Da una parte il Presidente Basescu, che vorrebbe andare alle elezioni anticipate, dall'altra il Premier Tariceanu, liberale, che dopo aver dato le proprie dimissioni le ha ritirate. Estate difficile per la politica romena
Estate bollente in Romania. Non vi sono solo vittime del caldo - i 40 gradi registrati negli ultimi giorni hanno causato finora 40 morti - ma anche "vittime" della politica. Il più ministro più popolare, la liberale Mona Musca, si è dimessa nei giorni scorsi dalla carica di ministro della cultura. Le sue dimissioni hanno inferto un duro colpo alla credibilità del premier, nonché presidente del partito liberale, Calin Popescu Tariceanu.
Considerata nei sondaggi il ministro con la più alta efficienza e credibilità, Musca, 56 anni, ha saputo costruirsi con cura la propria carriera politica. E lo sta facendo ancora, pensandola a lungo termine.
Nei giorni scorsi ha rassegnato le dimissioni spiegando che non può rimanere membro del governo dopo aver votato in una riunione del partito liberale contro il premier Tariceanu. Musca non si trovava più d'accordo con la politica del suo superiore. Lo accusa di inconseguenze, di dire una cosa e di farne invece un'altra. Ritiene inoltre che Tariceanu abbia danneggiato l'immagine del partito e dell'attuale governo quando ha deciso di ritirare le proprie dimissioni, che in un primo momento considerava irrevocabili.
Il premier ha creato infatti confusione, primo annunciando di dimettersi in seguito ad una riforma solo parziale della Giustizia, decisione questa approvata dal Parlamento, per cambiare poi idea e rimanere premier. Le inondazioni, che hanno causato 23 vittime e hanno provocato danni per almeno 600 milioni di euro, ed anche un dialogo con Bruxelles, lo avrebbero fatto cambiare idea. A suo avviso infatti le su dimissioni, se rese effettive, non avrebbero dato un segnale positivo all'Unione Europea.
L'attuale alleanza di governo - composta dai liberali, democratici, conservatori e dai rappresentanti della minoranza magiara in Romania - secondo molti commentatori sarebbe in crisi ed ha forti problemi di credibilità. L'obiettivo dichiarato del presidente Traian Basescu e del partito democratico da dove proviene è sempre lo stesso è quello delle elezioni anticipate per poter governare senza il partito conservatore, ex umanista. I rappresentanti di quest'ultimo sono entrati nel parlamento nelle liste comuni con i social-democratici, salvo poi rompere l'alleanza elettorale per andare al governo.
"Le mie dimissioni sono un atto di onore" affermava Mona Musca, la dimissionaria della cultura. Lei fa parte dalle persone molto vicine al Presidente della repubblica e quindi appoggia l'ipotesi delle elezioni anticipate.
Anche il presidente Basescu è rimasto deluso dal ritiro delle dimissioni del premier tanto da arrivare ad accusare quest'ultimo di aver perso un'opportunità storica, quella delle elezioni anticipate.
Il gesto di Mona Musca è stato comunque interpretato nel Paese in due modi: c'è chi lo ha apprezzato e la definisce una persona che tiene ancora ai principi - è questa la linea che l'oramai ex ministro ha cercato di far passare - e chi invece ha letto nelle dimissioni un forte egoismo, un tirarsi indietro rispetto ad impegni presi ed un ambire ad altri incarichi: la presidenza della camera o il ruolo di osservatrice presso il Parlamento europeo. Al di là di tutto resta una fedele al Presidente, nonostante non militi nello stesso partito politico.
Molti commentatori affermano inoltre che Basescu non sarebbe estraneo al nubifragio sotto il quale è finito il governo ed il fatto che sia lui a fare e disfare gli scenari politici è un argomento che ritorna con regolarità negli editoriali.
Il presidente è dotato di uno straordinario senso pratico-politico ed è anche conosciuto come un leder che vince sempre. I sondaggi di opinione lo danno ancora in testa nella fiducia dei cittadini, anche se negli ultimi mesi registra un leggero calo di popolarità. Accusato da alcuni commentatori di non rispettare la Costituzione e di andare spesso oltre i suoi compiti, Traian Basescu continua ad essere onnipresente, a parlare della lotta contro la corruzione e, perché no, può arrivare di sorpresa a qualche riunione del governo.
Poche le dichiarazioni del premier, sempre numerose quelle del presidente. Nei giorni scorsi, tramite la sua portavoce, Adriana Saftoiu, Traian Basescu è stato molto esplicito: alcuni ministri sono sotto l'influenza di gruppi d'interesse. Prendendo del tutto di sorpresa il premier Tariceanu, che si trova anche sotto il tiro del partito democratico, partito di Basescu. In seguito alla revoca delle dimissioni Emil Boc, il presidente di quest'ultimo, ha dichiarato che la propria formazione politica non è certo un "allegato" del premier".
Ora il principale obiettivo parlamentare dei democratici e del presidente del Paese, appoggiati in questo dai liberali, sembra comunque quello di cambiare il presidente del Senato e quello della Camera dei Deputati. Il partito social democratico (PSD), attualmente all'opposizione, aveva ottenuto la maggioranza dei voti nelle ultime elezioni ed è riuscito allora ad occupare le due cariche prestigiose. Una volta costituitasi l'alleanza di governo di liberali, democratici, conservatori ed i rappresentanti dei magiari della Romania, i social-democratici sono passati all'opposizione.
"Situazione inaccettabile", l'hanno definita a più riprese sia i democratici che i liberali. Più cauti sono stati invece i conservatori che hanno votato in passato perché le due cariche fossero dei social democratici. Ora i democratici chiedono ai conservatori, partner di governo, di votare contro per sostituire i social-democratici.
In caso di risposta negativa Emil Boc, presidente del partito democratico, ha annunciato che i conservatori verranno espulsi dal governo, ed un governo di minoranza rappresenterebbe il primo passo verso le anticipate.
Se a livello politico vi è forte incertezza e dibattito nessuno invece si nasconde che sul piano economico la situazione non è affatto facile. Le inondazioni devastanti nell'est del Paese hanno inciso anche sul PIL. Il deficit allo 0,75% non potrà senza dubbio essere rispettato. La gente delle zone colpite dalle inondazioni ha bisogno di aiuto, le principali infrastrutture devono essere ricostruite. E come se non bastasse la furia della acque, ecco che anche la barca del governo sembra naufragare.