata davanti a casa sua e lasciata priva di sensi. Dopo cinque giorni di ricovero, uscì dall'ospedale per partecipare alla conferenza stampa di Paul Goma alla televisione francese e per denunciare l'attacco al microfono di Europa Libera.
"Mi hanno chiesto di entrare in casa perché avevano un messaggio per me, ho pensato che fosse sospetto perché hanno detto 'signora Monica' e qui 'signora' seguita dal nome di battesimo non si usa. Non li ho fatti entrare e allora hanno cominciato a colpirmi in testa. Sono caduta a terra, ho lanciato un urlo, sono svenuta e qualcuno è arrivato dalla strada, sono scappati, li ha rincorsi, non li ha trovati", ha raccontato Lovinescu. "Mi sono svegliata qualche ora dopo, mentre facevo la radiografia. Me la sono cavata solo col naso rotto e nessun danno grave e con il viso e il braccio gonfi. Ceaușescu voleva colpirmi in modo che rimanessi un vegetale".
Neanche l'attentato ha impedito alla Lovinescu di parlare e denunciare il regime comunista: questa è rimasta la sua missione fino alla fine dei giorni. Il rimpianto più profondo di Monica Lovinescu fu l'impossibilità di rivedere sua madre. Denunciata alla Securitate e imprigionata all'età di 71 anni, la madre morì infatti in carcere, mantenendo la sua lealtà alla figlia e rifiutandosi di tradirla.
La mostra in onore di Lovinescu presenta frammenti della toccante corrispondenza tra madre e figlia. "Ho deciso di ammirare mia madre, non solo per l'intellettuale che era, ma anche per l'eroina che è diventata in prigione, rifiutando a costo della vita di dare alla Securitate le armi (una lettera a me) per ricattarmi. In quel momento mia madre mi ha partorito una seconda volta. Avendomi dato la vita, mi ha dato anche la libertà di comportarmi secondo la mia natura, senza dover scegliere tra il suicidio o diventare un 'loro' strumento. Ma come posso trovare le parole per descrivere mia madre senza cadere in sublimi luoghi comuni? Probabilmente bisogna avere del genio, e io non ho nemmeno talento. Almeno non abbastanza da poter competere con un simile modello. Tuttavia, c'è un solo libro che avrei voluto scrivere: proprio 'Il libro della madre'".
È difficile immaginare la Romania democratica se la voce di Monica Lovinescu non avesse plasmato la mentalità della popolazione romena, incoraggiandola a pensare liberamente e a comprendere la vera natura del regime totalitario. La sua eredità, insieme a quella di Radio Europa Libera, costituisce un capitolo fondamentale nella lotta per la libertà e la democrazia in Europa.
In occasione del centenario dalla sua nascita è stata eretta, alla fine dell'anno scorso a Bucarest, nel quartiere Cotroceni, una statua a Monica Lovinescu e al suo compagno, il poeta Virgil Ierunca. Ci sono voluti cento anni per riaccendere la speranza, affinché le nuove generazioni ricordassero la storia e l'importanza di difendere i principi democratici.