Alle casse di un supermercato a Bucarest - © Radu Bercan/Shutterstock

Supermercato a Bucarest - © Radu Bercan/Shutterstock

Secondo Eurostat la Romania è il paese UE con i prezzi al consumo più bassi. Ma questo non significa migliore qualità della vita. Il dibattito nel paese

03/02/2023 -  Mihaela Iordache

Il paese con i prezzi più bassi dell’Unione europea è stato, nel 2021, la Romania. Lo dicono gli ultimi dati di Eurostat. La notizia è stata dibattuta molto sui media rumeni: si è andati oltre il nudo dato e si è evidenziata una situazione complessa dove prezzi bassi non è sinonimo di qualità della vita.

La Romania, abbiamo detto, ha i prezzi più bassi d’Europa. Prodotti al consumo e servizi si attestano su prezzi che rappresentano il 55% della media europea. Di pochissimo più costosa la Bulgaria, che si attesta ad un 56% della media europea rfi.ro . Al polo opposto, con i prezzi più alti, ci sono Irlanda, Danimarca e Lussemburgo. Sopra la media europea anche Austria - 111%, Germania - 108% e Italia - 101%.  Ci sono però anche 16 stati che - come la Romania - hanno prezzi inferiori alla media europea .

Eurostat ha presentato anche i dati sul prodotto interno lordo per abitante. La Romania si colloca al 74% della media europea e fa parte di un gruppo formato da Polonia, Portogallo, Ungheria, Lettonia e Croazia che insieme sono nella fascia del 70%-80% della media europea. Solo Slovacchia, Grecia e Bulgaria hanno valori inferiori .

In Romania quindi conviene comprare il pane, alimenti in generale e le bevande alcoliche: hanno prezzi che si attestano sul 70% della media UE. Sempre in Romania costa meno prendere l’autobus o il treno. Alla voce  “Trasporti" dell’Eurobarometro la Romania risulta al pari della Bulgaria, con il 69% della media. Nella capitale Bucarest un biglietto di autobus - valido 90 minuti - costa 3 lei (circa 60 centesimi). Per quanto riguarda l’ambito "Ricreazione e cultura" in Romania si spende di meno con tariffe del 63% rispetto alla  media europea. E questo non certo a detrimento della qualità: negli ultimi anni la capitale Bucarest, così come città come Sibiu, Cluj, Timisoara (quest’anno capitale europea della cultura) si sono rivelati laboratori culturali di grande effervescenza.

Anche per abbigliamento e calzature, la Romania è tra i paesi con i prezzi più bassi nell’UE. In termini di tariffe per riscaldamento domestico, gas naturale, elettricità e acqua, i tre paesi con le tariffe più basse sono paesi dell’est Europa: Bulgaria, Polonia e Romania.

Per quanto riguarda mobili e elettrodomestici e servizi di alloggio e ristorazione, la Bulgaria ha i prezzi più bassi dell'Unione Europea, e la Romania è al penultimo posto. Nel gruppo delle merci "bevande alcoliche e sigarette", la Romania è al terzo posto tra gli stati con i prezzi più bassi, l'80% della media, accanto a Polonia e Bulgaria.

Prezzi bassi non significano alto potere di acquisto

Nonostante il livello dei prezzi si attesti al 55% della media dell'Unione europea, in Romania, quasi il 90% del denaro guadagnato da una famiglia media viene speso per beni di prima necessità. Questo significa un basso potere d’acquisto. Lo confermano i dati: secondo lo studio “GfK Purchasing Power Europe 2022” la Romania nel 2022 era, per potere d’acquisto, 51 punti percentuali sotto la media europea, al 31mo posto tra i 42 paesi analizzati. 

“Il potere d'acquisto reale è sempre più basso - conferma a Protv.ro Mihai Roman, professore di economia all’Università di Bucarest - i redditi sono aumentati ma non alla velocità dei prezzi. I romeni vivono sempre peggio”. Ribadisce l’economista Mircea Coșea, per  B1 TV: "Il potere d'acquisto è il parametro da tenere come riferimento. Anche se i prezzi nel nostro paese risultano bassi rispetto alla media europea siamo di fronte anche ad un basso potere d'acquisto in Romania - come in Bulgaria - perché anche i redditi - oltre ai prezzi - sono bassi”.

Il tasso di inflazione nel paese rimane alto: nel 2021 la Romania ha registrato la più alta inflazione degli ultimi 10 anni, attorno all’8%.

In recupero, nonostante la Romania resti tra i paesi più poveri dell’UE

Ciononostante la Romania è stato negli ultimi anni uno dei paesi che hanno registrato la maggiore crescita economica. "Dal punto di vista del Pil pro capite la Romania ha compiuto nell'ultimo decennio i maggiori progressi nell'Unione europea. Da questo punto di vista abbiamo superato paesi come la Grecia e siamo circa al livello del Portogallo”.

Dopo l'integrazione nell'Unione europea, il PIL pro capite dei rumeni è aumentato. Nel 2022 ha raggiunto il 74% della media europea rispetto al 44% del 2007, anno di adesione all'UE.  “Ma la Romania resta in ritardo relativamente al potere d'acquisto e va considerata anche la distribuzione del reddito sul territorio", sottolinea commentando i dati di Eurostat l’economista Aurelian Dochia .

Non omogeneità dei redditi su tutto il territorio del paese significa che in certe regioni il potere d'acquisto è molto più basso rispetto, ad esempio, alla capitale. “Se a Bucarest abbiamo un reddito di circa 15.000 euro pro capite e siamo paragonabili ad altre grandi capitali europee, nel nord del paese arriviamo a 5.000 - 6.000 euro pro capite, quindi le differenze sono grandi,” spiega Dochia. 

Sospetti di doppio standard

Inoltre, prezzi più bassi - dicono gli esperti - può significare a volte una minore qualità dei prodotti che troviamo sugli scaffali dei negozi romeni, rispetto al resto degli stati europei.

La Romania ha richiesto qualche mese fa la verifica delle etichette di tre prodotti Fanta in tutti gli stati membri dell'UE al fine di rilevare e contrastare la pratica commerciale scorretta di qualità differenziata dopo che sono stati rilevati ingredienti diversi o concentrazioni estremamente diverse di un determinato ingrediente.

Secondo un comunicato dell'Autorità Nazionale per la Tutela dei Consumatori (ANPC), qualora si accerti che vi è stata violazione della normativa a livello transfrontaliero, il doppio standard sarà sanzionato, secondo le vigenti disposizioni di legge, con una sanzione per contravvenzione fino al 4% del fatturato della società di produzione e distribuzione, che, nel solo caso della Romania, potrebbe ammontare a oltre 20 milioni di euro.