Schengen

Schengen (flickr/Fif')

Finlandia e Paesi Bassi, lo scorso 22 settembre, hanno espresso la loro opposizione nel corso di un vertice dei ministri Ue dell'Interno sull'eliminazione dei confini tra gli ultimi stati membri e il resto dell'Europa, che era prevista per il 2011. Le reazioni in Romania

26/09/2011 -  Daniela Mogavero

E' una storia fatta di parole, tre per la precisione: delusione, fiducia e solidarietà. Per prima la delusione, il termine che meglio esprime i sentimenti della Romania e del governo romeno all'indomani dell'ennesimo no di Bruxelles all'ingresso in Schengen.

Delusione per il nuovo rinvio e per le decisioni “arbitrarie” di alcuni Paesi che minano lo spirito di solidarietà dell'Unione europea. Solidarietà che è messa seriamente in dubbio. Reazioni a caldo del ministro per gli Affari europei romeno Leonard Orban, che ben rappresentano anche i pensieri dei vicini bulgari. Anche questa volta a rovinare una festa già pronta, ma che a Bucarest in molti davano per guastata da giorni, è stata l'Olanda, seguita dalla Finlandia.

Entrambi i Paesi hanno detto di non avere fiducia (e questo è il terzo tassello della storia) nelle capacità di controllo di Romania e Bulgaria sulle frontiere esterne dell'Ue e di temere la corruzione dilagante. Una posizione che non ha trovato d'accordo la presidenza di turno polacca che si è rammaricata della decisione olandese spingendo per un nuovo incontro per discutere del tema a metà ottobre. Ma le speranze di un esito positivo sono scarse.

Dateci una motivazione

“Sono deluso, abbiamo soddisfatto tutti i criteri per l'adesione allo spazio di libera circolazione di Schengen e adesso ci viene detto semplicemente no. Senza nemmeno darci una motivazione”, ha detto in una delle sue prime dichiarazioni da neoministro per gli Affari Ue Orban sottolineando che il no a Sofia e Bucarest mette l'Ue davanti a un problema ben più grosso dell'allargamento dello spazio di libera circolazione. “E' una questione di principio, su come funziona la stessa Unione europea. Se le regole e i trattati vengono rispettati, allora le decisioni non possono essere influenzate da posizioni soggettive. Il test della fiducia non era menzionato nel trattato di adesione a Schengen”, ha concluso sarcastico Orban.

La parola “fiducia”, infatti è stata utilizzata e non a caso dal ministro degli Interni finlandese Paivi Rasanen che ha dichiarato a nome del suo governo di “non avere completa fiducia” nella Romania e nella Bulgaria e quindi di essere contrario a un'espansione di Schengen che porterebbe a una maggiore pressione dell'immigrazione.

Il fronte dei confini Ue è già molto caldo a causa dei flussi migratori che riescono a oltrepassare le frontiere greco-turche. Il ministro dell'Immigrazione olandese Gerd Leers, rappresentante di un esecutivo appoggiato dall'estrema destra, non è stato più indulgente: "Dobbiamo avere la certezza che l'acquis di Schengen sia pienamente applicato, in particolare per quanto concerne la lotta alla corruzione e al crimine organizzato. Se questo non accade, allora potete avere anche la porta con i migliori lucchetti del mondo, ma dietro questa porta vi ritrovate qualcuno che fa passare chiunque, allora avrete comunque un problema serio".

Le dichiarazioni del Presidente

Attacchi e accuse a cui hanno risposto sia lo stesso Orban che il presidente romeno Traian Băsescu, irritato dall'ennesima porta in faccia data al suo Paese. “Il governo olandese si trova in una situazione difficile – ha ammesso il capo di Stato - è sostenuto in Parlamento da un gruppo di estrema destra, anti-europeo, ma non è ammissibile che questo blocchi l'allargamento. Abbiamo soddisfatto tutte le condizioni. Certo, abbiamo dei problemi nel settore della giustizia o alle dogane, ma il governo olandese deve capire che non si può sacrificare la politica europea per rafforzare gli estremismi”.

"Gli olandesi dicono che non si fidano di noi. Ma esiste un accordo politico fissato al Consiglio europeo di giugno che ha deciso l'allargamento di Schengen. Questo accordo è stato violato – ha detto senza mezzi termini Orban - Che fiducia possiamo avere adesso nelle promesse fatte anche dai massimi livelli?”. Posizione condivisa dalla presidenza di turno polacca che si è detta delusa dell'atteggiamento olandese e finlandese. Il ministro polacco dell'Interno, Jerzy Miller, ha accusato i due Paesi di fomentare inutilmente la sfiducia nell'Europa, mentre l'Ue è alle prese con gravi problemi finanziari. "Alla Romania e alla Bulgaria era stata promessa l'adesione a Schengen una volta rispettati i criteri tecnici. Questa promessa è stata infranta", ha detto il ministro. "Gli ideali della Ue sono stati dimenticati".

Nonostante tutto voglia d'Europa

Bucarest, però, ha dichiarato ufficialmente di non voler voltare le spalle a Bruxelles, ma al contrario di volersi impegnare ad aumentare anche la percentuale di assorbimento dei fondi europei che è ferma attualmente al 3,7% dei 20 miliardi di euro a disposizione. "Il mio obiettivo è quello di raggiungere il 20% alla fine del 2012. E' ambizioso, ma necessario se la Romania non vuole perdere i finanziamenti," ha detto Orban.

Intanto in Parlamento, al Palazzo del Popolo, i primi malumori si fanno sentire e i partiti d'opposizione, Liberali e Socialdemocratici, chiedono la testa dei ministri degli Interni e degli Esteri, Traian Igan e Teodor Baconschi, colpevoli da una parte di non aver saputo contrastare a dovere la corruzione interna alla polizia di frontiera e dall'altra di non aver avuto le capacità diplomatiche per portare avanti le ragioni della Romania in Europa. E anche se da Palazzo Victoria tutto tace, si vocifera di un imminente rimpasto di governo.