Ogni primo marzo, in Romania, si festeggia l'arrivo della primavera col "Mărțișor", molto più che il semplice annuncio della nuova stagione. Emblema della festa i "mărțișoare", piccoli amuleti tessuti con un filo rosso e bianco
Tra le tradizioni che riescono a passare con vitalità attraverso le generazioni c’è una la festa romena di Mărțișor: una consuetudine in realtà distintiva di buona parte della penisola balcanica, celebrata anche in Repubblica di Moldova, Bulgaria, Macedonia e Grecia settentrionale e nelle aree di Golo Burdo e Prespa in Albania.
La celebrazione del Mărțișor, che cade il primo giorno di marzo, rappresenta in Romania molto più di una semplice celebrazione primaverile. Si crede che il Mărțișor porti fortuna, salute e protezione da malattie ed accidenti, oltre a simboleggiare l'amore, la rinascita, la speranza e l’ottimismo. Il forte legame con questi valori ha reso la festa radicata nel cuore dei romeni, e l'ha trasformata in un'occasione per scambiarsi piccoli regali, esprimere amore, gioire della primavera e del bel tempo.
Amuleti
Al centro della festa ci sono i "mărțișoare", piccoli amuleti tessuti con un filo rosso e bianco. Questi fili rappresentano il contrasto tra l'inverno (rappresentato dal bianco) e la primavera (rappresentata dal rosso). I mărțișoare vengono scambiati come doni tra amici e familiari, spesso indossati come braccialetti o spille. Tradizionalmente, sono i maschi che regalano i mărțișoare alle donne, ma sempre più frequentemente sono anche le donne a scambiarsi questi doni tra loro.
Da bambini, a scuola, la maestra ci incoraggiava a realizzare noi stessi i mărțișoare da regalare. Usavamo castagne, ghiande, plastilina e tutta una varietà di materiali per modellare piccole figurine alle quali aggiungevamo il filo bianco e rosso e cosi erano pronte per essere regalate. Le ragazze si mettevano, e tutt'oggi lo fanno, queste figurine o spille con il filo rosso e bianco attaccate al petto. Nell’imbarazzo di non poterne scegliere solo uno da indossare, mi ricordo di aver bucato spesso i miei vestiti con una moltitudine di mărțișoare. Ne mettevo quanti ne potevo sulla camicia, poi altri sul capotto esterno. Era anche un modo di mostrare a chi me li aveva regalati quanto li apprezzassi davvero. Poi, i sorrisi che provocavano per strada, sul bus, nella metro...Basta così poco per animare la gente e la città.
Il primo marzo per poco più di una settimana, le strade si riempiono di bancarelle colorate che vendono una varietà di mărțișoare artigianali, ognuno con il suo stile e significato unico. È, oltre tutto, anche un omaggio all'artigianato e un occasione che ha mantenuto viva la creatività delle persone.
Ci sono donne, soprattutto delle vecchie generazioni, che indossano i mărțișoare tutto il mese di marzo. Poi, il filo rosso e bianco viene attaccato al ramo di un albero come simbolo della primavera, abbondanza o come regalo per gli uccelli migratori di ritorno dal sud. Si dice che esprimere un desiderio mentre si appende il mărțișor all'albero lo farà avverare. All'inizio di aprile, questa tradizione si trasforma in molti villaggi della Romania e della Moldavia in uno spettacolo degli alberi decorati di rosso e bianco.
Vivendo all'estero, è comune trovare fili bianco-rossi attaccati agli alberi. Questo perché la festa del Mărțișor è una tradizione distintiva della penisola balcanica e si estende tra i moldavi, gli aromani e i megleno-romeni, così come tra i bulgari. Si ritrova anche nella Macedonia settentrionale (chiamata martinka), nella Grecia settentrionale (mart), e nelle zone di Golo Burdo e Prespa dell'Albania (monyak).
In altri paesi, il Mărțișor subisce variazioni e adattamenti. Nella Repubblica di Moldavia, il Mărțișor è spesso accompagnato da canti e balli tradizionali, con particolare enfasi sulla musica folcloristica e sulle danze popolari. In Bulgaria, la festa coinvolge l'uso di braccialetti simili tessuti con fili rossi e bianchi, noti come "martenitsi".
Le origini del Mărțișor si perdono nei meandri della storia, risalendo a tempi pre-cristiani. I romeni ritengono che la celebrazione sia nata durante l'Impero Romano, quando il Capodanno veniva festeggiato il primo giorno di primavera, nel mese di Marte. Marte non era solo il dio della guerra, ma anche della fertilità e della vegetazione. Questa dualità si ritrova nei colori bianco e rosso. Una ricerca archeologica condotta in Romania, a Schela Cladovei, ha portato persino alla luce amuleti simili al Mărțișor risalenti a circa 8.000 anni fa. Gli amuleti fatti di ciottoli dipinti di bianco e rosso venivano portati al collo.
La leggenda
Oltre alla storia e alle ricerche, i romeni amano le legende, e ce ne sono varie che spiegano la nascita della festa del Mărțișor. Una delle più amate è forse la legenda di Baba Dochia (la vecchia Dochia). Si dice che Baba Dochia avesse una figliastra che non amava e un freddo giorno d'inverno la mandò al fiume per lavare un cappotto molto sporco con la speranza che la giovane non sarebbe stata in grado di farlo. La giovane cominciò a piangere e mentre cercava di strofinare il cappotto sporco: apparve allora un bel giovane di nome Mărțișor che le chiese perché stesse piangendo.
La ragazza raccontò al giovane cosa le stava accadendo e Mărțișor le disse che possedeva un potere magico. Le offrì un fiore con petali bianco-rossi e la esortò a lavare la veste un'altra volta e poi a tornare a casa. Quando la ragazza tornò a casa, la veste era bianca come la neve. Baba Dochia non riusciva a crederci e quando vide il fiore tra i capelli della ragazza, chiese: "Dove hai preso il fiore, visto che è ancora inverno?" Vedendo che la giovane non rispondeva, la vecchia salì lei stessa sulla montagna per convincersi che era arrivata la primavera.
Non dimenticò di portare con sé le sue pecore e i suoi 12 cappotti. Secondo la leggenda, mentre camminava con le pecore nel bosco, la vecchia stava filando la lana dal suo forcone e trovando una "para" (una vecchia moneta turca) ne fece una nappa, legandola con un filo di lana rosso e bianco... Da allora è nata l'usanza del Mărțișor. Rinunciando ai cappotti uno per uno, su Dochia e le sue pecore arrivò l'inverno proprio quando la vecchia pensava che fosse primavera. Un gelo pungente fece congelare Baba Dochia le sue pecore che si trasformarono, secondo la leggenda, in banchi di pietra. Le rocce sono visibili ancora oggi sul Monte Ceahlău e sono una testimonianza vivente di questo mito romeno.
Dalla legenda di Baba Dochia arriva anche la tradizione si scegliersi una giornata (una Baba) nella prima settimana di marzo con la credenza che il tempo di quella giornata sarà rappresentativo per tutto l’anno.
Nel corso dei secoli, il Mărțișor ha subito diverse trasformazioni, riflettendo i cambiamenti sociali, culturali e politici. Durante il periodo comunista, ad esempio, la festa fu soffocata e ridotta a una celebrazione più formale e controllata, con una perdita temporanea delle sue radici. Sono rimasti emblematici i mărțișoare che raffigurano lo spazzacamino, il ferro di cavallo e il bucaneve. Con la caduta del regime comunista però e il rinnovato interesse per le tradizioni popolari, il Mărțișor ha conosciuto una rinascita, ritornando al suo splendore.
C'è chi oggi, per il primo marzo, regala solo fiori primaverili o cioccolatini accompagnati dal filo rosso e bianco. Altri iniziano settimane prima a preparare i propri mărțișoare, c’è chi lo fa a scuola, o a casa insieme alla famiglia o amici. C’è chi ha trasformato la festa in un’occasione di business. In ogni caso, il Mărțișor ha resistito alla prova del tempo e continua ad essere amato e celebrato in tutta la Romania e oltre, unendo le persone attraverso la condivisione di tradizioni, simboli e valori comuni. Una celebrazione della vita, della natura e dell'umanità.