Dopo una ventina d'anni trascorsi negli Stati Uniti torna in Romania l'unico nipote di Ceauşescu. Un quotidiano lo mette in prima pagina e lo fa uscire dall'anonimato. E nel paese si dibatte su un passato ancora vicino e in parte rimosso

18/05/2009 -  Mihaela Iordache

A vent'anni dalla caduta del regime comunista in Romania, il passato può sembrare lontano ma per molti è ancora vicino. Ma cosa provano i romeni nei confronti degli ex membri del partito, dei "securistii" dei servizi segreti, verso chi è stato pesantemente coinvolto nell'epoca comunista? Si è tornato a discuterne recentemente, dopo che il quotidiano Evenimentul zilei ha messo in prima pagina la foto di un nipote di Nicolae Ceauşescu un titolo misterioso: "L'erede segreto di Ceauşescu". 

I giornalisti tengono a precisare di aver impiegato un anno per fare le loro inchieste. Non è facile trovare e poi riportare all'attenzione dell'opinione pubblica esponenti o parenti dei comunisti che hanno ricoperto le cariche più alte nel partito. Daniel Valentin Ceauşescu (28 anni) è il nipote dell'ex presidente della Romania, Nicolae. Suo padre Valentin è l'unico rimasto in vita dopo che i fratelli Nicu e Zoe sono deceduti per malattia. Daniel è figlio di Iordana Borila mentre suo padre Valentin è il primogenito della coppia Elena e Nicolae Ceauşescu. 

Il giovane Daniel, dopo 20 anni di autoesilio negli USA insieme alla madre (che un anno prima della Rivoluzione dell'89 aveva divorziato dal figlio di Ceauşescu) è ritornato in Romania dove però è disoccupato, veste modestamente e viaggia in tram. Laureato in fisica e filosofia negli Usa, Daniel Ceauşescu non è riuscito però a trovare lavoro in Romania, scrive il giornale. Si nasconde dietro grandi occhiali da sole, così come fa anche la madre. Il forte odio dei romeni verso la famiglia Ceauşescu, contro gli ex alti esponenti del partito hanno spinto alcuni di loro a fare di tutto per passare inosservati. Altri che non avevano le cariche più alte ma erano comunque importanti non hanno esitato però a fare politica riciclandosi dal totalitarismo alla democrazia. 

Per 20 anni il nipote di Ceauşescu si è nascosto ma alla fine è finito sul giornale. Non è del tutto chiaro se è stato una "vittima" dei giornalisti insistenti in cerca di scoop oppure se lui e sua madre abbiano invece deciso che era arrivato il momento di uscire allo scoperto. Per un lavoro, o magari per qualche quadro che il padre di Daniel, Valentin, è riuscito a recuperare come eredità di Nicolae Ceauşescu fucilato il 25 dicembre 1989 insieme a sua moglie Elena. 

Valentin, il padre di Daniel, ha ormai un'altra famiglia, una figlia. Invece lui, il nipote di Ceauşescu - che passava vacanze con i nonni - non ha nulla. L'Evenimentul zilei lancia inoltre un dibattito pubblico sul nipote di Ceauşescu e le sue eventuali chance in politica. Una provocazione che è rimasta però a livello del forum sul sito del giornale, dove tra qualche ingiuria all'indirizzo del nonno Nicolae Ceauşescu ci sono voci che invitano a lasciare in pace il giovane in quanto non è responsabile delle colpe del nonno. 

Comunisti, parenti, securisti, a 20 anni della caduta del regime Ceauşescu ci pensano i giornali a rinfrescare la memoria là dove c'è, oppure a raccontare ai giovani quello che non hanno vissuto. Se Evenimentul zilei si è occupato di parenti, il giornale România Libera, noto per le critiche all'indirizzo della nomenclatura comunista, nelle ultime settimane ha fatto quasi un'abitudine nel pubblicare interviste con ex agenti della Securitate, la polizia politica di Ceauşescu. 

Ed ecco Marian R., che dice di essere stato ufficiale della Securitate tra il 1981 e il 1990. Spiega che credeva nei valori del comunismo, soprattutto nell'onestà, correttezza, nella lealtà verso il paese. Racconta che gli ufficiali del servizio segreto erano "attivisti del Partito Comunista Romeno (PCR) con impegni speciali e avevano un ampio spettro di attività dall'identificazione dei nemici del partito comunista fino alla neutralizzazione e alla liquidazione di ogni fatto che poteva danneggiare la sicurezza dello stato". Ma la priorità era "la protezione ad ogni costo del comandante supremo Nicolae Ceauşescu".

Poi, serenamente, Marian racconta come entrava di nascosto nelle case dei cittadini per mettere i microfoni. Non parla di quante persone hanno pagato con la loro carriera, la loro libertà a causa delle conversazioni intercettate. Ma si ricorda del suo lavoro tecnico, di come doveva far uscire di casa non solo gli inquilini, futuri "possessori" dei microfoni, ma anche i vicini di sopra, di sotto e quelli laterali in modo che non notassero nulla quando i tecnici entravano nell' appartamento del pedinato. Alcuni venivano mandati a riunioni (convocate ad hoc) dei loro figli a scuola, altri da medici dove non riuscivano mai ad accedere a causa delle lunghe liste, altri al comune. Diversi pretesti e una vastissima rete di informatori e collaborati su cui i servizi si appoggiavano. 

Vladimir Tismăneanu è stato il presidente della commissione presidenziale che ha elaborato il rapporto in base al quale il presidente Traian Băsescu due anni fa ha condannato pubblicamente al parlamento di Bucarest il comunismo. Nei suoi interventi Tismăneanu ha dichiarato che "una democrazia senza memoria è in grave sofferenza". C'è poi il fenomeno della cosiddetta nostalgia del comunismo. Per due giovani scrittori rumeni, Vasile Ernu e Cezar Paul-Bădescu, non si tratterebbe di un fenomeno dannoso. Sarebbe infatti la nostalgia dei ricordi dell'infanzia oppure del periodo giovanile. "Tramite le nostalgie comuniste non proviamo a recuperare qualcosa "dall'epoca dell'oro" ma semplicemente proviamo a ricostruirci una storia personale".