C’è vento di guerra (fredda) sul Mar Nero. Le navi russe prendono posizione, il parlamento della Crimea ha dichiarato la propria indipendenza da Kiev, i leader dei paesi occidentali del gruppo G7 lanciano il loro monito a Mosca. E la Romania guarda al tutto con grande preoccupazione
Il confine romeno non dista più di 400 chilometri dalla penisola di Crimea. E la Romania, paese NATO e paese UE più vicino al conflitto, guarda con preoccupazione a crescente quanto sta avvenendo lungo i propri confini settentrionali e orientali.
Manovre militari
Da mercoledì scorso sono iniziate sulle acque sempre più agitate del Mar Nero esercitazioni navali comuni tra USA , Romania e Bulgaria. Stando alla stampa di Bucarest, che cita la Reuters, all’esercitazione partecipano il USS Truxtun - cacciatorpediniere con 300 marinai a bordo e munito di missili tipo terra-aria, antibalistici (di tipo SM-3), antisottomarino e Tomahawk – tre navi rumene - la fregata Regina Maria e due corvette - mentre la Bulgaria è presente con la fregata Drazki. Il ministro romeno della Difesa, Mircea Dusa, ha tenuto subito a precisare che l'esercitazione comune era prevista da tempo e non avrebbe quindi nulla a che vedere con la situazione in Ucraina.
Intanto la NATO ha alzato in volo su Romania e Polonia l’aereo di ricognizione AWACS. Altri aerei F16 sono arrivati inoltre in Polonia. Il mese prossimo (si compiono 10 anni da quando la Romania è entrata a far parte dell’Organizzazione Nord Atlantica) il segretario americano della Difesa, Chuck Hagel, si recherà proprio in Romania, dove sarà ricevuto dal suo omologo Mircea Dusa, nonché dal primo ministro Victor Ponta e dal presidente Traian Băsescu. Si discuterà della posizione geostrategica della Romania nell’attuale contesto regionale; della situazione in Ucraina e Russia e infine dello stato dell'arte per quanto riguarda il dislocamento dello scudo antimissile a Deveselu, nel sud della Romania.
Assistenza sanitaria, accordi militari
La Romania aveva offerto fin da subito assistenza medica per i feriti negli scontri di Maidan. Undici pazienti sono stati portati in Romania per via aerea e ricoverati in ospedali di Bucarest. Ringraziando per il sostegno ricevuto dallo stato romeno, l’ambasciatore ucraino in Romania, Teofil Bauer, ha affermato che “l’Ucraina si sta guadagnando con il sangue la sua appartenenza all’Europa. Non dobbiamo abbandonare la strada europea. Speriamo nell’appoggio dei paesi che hanno assicurato l’integrità dell’Ucraina, a partire dal Memorandum di Budapest firmato nel 1994”.
Anche le autorità romene hanno fatto appello in più occasioni al Memorandum di Budapest tramite il quale USA, Gran Bretagna e Federazione russa si erano costituiti come garanti dell’indipendenza e dell’integrità dell’Ucraina.
Inoltre all'inizio di questa settimana il ministro degli Esteri Titus Corlățean è volato nella capitale ucraina per firmare un accordo militare che ha lo scopo di aumentare la fiducia reciproca e i parametri di sicurezza tra Bucarest e Kiev. I due paesi dovranno tra l’altro informarsi a vicenda con almeno 42 giorni di anticipo sullo svolgimento di attività militari nelle zone di confine. Il documento avrà una validità di 5 anni e si potrà riconfermare in modo automatico di anno in anno.
Intanto il presidente Traian Băsescu ha fatto sapere che Bucarest è interessata a far parte di un eventuale gruppo negoziale per risolvere la situazione nell'area. Ha ricordato tra l'altro che in Ucraina oltre 400.000 persone (la seconda minoranza dopo quella russa) parla la lingua romena (moldavi compresi). Per il capo dello stato romeno questo è un argomento forte a favore del coinvolgimento di Bucarest nei negoziati."Inoltre la Romania è lo stato dell'Unione più vicino alla Crimea. La distanza è di sole 160 miglia marine, il che per una delle 400 navi della flotta russa di Sevastopol significa massimo 10 ore di marcia fino alle frontiere della Romania", ha aggiunto Băsescu, rispolverando i suoi trascorsi di capitano di marina. Il presidente ha poi evidenziato che la Romania potrebbe giocare un ruolo importante anche perché “non dipende dalle importazioni di gas dalla Federazione russa, e può sostituire quelle forniture con altre forme di approvvigionamento ad esempio tramite l’interconnettore con l’Ungheria da dove potrebbe ricevere gas anche dalla Norvegia”.
Băsescu infine ha sottolineato che a 100 km a est della propria frontiera orientale vi è il conflitto congelato della Transnistria e che Mosca non deve fare alcun gioco sul territorio della Repubblica di Moldova.
Inimicizia storica
Storicamente la Romania non ha mai avuto rapporti di vera e propria amicizia con la Russia, nemmeno durante l’era sovietica quando Ceaușescu ha continuamente tentato di rendersi il più indipendente possibile da Mosca. E anche se faceva parte dal Patto militare di Varsavia, nel 1968 quando le truppe sovietiche occuparono Praga, la Romania di Ceaușescu fu l’unico paese che protestò e si oppose all’invasione della Cecoslovacchia.
Altra faccia della crisi ucraina sono inoltre le preoccupazioni romene per la crescita sul proprio territorio di fenomeni descritti quali “estremismi nazionalisti” che possano indebolire la stessa unità territoriale romena. Proprio in questo senso il presidente Băsescu ha chiesto al governo e al parlamento di Bucarest di varare un atto normativo con il quale venga vietata la presenza sul territorio della Romania di membri del partito magiaro Jobbik. Il “Movimento per un’Ungheria Migliore’” Jobbik rappresenta l’estrema destra in Ungheria, ha 43 deputati al parlamento di Budapest e 3 a quello europeo. Tra le sue varie rivendicazioni vi è la richiesta di autodeterminazione per la cosiddetta “Terra dei Siculi" (Secui, in romeno, Székely in ungherese) che nel Medio Evo comprendeva le contee romene di Harghita, Covasna e gran parte di Mures. Secondo hotnews.ro, Jobbik avrebbe 8 proprie filiali in Transilvania.