In Romania si discute di riforme costituzionali. E i rappresentanti in parlamento della comunità ungherese hanno chiesto maggiore autonomia. Il dibattito nel paese
Iniziano settimane cruciali in Romania. Al via il lavoro della commissione sulle riforme costituzionali. In gioco c’è molto: il ruolo del presidente, il meccanismo di nomina del premier, la decentralizzazione dei poteri, la riduzione delle province. Riforme corpose alle quali si è aggiunta la proposta dell’Unione democratica dei magiari, la più grande minoranza di Romania, circa un milione e mezzo di persone, che chiede più autonomia, una regione a lingua magiara, la Transilvania, più diritti culturali e la rimozione della denominazione “stato nazionale” dall’articolo uno della costituzione romena.
Un progetto ambizioso che potrebbe aprire spiragli di autonomie anche per le altre minoranze del Paese, rom e tedeschi in primis.
I primi ostacoli
La proposta di emendamento alla costituzione, però, ha incontrato i primi ostacoli. In commissione la richiesta di eliminare la dicitura “stato nazionale” è stata bocciata con venti voti contro uno. “Uno stato nazionale è una nozione del passato – ha spiegato Kelemen Hunor, presidente dell’Udmr – tutti i romeni devono accettare che il Paese è multi-etnico”.
Restano in piedi, tuttavia, le altre rivendicazioni dei magiari di Romania, prima tra tutte l’idea di costituire una regione a statuto speciale, la Transilvania, dove la minoranza è più numerosa.
“Abbiamo proposto che nelle regioni, dove le minoranze sono più numerose, la lingua di queste minoranze, appunto, divenga lingua ufficiale al fianco del romeno”, si legge nel documento dell’Udmr.
8 o 15?
La proposta della regione a statuto speciale, però, si scontra con una delle riforme costituzionali che il governo di Victor Ponta vorrebbe portare avanti: la riduzione delle attuali 41 province in otto macroaree, definite in particolare dalle comuni caratteristiche economiche. Al contrario la minoranza ungherese propone che la Romania venga suddivisa in 15 regioni autonome e una di queste sia la Transilvania, dove la minoranza magiara è più concentrata.
"La minoranza ungherese, quando divenne parte della Romania, fu un fattore di stabilizzazione dello stato e contribuì a formare una Romania moderna. Riconoscere il diritto di usare la propria lingua madre, secondo la Convenzione europea delle lingue regionali o minoritarie, permetterebbe di risolvere alcuni dei problemi che esistono tra la maggioranza dei romeni e le minoranze, speriamo che l’Usl lo comprenda”, ha dichiarato Gyorgy Frunda, consigliere di Ponta.
Si deciderà con un referendum?
Secondo le attuali leggi che tutelano i diritti delle minoranze in Romania, le comunità etniche possono studiare nella propria lingua madre a tutti i livelli di istruzione, dall’asilo all’università. La nuova legge, chiesta dall’Udmr, consentirebbe però - tra le altre cose - la creazione di istituzioni educative interamente in ungherese in condizioni di ricevere fondi pubblici.
Le richieste dell’Udmr, insieme alle altre riforme costituzionali che verranno discusse nelle prossime settimane, saranno probabilmente sottoposte a un referendum a ottobre, ha precisato il premier.
Ufficialmente in Romania le minoranze rappresentano il 10,5% della popolazione di circa 22 milioni. Gli ungheresi sono quella più significativa: secondo il censimento del 2002 si tratta del 6,6% della popolazione, circa 1.430.000 di cittadini. Seguono al secondo posto i rom (535.140, 2,5%), gli ucraini (0,3%) e i tedeschi (0,3%). Sulla minoranza rom, però, esistono stime diverse stilate dall’Unione europea che farebbero salire la minoranza a 1,8-2 milioni di individui, cifra che ne farebbe la principale minoranza della Romania.
Gli ungheresi, comunque, restano ufficialmente la principale minoranza del paese e si trovano per la maggior parte in Transilvania, che è stata da sempre la zona di residenza dei “Seklers” (questo il nome degli antichi ungheresi che si sono stabiliti nell’area all’inizio del primo millennio, secondo la mitologia nazionale magiara). Un’altra parte consistente della minoranza ungherese è stanziata nei Csangos della Moldavia.
Le minoranze rappresentavano il 28% della popolazione prima della Seconda guerra mondiale: un drammatico calo si ebbe anche a causa delle deportazioni di ebrei e rom negli anni '30 e '40. Poi, durante la Seconda guerra mondiale - quando la Romania si schierò dalla parte degli Alleati contro la Germania di Hitler - e nei decenni successivi nel mirino finì la comunità tedesca.
Dalla caduta del regime comunista alle minoranze etniche è riconosciuto almeno un seggio alla Camera.