Domenica la cocente sconfitta per il suo partito alle europee, ieri la condanna definitiva per abuso d'ufficio e il carcere. È la fine politica dell'ormai ex leader del PSD e presidente della Camera dei deputati Liviu Dragnea?
In poco tempo ha sottomesso un paese e lo ha guidato secondo i propri interessi. E molti romeni che hanno vissuto a lungo il regime di Ceaușescu vedevano il passato ritornare pericolosamente. Ma quando in pochi se l'aspettavano la Romania ha dato un colpo di reni e come la fenice è rinata dalle proprie ceneri. Quando sembrava che la lotta contro la riforma della giustizia, voluta a sua misura dal leader del Partito Socialdemocratico Liviu Dragnea, fosse persa, tutto è precipitato.
L'Alta Corte di Cassazione e Giustizia della Romania ha infatti condannato il leader del Partito Socialdemocratico (PSD) – principale formazione al governo in Romania – e presidente della Camera dei deputati Liviu Dragnea a tre anni e sei mesi di carcere per abuso d'ufficio.
Dragnea è stato condannato in quanto nel periodo in cui era presidente del Consiglio provinciale di Teleorman ha disposto l'assunzione fittizia di due iscritte al partito alla Direzione di assistenza sociale e tutela dell'infanzia. Dragnea era già stato condannato in primo grado, da un collegio di tre giudici, a tre anni e sei mesi di reclusione. Inoltre sul leader del PSD pende una condanna (non ancora definitiva) per corruzione con fondi europei.
A seguito alla decisione dell’Alta Corte di Cassazione Dragnea si è consegnato subito alle forze di polizia ed è stato portato nel penitenziario di massima sicurezza di Rahova, a Bucarest. Tutto questo, a qualche ora di distanza dalla clamorosa sconfitta del PSD nelle elezioni europarlamentari che hanno ribaltato la scena politica del paese: al primo posto sono risultati i liberali del PNL – attualmente all'opposizione – che hanno ottenuto il 26,3% dei voti, segue il PSD con il 23,16% e poi la nuova Alleanza USR-Plus, anch'essa all'opposizione, con il 21,24%.
Anche il referendum sulla riforma della giustizia, voluto e ottenuto dal Presidente della Repubblica Klaus Iohannis, è riuscito a passare il quorum necessario ed è stato votato dal 49% degli aventi diritto, una mobilitazione senza precedenti in contesti simili.
Giù le mani dalla democrazia
I romeni sembrano aver compreso che le europee e il referendum erano l’ultimo treno per continuare la lotta alla corruzione in Romania e che Bruxelles può essere d'aiuto quando i propri governanti provano a mettere le mani sulle fondamenta della democrazia.
Il partito che guida il governo si è così scoperto all’improvviso senza il proprio “leader maximo”, come viene denominato Dragnea dalla stampa romena. La premier Viorica Dăncilă ha annunciato che sarà lei a ricoprire la carica di presidente del partito sino al prossimo congresso. Secondo la stampa romena Dragnea aveva già preparato un gruppo di fedelissimi per occupare dopo un suo eventuale arresto le principali cariche, ma sembra che la Dăncilă non si sia fatta trovare impreparata ed avesse già pensato ad una propria squadra.
Il sindaco di Bucarest, Gabriela Firea, ultimamente in conflitto aperto con Dragnea, ha dichiarato che i membri del PSD devono capire che vi è bisogno, nel partito, non solo di un cambiamento di persone ma anche di cambiare le modalità con cui il partito fa politica.
Ora senza un partito unito, soprattutto in grado di assicurare una maggioranza parlamentare disciplinata, è difficile immaginare come il governo possa sopravvivere alla prossima mozione di sfiducia, già annunciata dai liberali. Gli stessi liberali che insieme al capo dello stato Iohannis chiedono ora ai socialdemocratici di andarsene, data la sconfitta nelle elezioni europee. Ma il primo ministro ha già ribadito che lavora con la fiducia data alle politiche del 2016 e che spetta al parlamento un'eventuale sfiducia.
Le reazioni
La condanna di Dragnea è arrivata dopo alcuni rinvii ed è stata accolta con entusiasmo da buona parte della classe politica romena e dalla società civile. Il leader di Unione Salvate la Romania, Dan Barna, ritiene che con la condanna di Dragnea si chiuda un’epoca politica in Romania. Raluca Turcan, deputato liberale, ha affermato che è stata fatta giustizia e che Liviu Dragnea finisce dove si merita di stare: “La liberazione della Romania ha preso avvio con il voto europeo e continua con la decisione dell’Alta Corte della Cassazione. Il Parlamento dovrebbe convocare in questa settimana una riunione per eleggere un nuovo presidente della Camera dei Deputati”.
Tiepide le reazioni alla condanna anche in seno al suo stesso partito. La prima ministra Viorica Dăncilă ha annunciato che il PSD non commenterà la decisione della magistratura sul caso Dragnea, ma che ”umanamente è un dramma per lui e la sua famiglia. Noi, come colleghi, siamo vicini a lui ed alla sua famiglia in questo momento difficile”.
Il giornalista Liviu Avram di Adevarul ha sottolineato che Dragnea ha distrutto il proprio partito e ritiene che il governo Dăncilă non durerà a lungo.
La condanna di Dragnea dimostra che la giustizia funziona in Romania, che la lotta alla corruzione continua, ma allo stesso tempo dimostra fino a che livello la corruzione tiene prigioniero un intero paese, frenando il suo sviluppo e privilegiando solo alcuni.