Un mese fa un cittadino giapponese è morto a Bucarest in seguito al morso di un cane randagio. Il randagismo è un problema che la Romania sembra non essere in grado di risolvere. E le autorità applicano esclusivamente la soluzione estrema: la soppressione

02/03/2006 -  Mihaela Iordache

"Un cane randagio ha ucciso un giapponese a Bucarest", una notizia tragica che ha fatto il giro del mondo. E' accaduto nel centro della capitale romena, a pochi passi dalla sede del governo. E sembra abbia fatto scoppiare "una guerra della sopravivenza: uomini contro cani randagi" come hanno scritto i giornali romeni.

Il 29 gennaio un uomo d'affari giapponese, Hajime Hori, 68 anni, è morto in seguito all'aggressione di un cane randagio. Il morso dell'animale gli avrebbe tranciato una vena della gamba sinistra, provocandogli un'emorragia letale. Questa la conclusione del rapporto medico-legale. Il tragico evento si è consumato in un breve lasso di tempo.

Nei giorni successivi le autorità romene non hanno potuto far altro che scusarsi con l'Ambasciata del Giappone e dichiarare guerra contro i cani randagi. Molti rappresentanti del comune di Bucarest, tra cui il vicesindaco Razvan Murgeanu, sono intervenuti pubblicamente descrivendo una situazione in cui i cani senza padrone di Bucarest sono fuori da qualsiasi controllo. Il vicesindaco, che tiene a sottolineare di avere un cane a casa, punta il dito contro le associazioni per la protezione degli animali che da tempo continuano a esercitare pressioni in ambito internazionale, denunciando i piani delle autorità romene in merito all'eliminazione dei cani randagi. E quindi, a suo avviso, in una certa misura responsabili della situazione creatasi nelle strade della capitale dove, si stima, si aggirano circa 150.000 - 200.000 cani randagi.

Il principale accusato della tragedia è stato l'animale, definito "cane assassino". Dopo essere stato identificato, il cane è finito dietro le sbarre in una delle strutture comunali. Secondo la legge romena se un cane randagio non viene rivendicato entro quattordici giorni l'unica soluzione resta l'abbattimento.

Nel frattempo il caso "Bosquito" - così è stato chiamato il cane - è diventato però un problema nazionale come d'altronde il problema del randagismo lo era già da tempo. Bosquito ha provocato reazioni a catena. Il sindaco generale di Bucarest, Adriean Videanu, ha annunciato l'intenzione di ridurre da quattordici a tre giorni il periodo in cui un cane catturato viene tenuto nei canili in attesa che si faccia vivo il proprietario. Inoltre il comune vuole sapere esattamente quanti cani vagano per le strade della capitale, perciò ha l'intenzione di censirli.

Le autorità si propongono inoltre l'obiettivo di sterilizzare tutti i cani e in questo senso il sindaco della capitale ha fatto un appello agli studenti di medicina veterinaria affinché diano una mano. Tutto ciò mentre Bosquito è recluso e aspetta l'esito del suo processo. In effetti il cane è diventato celebre non solo per il suo morso letale ma anche perché perché oggetto di un processo che non ha precedenti. Il processo è stato richiesto da due associazioni animaliste che hanno chiesto in istanza di poter adottare Bosquito, provando a dimostrare che il cane non è colpevole e non deve essere soppresso. L'avvocato delle due associazioni, e indirettamente, del cane, è un noto legale, Paula Iacob, che è riuscita ha vincere alcuni processi della famiglia Ceausescu, specialmente del figlio Nicu Ceausescu.

Ora l'avvocatessa (per alcuni anche in cerca di pubblicità) difende Bosquito con le frasi: "la costituzione ci da diritto alla vita e ad avere un cane. Siamo noi i colpevoli del fatto che queste povere creature siano finite per strada". Nel suo discorso destinato a persuadere i giudici, la Iacob ricorda che "dobbiamo dimostrare che noi romeni non siamo degli accalappiacani".

Da Parigi interviene anche l'ex attrice francese Brigitte Bardot, militante per la protezione degli animali, che critica la decisione adottata dalle autorità di Bucarest di abbattere i cani randagi. La Bardot ricorda che nel 2001 aveva garantito una donazione di 150.000 dollari per mettere a punto un sistema di sterilizzazione dei cani di Bucarest, ma che il sindaco d'allora, Traian Basescu, ora presidente della Romania, aveva abbandonato il progetto dopo appena un mese.

In Romania il problema dei cani randagi persiste da almeno quindici anni. Le autorità locali hanno criticato spesso i cittadini della capitale che continuano a nutrire i cani randagi che si aggirano intorno ai loro palazzi. Sarebbero infatti questi edifici da dieci piani all'origine del randagismo, perché secondo diversi conoscitori del problema, molti cani sono stati abbandonati dopo la demolizione massiccia delle vecchie e piccole case preesistenti attuata dal regime comunista allo scopo di edificare palazzi più alti. All'epoca la gente non portò i propri cani nei piccoli appartamenti dei palazzi ma ha preferì farli crescerli in strada. Il problema è grave: sono stati quindicimila i casi di persone morse soltanto l'anno scorso a Bucarest. I medici tengono a precisare che in tremilaseicento di questi casi le vittime delle aggressioni sono stati dei bambini.

Più di ottanta associazioni animaliste hanno sede nella capitale. Il comune ha annunciato di mettere a disposizione canili ma ha riconosciuto di non avere fondi per assicurare la cura e l'alimentazione degli animali. Perciò di questi aspetti dovrebbero a suo avviso occuparsi le ONG. Chi invece desiderasse adottare un cane dovrebbe pagare 1,5 milioni di lei (circa 40 euro) e rendersi responsabile per quel cane. Molti cittadini preferiscono non assumersi responsabilità dirette, presentandosi però a rivendicare anche 5-6 cani dopo che sono stati portati via. Alla fine i cani ritornano per strada.

In un editoriale del quotidiano "Gindul" (Il pensiero), si legge che: "Ad alcuni ecologisti che considerano che, con la diminuzione dei cani randagi crescerà il numero dei topi gli si dovrebbe spiegare che applicando lo stesso ragionamento presto sulle strade di Bucarest lasceranno libere le tigri per poter mangiare i cani". Mentre dalle pagine di "Evenimentul Zilei" (L'evento del giorno), un editorialista si chiede perché in tutto questo scandalo sia stato invocato solo il diritto del cane Bosquito, mentre non è stato fatto cenno al diritto alla vita del cittadino giapponese. Allo stesso tempo emerge lo stupore della stampa romena davanti alla strategia delle autorità di costruire un'immagine positiva della Romania che però mostra tutte le sue falle quando avvengono fatti di questo tipo: "Ed all'improvviso tutte le campagne diplomatiche muoiono con un semplice morso", scrive Evenimentul Zilei.

La famiglia del cittadino giapponese morto a Bucarest ha rimpatriato la salma. L'unico colpevole della tragedia resta il cane Bosquito, tuttora detenuto. Se non ci fosse un processo in corso a suo carico, sarebbe stato già abbattuto. Nei giorni scorsi sono stati eliminati nella città di Brasov, in Transilvania, seicento cani. A questi ultimi è stato iniettato un tranquillante e poi un liquido lettale direttamente nel cuore. L'anno scorso sempre a Brasov sono stati ammazzati 5000 cani randagi. Se ci fossero stati dei fondi adeguati, se qualcuno avesse potuto adottarli e prendersi cura di loro forse i cani non avrebbero avuto una fine così tragica. Ma l'unica soluzione individuata finora dalle autorità nella lotta contro i randagismo di centinaia di cani sembra essere quella estrema: di sterminarli.