Alcuni dei protagonisti della serie TV "Las Fierbinti" in Romania

Alcuni dei protagonisti della serie TV "Las Fierbinti" in Romania

Una crescita del Pil dell'8,6%: è quella registrata in Romania negli ultimi mesi. Dietro a questo dato – il migliore nell'Ue – si nasconde però un paese con gravi problemi strutturali e dove il rischio povertà colpisce larghe fette della popolazione

07/12/2017 -  Mihaela Iordache

La Romania è il paese con la più alta crescita economica dell’Unione europea e tra i primi nel mondo. L’Istituto Nazionale di Statistica rumeno ha reso nota a novembre la crescita record nel terzo trimestre 2017: +8,6% del Pil. Di conseguenza anche la Commissione europea ha migliorato le previsioni di crescita economica per il 2017 passando dal 4,3% fornito in primavera al 5,7% attuale (per il 2018 ci si aspetta una crescita del 4,4%).

Davanti a questi dati l’AFP non ha tardato a definire l’ex paese socialista ”la nuova tigre dell’UE”. Gli economisti rumeni hanno sottolineato come il dato del terzo trimestre sia dovuto in particolare all'aumento degli stipendi e di conseguenza del consumo. Lo stipendio medio ha raggiunto infatti il valore record degli ultimi 10 anni, attestandosi sui 533 euro al mese. Si guadagna meglio nella capitale Bucarest, seguita da Cluj, in Transilvania.

Che il lato della domanda sia sempre più rilevante lo hanno capito anche molte multinazionali: sono decine i centri commerciali moderni (da far concorrenza ai mall americani) sorti a Bucarest. Ai supermercati non mancano clienti ed i prezzi in alcuni casi sono più alti che in Occidente.

Bucarest vs. resto della Romania

Tutto questo è vero soprattutto per Bucarest, metropoli di circa 2 milioni di abitanti che ha conosciuto negli ultimi anni un notevole sviluppo: si sono colorati molti dei palazzi grigi costruiti da Ceaușescu; il suo centro storico, Lipscani, è ormai un luogo ricercato par le sue terrazze, bar e in genere per la vita notturna. Nella capitale si organizza poi ogni anno con orgoglio il festival internazionale di musica classica dedicato a George Enescu e poi diversi festival di teatro e mostre, nei suoi 30 musei. E poi vi sono le più grandi e moderne terme d’Europa e i grandi parchi.

Grandi investimenti privati hanno anche portato alla nascita di tante cliniche private che però non sono alla portata di tutti, nemmeno nella capitale: Bucarest alterna infatti a quartieri nuovi e lussuosi quartieri poveri dove domina il degrado, come ad esempio quello di Ferentari.

In Romania si vive meglio e si consuma molto nelle principali città del paese, che comprendono naturalmente la capitale e poi quelle delle contee di Cluj, Timis, Prahova, Costanza, Brasov o Sibiu. Ma nelle restanti regioni - la Romania ha 41 contee - domina spesso la povertà. Quelle di Vaslui, Botosani e Teleorman sono talmente povere che sono in molti a vivere di sussidi sociali. Qui scarseggiano inoltre sia gli investimenti pubblici che privati.

Corruzione e stipendio minimo

Non è un caso che la serie televisiva più seguita del paese è “Las Fierbinti” - trasmessa da PROtv - nella quale un sindaco corrotto utilizza per scopi personali fondi destinati per le riparazioni della scuola del paese mentre il prefetto della contea aspetta ogni mese “la sua parte” in denaro, spiegando al sindaco che anche a lui tocca dare le mazzette più in alto: al partito, ai ministri, ai parlamentari.

Un telefilm che si ispira alla cronaca quotidiana che vede quasi 1.300 funzionari rinviati a giudizio lo scorso anno in Romania per reati di corruzione che avrebbero arrecato un danno di 260 milioni di euro alle casse del paese. Tra questi anche casi di alto livello: 3 ministri, 17 parlamentari, 16 magistrati e 20 dirigenti di aziende statali.

A giugno, alla fine della sua missione come direttore della Banca Mondiale in Romania, Elisabetta Capannelli aveva spiegato per Wall-street.ro che dal punto di vista economico la Romania sta bene, ma vi sono tuttavia molte debolezze generate dal fatto che gli ultimi anni  sono stati dominati da misure pro-consumo mentre poca attenzione è stata data ad iniziative a favore degli investimenti oppure dell’assorbimento dei fondi europei. Dinamiche sembra confermate anche per il 2018: il governo social-democratico del premier Mihai Tudose ha annunciato di voler aumentare a partire da gennaio 2018 lo stipendio minimo lordo a 1900 lei (a circa 413 euro), il che significherebbe secondo quando hanno messo in rilievo gli analisti sui media rumeni superare Lettonia e Lituania (circa 380 euro) e raggiungere l’Ungheria.

La Romania ha registrato comunque il più alto indice di crescita dello stipendio minimo nell’UE nel periodo 1 gennaio 2016-febbraio 2017: circa il 38% di crescita. Valentin Lazea, economista della Banca Nazionale della Romania (BNR), ritiene che uno stipendio minimo netto di circa 300 euro potrebbe essere sostenibile per l’economia rumena e contribuirebbe a ridurre il divario tra ricchi e poveri. La crescita dello stipendio minimo "è stata utile e necessaria in passato”, ha spiegato Lazea per AGERPRES ma, per il momento, sulla questione si dovrebbe rallentare. Lazea ha poi sottolineato che la Romania ha ora un potere d’acquisto del 59% della media UE. Nel frattempo è però aumentato anche il debito pubblico, del 38% negli ultimi 25 anni.

Povertà

La Romania ha di certo ancora molta strada e strade (il paese ha solo 750 km di autostrade) da fare: sviluppare le sue infrastrutture, modernizzare scuole ed ospedali, dotarli  di materiali medici e di medicine, sviluppare le zone rurali dove mancano anche le fognature. Bucarest dovrebbe inoltre investire di più sull'infanzia, in un paese dove - secondo i dati Eurostat - quasi la metà dei bambini (0-17 anni) sono a rischio povertà.  Dati confermati anche da quelli resi pubblici di recente dal Collegio Nazionale degli Assistenti sociali secondo cui ogni sera in Romania 200.000 bambini vanno a dormire senza mangiare. Ed è anche per questo che quattro milioni di romeni sono stati costretti ad emigrare per poter assicurare una vita migliore alle loro famiglie. Secondo le più recenti statistiche dell’Eurostat, aggiornate ad ottobre 2017, il 38,8% dalla popolazione romena è a rischio povertà ed esclusione sociale.

Del resto la Romania, assieme al primato di crescita economica in Europa, ha paradossalmente anche quello, in negativo, di equità sociale nell'Ue: è infatti su questo tra i paesi europei con i risultati peggiori.