Siamo ancora al primo grado. Ma la decisione dei giudici è storica e per la prima volta porta alla condanna di un ex membro di rilievo del regime comunista di Ceaușescu
(Pubblicato anche su Avvenire)
In Romania, a quasi 25 anni dalla caduta del famigerato regime comunista di Nicolae Ceaușescu è avvenuta la prima condanna di un direttore di un carcere di allora, veri e propri "lager" dei lavori forzati dove venivano rinchiusi i detenuti politici, "i nemici del popolo", quelli che osavano pensarla in modo diverso dal regime.
Nonostante tutti gli ostacoli posti spesso da rappresentanti delle autorità con un passato troppo legato al vecchio regime è arrivata la condanna di Alexandru Vișinescu (novantenne a settembre) a 20 anni di carcere per crimini contro l'umanità. In pratica, una condanna a vita, per un boia che durante il processo non ha mai mostrato pentimento per le violenze, le privazioni di cibo e medicine, le torture effettuate contro persone spesso decedute in seguito ai trattamenti inumani decisi oppure messi in pratica direttamente dal condannato.
La storica sentenza è stata pronunciata dalla Corte di appello di Bucarest dopo un processo che è durato 10 mesi. Si tratta di una sentenza di primo grado, che può essere ora appellata sia dalla difesa che dalla procura. Il pubblico ministero aveva infatti chiesto per i crimini di cui si accusava Vișinescu 25 anni di carcere, il massimo previsto dal codice penale.
L'ex comandante della prigione di Râmnicu Sărat (tra il 1956 e il 1963) perderà inoltre il suo grado di tenente colonnello e dovrà risarcire i parenti delle vittime con 300.000 euro. L'ex boia comunista non sarebbe in possesso di questa somma e quindi i soldi dovranno essere attinti dal buget pubblico.
Si stima che durante il regime comunista siano stati oltre 600.000 i detenuti politici e molti di loro sono morti in prigionia a seguito di torture.
La Romania, paese che ha vissuto uno dei regimi comunisti più duri dell'est Europa, ha condannato ufficialmente il comunismo solo nel 2006. Anche per questo la condanna di Vișinescu ha un significato tutto particolare: dimostra che in Romania è finalmente possibile riconoscere e condannare le responsabilità degli ex alti rappresentanti di un regime che ha seminato terrore e fame nel paese, oltre a sgretolare la fiducia tra i cittadini: le denuncie alla ex Securitate, la polizia politica, erano una delle pratiche più diffuse.
Molte delle vittime del regime di allora non ci sono più, ma il valore morale di una tale decisione resta comunque importante non solo per i loro parenti, ma per l'intera società, per le giovani generazioni e quelle che verranno.
l'Istituto per l' indagine dei crimini del comunismo e per la memoria (IICCMER) aveva annunciato nel 2013 di aver individuato "numerosi fatti con possibili conseguenze di natura penale commessi da 35 impiegati della Direzione Generale dei Penitenziari che hanno ricoperto diverse cariche tra il 1950 e il 1964. Il caso "Vișinescu" è solo uno di questi, ma apre in molti la speranza che sia arrivato il tempo in cui i colpevoli dovranno pagare.