Si apre tra i dubbi la presidenza della Romania del Consiglio dell'Ue. Il motto del governo romeno è "Europa della convergenza" ma il paese si presenta a questo importante appuntamento profondamente diviso
A partire dal primo gennaio 2019 la Romania ha assunto la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. Membro dell’Unione da dodici anni, la Romania per un semestre si prende carico di coordinare le attività dell’Ue in un periodo molto delicato, in particolare nei settori dell'economia e sicurezza ma anche per dossier sensibili quali Brexit, spazio Schengen, bilancio post 2020, immigrazione ed elezioni europee che si svolgeranno a maggio.
Quattro le priorità dichiarate dalla presidenza romena che vuole contribuire ad un'Europa della convergenza, ad un’Europa più sicura, ad un'Europa come forte attore globale e ad un’Europa dei valori comuni.
Secondo il primo ministro della Romania, Viorica Dăncilă: ”Non devono più esservi cittadini di primo rango e cittadini di secondo rango nell’Unione Europea. Occorre che vi sia accesso alle risorse dell’UE uguale per tutti i cittadini, in modo da consolidare l’Unione europea e il suo futuro”.
Dubbi europei
Emerge comunque un quadro complesso dove oltre ai dossier sensibili da gestire Bucarest si deve confrontare con una serie di dubbi da parte di istituzioni e partner europei. Tra le preoccupazioni emerse in questi mesi a Bruxelles vi sono innanzitutto quelle inerenti alla situazione politica, sociale ed economica instabile in Romania.
Le istituzioni europee, a partire dal Parlamento, si sono più volte espresse con preoccupazione in particolare in merito alle riforme della giustizia fortemente volute dal governo in carica romeno e per lo stato di diritto nel paese. Per le stesse ragioni sono continue le polemiche tra esponenti del governo romeno e il presidente della Romania, Klaus Iohannis. Lo stesso presidente romeno il mese scorso dichiarava che la Romania non era pronta ad assumere la presidenza del Consiglio dell'Ue.
Dal suo canto, il numero uno della Commissione europea, Jean Claude Juncker ha ribadito di recente che la Romania è preparata dal punto di vista tecnico ma allo stesso tempo ha tenuto a precisare che il governo di Bucarest non ha capito “cosa significhi presiedere i paesi dell’Ue”. “Perché – ha precisato Juncker - un’azione prudente necessita della disponibilità nell’ascoltare gli altri”. Da Bucarest la risposta è arrivata dal primo ministro della Romania, Viorica Dăncilă, già europarlamentare. A suo avviso la Romania è preparatissima tanto da aver anche scelto uno slogan ottimista per la sua presidenza: ”Coesione, un valore comune europeo”. Coesione di cui avrebbe certo bisogno anche la Romania.
Viorica Dăncilă ha poi parlato di una Romania fortemente legata alle idee europee ed ha rassicurato sul fatto che la presidenza romena agirà per ridurre le differenze di sviluppo tra i paesi Ue, per l’accesso uguale ai benefici, per rimuovere i fattori che generano separazioni o gerarchie tra gli stati membri.
Desiderio Schengen
Intanto, per quanto la riguarda, la Romania si augura di essere ricevuta nello spazio Schengen. In dicembre il Parlamento europeo ha chiesto ufficialmente al Consiglio dell’Ue che la Romania e la Bulgaria vengano ammesse nello spazio Schengen. Bucarest ritiene di aver adempiuto da anni ai criteri richiesti, investendo nella sicurezza delle frontiere, e che ora manca solo il voto politico, unanime, del Consiglio dell'Ue.
Ma anche su questo aspetto continuano a pesare le preoccupazioni nei confronti della Romania per quanto riguarda il modo in cui intende modificare le leggi sulla giustizia. L'Ue infatti non esita a contestare al governo guidato dai social-democratici l’adozione di misure che rischiano di indebolire la lotta alla corruzione ed a Bruxelles vi è la sensazione che, su questo aspetto, si stiano facendo passi indietro anziché in avanti.
Fattore Dragnea
Tra le modifiche pensate dai socialdemocratici all'attuale legislazione vi è anche un'amnistia, la cosiddetta misura “salva politici corrotti”, che salverebbe dal carcere in primis Liviu Dragnea, il presidente del Partito Socialdemocratico, considerato il primo ministro de facto del paese (a causa dei suoi problemi con la giustizia non ha potuto assumere la carica di premier ma “solo” quella del presidente della Camera dei Deputati).
Per il PSD, Dragnea - accusato di fatti di corruzione con fondi dell’UE - sarebbe una vittima della giustizia romena. E all’inizio della presidenza romena è partita da parte di Dragnea anche una causa nei confronti della stessa Commissione europea. Secondo il sito della Corte europea di giustizia, ripreso dalla stampa romena, il leader del PSD avrebbe richiesto l’annullamento del rapporto OLAF (l’Organismo Antifrode dell’UE) che ha riscontrato frodi con fondi europei nel caso del dossier TEL Drum in cui è coinvolto proprio Dragnea.
Le tensioni tra il PSD e Bruxelles sono in continuo aumento, soprattutto da quando i socialdemocratici hanno vinto, due anni fa, le elezioni politiche in Romania.
Sovranismo
Nel novembre scorso la Commissione europea aveva avvertito la Romania che si stava allontanando dai progressi registrati dalla sua adesione all’Ue soprattutto per quanto riguarda la lotta alla corruzione, lo stato di diritto e l’indipendenza della magistratura. Critiche respinte al mittente da parte dei politici di Bucarest che hanno richiamato la libertà di governare il paese secondo il programma di governo.
Questi atteggiamenti hanno posizionato la Romania vicino al sovranismo dell’Ungheria di Viktor Orbán e della Polonia di Mateusz Morawiecki, due paesi sorvegliati da vicino da Bruxelles.
Alle critiche di Bruxelles il governo romeno ha risposto con un discorso spesso euroscettico che alla fine ha portato alla diminuzione della fiducia dei romeni nelle istituzioni europee. Mentre la Brexit ha aumentato in genere l’apprezzamento degli europei rispetto all’appartenenza all’Unione, per quanto riguarda i romeni (“rinomati” nel passato per il loro euroentusiasmo) la dinamica è stata contraria. Secondo l’ultimo Eurobarometro, a settembre il 49% dei romeni trovava positiva l’appartenenza all’UE, una percentuale di 10 punti in meno rispetto ad aprile dell’anno scorso.
Tutto in aumento
La Romania e stata negli ultimi anni il paese europeo che ha registrato la più alta crescita economica. Nel terzo trimestre dell’anno scorso si è però registrato un rallentamento e la Romania con una crescita economica del 1,9% si è posizionata al secondo posto nell’Ue, alle spalle di Malta.
Per mantenere le proprie promesse elettorali il governo ha aumentato stipendi e pensioni, misure che hanno inciso sull’inflazione (del 3,2% a novembre con il primato nell’Ue).
L’anno nuovo inoltre è partito in forza con nuove tasse per rimpinguare le casse dello stato. Tra queste una tassa denominata “sull’avidità”: per tentare infatti di tenere il deficit pubblico sotto il 3% il governo ha introdotto una tassazione sugli utili delle banche.
Nuove tasse anche per le aziende nel campo dell'energia e delle telecomunicazioni. Misure salutate con un crollo in borsa del 12% lo scorso 19 dicembre, perdendo tutto ciò che era stato guadagnato in un anno. Intanto uno studio della Banca Nazionale Romena (BNR), citato dalla stampa, ha segnalato che solo due banche “sopravviveranno” in Romania alla “tassa sull’avidità”.
Intanto il governo romeno deve fare i conti con il difficile dialogo con il capo dello Stato, Klaus Iohannis e mettersi d’accordo su chi debba rappresentare il paese nel Consiglio europeo, visto che la Romania è una repubblica semipresidenziale.
L’anno 2019 rappresenta una sfida importante per la Romania: non solo ha la presidenza del Consiglio dell'Ue ma si affronteranno anche elezioni europee e presidenziali. In ogni caso il 10 gennaio si aprirà ufficialmente la presidenza romena. Il programma prevede un concerto inaugurale all'Auditorium di Bucarest (Atheneul Roman), tenuto da rinomati musicisti romeni e dall'orchestra dell'Unione Europea, con artisti da tutti gli stati membri. Il giorno successivo si svolgerà un incontro comune di lavoro tra la Commissione europea e il governo di Bucarest.