Traian Basescu

Un'intervista al Presidente rumeno Traian Basescu, alla vigilia dell'ingresso nell'Ue della Romania. L'intervista è stata realizzata da Mihaela Iordache e la riprendiamo dal quotidiano Avvenire

31/12/2006 -  Mihaela Iordache Bucarest

Presidente Basescu, Lei ha condannato in Parlamento l'ex regime romeno sulla base del rapporto elaborato dalla commissione per lo Studio dei Crimini del Comunismo. C'è la possibilità di un processo al comunismo?

La mia convinzione è che tramite questo gesto di grande forza simbolica, la Romania si separerà ufficialmente dal comunismo e comincerà a coltivare tutte le forme della memoria collettiva affinché gli orrori del passato non possano riproporsi sotto alcuna forma. Non vogliamo entrare nell'Unione europea senza aver regolato definitivamente il rapporto tra il nostro popolo e l'eredità totalitaria. Per quello che riguarda "il processo del comunismo", credo che la giustizia non si può amministrare fuori dalle aule di tribunale. Se gli archivi saranno aperti, se si continuerà a smascherare la polizia politica comunista, è possibile che una parte delle vittime della repressione intenti processi agli ex oppressori. Come presidente, non posso intervenire in alcun modo su questo piano.
Ha affermato che la Romania sarà una piacevole sorpresa per l'Unione europea. Quali sono le principali opportunità?
Quando mi riferisco alla Romania come a una piacevole sorpresa penso al suo potenziale di sviluppo - di mercato, di investimenti, umano, di risorse naturali - e alla dinamica della trasformazione. Negli ultimi 5 anni la crescita economica è stata in media del 5,5-6%, nel 2006 l'aumento stimato del Pil è del 7,2%. La Romania è il settimo Paese dell'Unione in base alla popolazione, con 22 milioni di persone, una forza lavoro altamente qualificata nel turismo, nell'edilizia, nella tecnologia dell'informazione. E l'adesione della Romania e della Bulgaria darà per la prima volta alla Ue un confine sul Mar Nero.
Eppure ci sono timori in altri Paesi. Lei ha parlato di un ristorante a cinque stelle, riferendosi all'ingresso nell'Unione...
Ho sempre insistito sulla differenza tra adesione e integrazione, come tra la possibilità di entrare in un ristorante a cinque stelle e quello di permettersi la consumazione. Non abbiamo timori, anche se non sarà facile. Dobbiamo continuare a dialogare con i nostri partner per convincerli che i loro timori non sono giustificati. Paragonate semplicemente gli ultimi rapporti sui 10 Stati che hanno aderito nel 2004 con quello sulla Romania nel mese di settembre. Per molti capitoli abbiamo ricevuto valutazioni migliori.
La Romania ha l'immagine di Paese più corrotto dell'Unione. La lotta contro questo fenomeno, ritenuto ormai generalizzato, non si ferma. Con quali risultati?
Sì, c'è una percezione che ci svantaggia e non sarà facile rimuoverla. Secondo i rapporti di organismi internazionali, come la Banca mondiale e la Berd, la corruzione in Romania è diminuita. La gente ha però bisogno di tempo per poter cogliere esattamente i cambiamenti. C'è ancora molto da fare, ma in un tale ambito le soluzioni arrivano con il passare dei mesi e degli anni. L'atteggiamento è imparziale, le indagini nelle cause di corruzione ad alto livello riguardano l'intero spettro politico.
Spesso la stampa estera presenta casi di cittadini romeni che infrangono la legge nei Paesi dove sono immigrati. C'è il rischio di una generalizzazione. Qual è la sua opinione in merito?

I cittadini romeni che non rispettano le leggi creano un serio pregiudizio d'immagine ai romeni onesti e capaci che lavorano oltre confine e proprio per questo siamo assidui nel rafforzare la cooperazione bilaterale tra le forze dell'ordine. L'Italia è uno dei Paesi con cui abbiamo una collaborazione molto buona tra polizie. Quello che desidererei però è che non si arrivi a esagerazioni, a una presentazione sproporzionata dell'operato dei romeni nei Paesi in cui si trovano, con un accento evidente sugli aspetti negativi. Troppo poco vediamo dell'effetto positivo che la forza lavoro romena svolge sul mercato del lavoro di alcuni Stati membri della Ue. Non credo che possiamo catalogare la delinquenza europea in base alla nazionalità, all'etnia.
Come continuerete a promuovere l'asse Bucarest-Washington-Londra in veste di membro dell'Unione europea?
Quello che abbiamo definito l'Asse fa parte della nostra politica di sicurezza. In qualità di membro Ue, sosterremo la necessità di legami transatlantici estremamente solidi. È difficile immaginare un'Europa staccata dagli Usa, come difficile sarebbe vedere una potenza quale l'America che si separi dall'Europa. Siamo "condannati" a legami transatlantici forti.
Da 10 anni l'Italia è il principale partner commerciale di Bucarest. Quali sono le opportunità per gli imprenditori italiani nella Romania nuovo membro dell'Unione europea?
Gli investitori italiani hanno contribuito in modo sostanziale alla crescita economica della Romania e per questo li ringrazio in ogni occasione. Dopo l'adesione, il settore dei consumo continuerà a svilupparsi, opportunità verranno generate dal fatto che la Romania sarà un importante beneficiario di fondi europei (strutturali e di coesione ). I 32 miliardi di euro che ci sono destinati saranno completati - questo è il nostro desiderio - da altri 32 miliardi di euro, ottenuti nell'ambito bancario internazionale. Questa somma ingente può essere spesa se vi sono progetti validi. I nostri partner italiani ci possono aiutare sia nella preparazione dei progetti, sia nella loro realizzazione. I settori in cui si potrebbero sviluppare tali collaborazioni? Energia, infrastrutture, telecomunicazioni, informatica, agricoltura, trasporti.
Quale considera sia il ruolo della Chiesa ortodossa e di quella cattolica in un'Europa allargata a Est?
Ho la certezza che con l'integrazione della Romania il patrimonio dell'Unione europea si arricchirà di numerosi valori dall'eredità del cristianesimo post-bizantino. Nel 1999 siamo stati il primo Paese a maggioranza ortodossa che ha ricevuto in visita ufficiale, egualmente pastorale ed ecumenica, papa Giovanni Paolo II. Sul piano interno, la Chiesa ortodossa e quella cattolica hanno molti progetti comuni, al servizio della società. Il prossimo anno, la città di Sibiu sarà, assieme a Lussemburgo, «capitale europea della cultura». In questo bel centro della Transilvania si terrà la terza Assemblea ecumenica della gioventù europea. Vedo in questo il migliore esempio di «integrazione spirituale» della nuova Europa allargata. Nutriamo la speranza che l'Assemblea di Sibiu, nel settembre 2007, possa essere onorata dalla presenza del Sommo Pontefice Benedetto XVI.