Censura, pressioni, licenziamenti, precarietà. La quotidianità della stampa romena fa paura. E la situazione, dall'inizio della crisi economica nel 2009, non fa che peggiorare

06/05/2014 -  Julia Beurq

(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 28 aprile 2014)

“Mi aspettavo che dalla redazione del Journal National sarebbe arrivata qualche reazione””, racconta Miruna Munteanu con la sua voce roca, accendendosi l'ennesima sigaretta “ma non certo che, da un momento all'altro, mi si buttasse fuori”. Questa giornalista di 44 anni sapeva per esperienza che, se si occupava della questione di Roşia Montană, si sarebbe esposta a ripercussioni. Tre anni prima erano arrivati i primi avvertimenti dalla redazione: “Questo tema non è benaccetto”. Di conseguenza “sarebbe stato meglio non parlarne”, le era stato spiegato.

Cosa che lei ha fatto sino allo scorso settembre, periodo nel quale le proteste contro il progetto minerario della Gold Corporation hanno preso nuovamente vigore. Per deontologia le è stato impossibile non scrivere in merito alle più grandi manifestazioni che hanno scosso la Romania in questi ultimi anni. Nel settembre scorso dunque, come ogni lunedì, Miruna Munteanu ha inviato alla redazione la sua cronaca. Ma questa volta, si occupava di Roşia Montană. Per due volte di seguito i suoi articoli non sono stati pubblicati e le domande di spiegazione inviate alla redazione rimanevano inevase. La giornalista decise allora di aggirare la censura e di pubblicare sul proprio Facebook.

Dal Journal National arrivò una reazione immediata. “Ho ricevuto una mail dalla redazione nella quale si diceva che la nostra collaborazione era terminata”, racconta la giornalista con un po' di tristezza “poiché, mi si diceva, postando i due articoli su Facebook lasciavo intendere che vi fosse della censura da parte del quotidiano, il che era inaccettabile e contro gli interessi della pubblicazione”. Ecco come il quotidiano ha messo fine a cinque anni di collaborazione con Miruna Munteanu, che ora lavora per la televisione pubblica.

Indipendenza o autocensura?

In un secondo momento è emerso che la Gold Corporation ha versato ai media romeni somme di denaro considerevoli, in particolare attraverso la pubblicità, al fine di sedare le critiche contro il progetto minerario controverso. Ma Miruna Munteanu è convinta che l'azienda non è la principale responsabile di quanto accaduto. Per lei la situazione è causata dalla crisi economica. “Questo spiega perché i media hanno dovuto fare enormi compromessi e perché sono diventati così vulnerabili di fronte ai gruppi di potere economici e agli inserzionisti”, commenta. “Da un certo punto di vista non posso giudicare i comportamenti delle redazioni perché è una situazione difficile dover scegliere tra il pagare i salari dei propri impiegati ma fare un compromesso dal punto di vista etico oppure essere corretti al 100% a livello professionale sacrificando decine di dipendenti”.

Dall'inizio della crisi del 2009 gli effetti in seno alle redazioni sono stati devastanti: ristrutturazioni, chiusure di alcuni titoli, licenziamenti in massa e abbassamento dei salari. Prima molti giornalisti erano dipendenti fissi ma ora lo status di freelance è divenuto la regola, e tutto questo aumentando il livello di precarietà. “Nell'inverno del 2012 non abbiamo ricevuto lo stipendio per cinque mesi di fila! In redazione alcuni avevano figli, mutui in banca, erano disperati. Molti miei colleghi hanno dovuto cambiare mestiere. Sono realmente convinta che la nostra professione è stata tra quelle più colpite dalla crisi”, aggiunge Miruna.

Molti casi simili a quelli di Miruna Munteanu sono stati riportati relativamente al 2013. Un famoso giornalista sportivo è stato licenziato perché durante una partita di calcio che stava commentando ha espresso un giudizio critico nei confronti di una delle due squadre. Un'affermazione che avrebbe nuociuto agli interessi economici del canale televisivo per il quale lavorava. Il suo datore di lavoro ha preferito sacrificare lui pur di mantenere buone relazioni con la proprietà della squadra in questione.

Per Răzvan Martin, dell'organizzazione ActiveWatch, molto attiva nel difendere la libertà di stampa, quest'ultimo “è un caso molto grave che mette ben in rilievo i legami incestuosi tra i media e gli ambienti finanziari”. E' ancora più preoccupato quando inizia a parlare di libertà di stampa: “In queste condizioni e con così tante limitazioni penso sia molto dura domandare ad un giornalista di fare correttamente il uso mestiere perché la sua libertà professionale è estremamente limitata e di tutto questo risentono i contenuti pubblicati sui media”.

Il futuro è nel giornalismo indipendente?

Molti giornalisti ne hanno avuto abbastanza delle pressioni economiche e della mancanza di libertà. L'alternativa è stata quella di orientarsi verso i media on-line, che si sono moltiplicati negli ultimi anni. Casa jurnalistului (La casa del giornalista) è uno dei primi ad essere stati lanciati e sicuramente il più conosciuto. Il suo fondatore, Vlad Ursulean, ha lavorato in passato per România Liberă. Dopo due anni di lavoro ha sbattuto la porta “disgustato per l'evoluzione generale della stampa romena”.

Vlad Ursulean, dall'alto dei suoi 23 anni, ha avuto l'intuizione di fondare questo pure player, totalmente indipendente, un mese prima delle proteste degli Indignati nella Piazza Università della capitale romena nel gennaio 2012. Con uno stile molto libero e analisi senza vincoli, e anche grazie ai social network, la testata ha beneficiato di una grande audience coprendo questi avvenimenti.

Oggi Casa jurnalistului sopravvive in particolare grazie a “finanziamenti partecipativi”, e cioè donazioni libere da parte dei suoi lettori. Denaro che permette di coprire in gran parte il budget del sito, che impiega tre giornalisti che vivono e lavorano in questa casa. Il modello finanziario di Casa jurnalistului è sicuramente un po' precario ma Vlad assicura, perlomeno, di “aver ritrovato perlomeno la libertà di lavorare seriamente”. In quanto agli altri pure players, sopravvivono grazie a donazioni e grazie a finanziamenti di Ong che sostengono la libertà di stampa.

Răzvan Martin di ActiveWatch conferma che la stampa di qualità si è rifugiata on-line. “Mi piacerebbe vi fosse più sostegno da parte dei lettori per questo tipo di giornalismo che è al limite della sopravvivenza, purtroppo la loro audience rimane debole e i romeni si informano ancora in maniera principale dalla televisione”

 

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