Domenica si è tenuto il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania. Al ballottaggio, come previsto, Victor Ponta e Klaus Iohannis. Polemiche e manifestazioni dopo che migliaia di romeni all'estero non hanno potuto votare
Si infiammano le polemiche in Romania a causa del voto negato a migliaia di romeni residenti all'estero che intendevano votare per le presidenziali tenutesi domenica 2 novembre. Nonostante siano stati in fila per ore moltissimi cittadini romeni residenti in Francia, Gran Bretagna, Italia o Spagna non hanno potuto aver accesso ai seggi. Infatti alle 21.00 le porte di questi ultimi sono state chiuse, come previsto dalla legge, nonostante gli appelli dei presenti a prolungare l'orario di votazione.
Il ministero degli Esteri romeno ha assegnato per gli emigrati romeni - che sono oltre tre milioni sparsi in tutto il mondo - 294 seggi in 95 paesi diversi. In Italia ad esempio sono stati previsti per queste elezioni presidenziali 51 seggi – riducendone il numero rispetto al passato - a servizio dei circa 900.000 romeni che risiedono nel paese.
In tutto il mondo, preso ambasciate e consolati romeni, si sono create però code impressionanti. Le più lunghe sono state quelle a Roma, Torino, Parigi, Londra e New York, città dove la voglia di votare ha superato persino lo scoglio dell'attesa che andava dalle 2 alle 6 ore. Causa delle code probabilmente le nuove misure anti-frode applicate dall'Autorità elettorale centrale che hanno complicato la procedura di voto, rendendolo alla fine impossibile a molti.
Le procedure, le proteste
In ogni seggio si trovavano al massimo 7 cabine di voto, quindi più di sette persone non potevano essere presenti contemporaneamente nell’aula. La procedura di voto che comprendeva la verifica dei documenti, la trascrizione nelle liste elettorali, il riempimento e la firma davanti ai membri della commissione della dichiarazione che non si aveva già esercitato il loro diritto al voto altrove e infine il voto – durava per ognuno almeno 10 minuti.
A seguito delle immagini girate soprattutto in Internet con la gente che aspettava in file chilometriche – le hanno postate i romeni all'estero, chiedendo aiuto sui social media - il ministero degli Esteri di Bucarest è intervenuto nella serata di domenica e tramite l’Ufficio elettorale per l’estero ha deciso che le dichiarazioni si potevano compilare anche fuori dal seggio e poi sottoscriverle davanti alla commissione. La situazione però non è migliorata.
A Parigi, poco prima delle 21.00, la folla è entrata nell'ambasciata con la speranza di poter votare dato che la legge prevede che chi ha fatto il suo ingresso nel seggio può rimanervi e votare anche in seguito alla sua chiusura. Ma non è stato così e l'ambasciata è stata sgomberata con l'aiuto delle forze dell’ordine francesi. Una situazione simile è avvenuta anche a Londra.
Voglia di votare
In tutte le grandi capitali europee i passanti si sono probalimente meravigliati di queste immense file dei romeni che desideravano votare. In Italia “La Stampa” ha titolato: ”Sei ora in coda per votare, tensioni al consolato romeno. La comunità residente nel Torinese partecipa al rinnovo del presidente della Repubblica: solo tre seggi per oltre 50.000 persone”. Lo stesso quotidiano ha citato un cittadino romeno in fila che ha ribadito l’importanza delle elezioni per il presidente che a sua volta nomina il primo ministro ed ha aggiunto: “Il voto dei romeni all’estero è sempre stato determinante, la propaganda non arriva fin qui. Quasi sempre, il cambiamento è arrivato da noi”.
Secondo l’Ufficio Elettorale Centrale della Romania (BEC) hanno votato all’estero nel primo turno delle presidenziali 161.054 elettori, la maggior parte da Italia (35.508), Spagna (33.053), Repubblica di Moldova (21.980), Gran Bretagna (9933), Francia (7720), Germania (8140) e USA (6221).
Domenica notte le proteste dei romeni all’estero - che hanno affermato di essersi sentiti umiliati e che è stato loro rubato il diritto di voto - si sono spostate a Bucarest, davanti al ministero degli Esteri. Qui, centinaia di persone, in gran parte giovani, hanno chiesto le dimissioni del ministro degli Esteri, il social-democratico Titus Corlățean, per il modo in cui sono state organizzate le elezioni all’estero e hanno scandito “Vergogna” e “Lasciateli votare.”
Dal canto suo il ministro degli Esteri ha precisato che se c’è stato un problema, allora è legato ai documenti necessari per votare. “Si è desiderato essere scrupolosi ed evitare la frode del 2009”. Nel 2009 il voto dei romeni all’estero è stato decisivo ed ha portato alla vittoria di Traian Băsescu per un secondo mandato di presidente della Repubblica.
Il primo ministro Victor Ponta ha dichiarato che per il secondo turno di scrutinio il ministro degli Esteri Corlățean e la sua squadra garantiscono con le loro cariche che tutti i romeni all'estero potranno esercitare il loro diritto di voto.
Intanto il noto giornalista Cristian Tudor Popescu del quotidiano Gandul ha sottolineato come le immagini delle code all'estero avranno un impatto notevole al secondo turno. E l’effetto sarà a suo avviso quello di una partecipazione ovunque più massiccia al voto al secondo turno, il prossimo il 16 novembre.