Nel gennaio 2007 la Germania assumerà la presidenza di turno dell'UE. La nuova "Ostpolitik" annunciata da Angela Merkel dovrà tenere in considerazione la dimensione dei diritti umani in maniera rigorosa, o l'eredità della Politkovskaya resterà nulla

25/10/2006 -  Anonymous User

Di Christophe Solioz*, Ginevra, 9 ottobre 2006 (titolo originale: "Les relations Russie - UE après la mort d'Anna Politkovskaïa")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Se Boris Souvarine denunciava i meccanismi dell'impostura del regime russo all'epoca di Stalin, regime ch'egli considerava come «una negazione del socialismo e del comunismo», Anna Politkovskaya smascherava coraggiosamente un regime democratico solo in apparenza. Con la sua scomparsa, avvenuta il 7 ottobre 2006, la Cecenia ha perduto una portavoce; e così pure l'hanno perduta la giustizia, la libertà e la democrazia. Evidentemente, al di là dell'assassinio politico di una persona straordinaria, si tratta di un nuovo tentativo di ostacolare ogni reale democratizzazione della società russa.

Per inciso, ricordiamo che la Russia è membro fondatore della Comunità degli Stati indipendenti (CSI), membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'ONU, membro del G8, del Consiglio d'Europa e dell'OSCE: Anna Politkovskaya ricordava instancabilmente che, dietro a questa facciata di rispettabilità, il Paese era costantemente in preda all'ingiustizia, alla violenza ed a una onnipresente corruzione; ma anche che l'Occidente, da parte sua, se ne lavava le mani.

Vale la pena di ricordare che, se il Medio Oriente è una zona perlomeno delicata e conflittuale, che merita evidentemente tutta la necessaria attenzione, la situazione nell'Europa dell'Est è anch'essa esplosiva. Le relazioni tra la Georgia e la Russia sono ai minimi termini, e nessuno ignora che molti territori con aspirazioni secessioniste godono del diretto appoggio di Mosca (l'Abkazia, l'Ossezia del Sud, la Transnistria ed il Nagorno-Karabak). Infine, ai margini della vecchia URSS, la Cecenia pur essendo una repubblica costitutiva della Russia è anch'essa secessionista e sempre sull'orlo dell'implosione.

In questo contesto conviene esaminare la nuova «Ostpolitik» abbozzata da Angela Merkel, premier del Paese che si appresta a prendere la presidenza di turno dell'Unione Europea (UE) il primo gennaio 2007, e che ha ricevuto il 10 ottobre scorso Vladimir Putin. Questo rimettere all'ordine del giorno l'«Ostpolitik» ha l'obiettivo di dinamicizzare il processo di cooperazione, da una parte, con gli Stati post-sovietici coinvolti nella politica europea di vicinato formulata dall'UE nel maggio 1994 (si tratta della Bielorussia, della Moldavia, dell'Ucraina, dell'Armenia, dell'Azerbaijan e della Georgia); e, dall'altra parte, con la Russia, Paese per cui l'UE prevede un partenariato strategico specifico.

Questo ritorno all'approccio inaugurato da Willy Brandt si fonda sulla convinzione che il cambiamento avverrà attraverso l'avvicinamento reciproco («Wandel durch Annäherung»). Il problema è che, attualmente, la Russia non è interessata né a entrare a fa parte dell'UE né ad avvicinarsi ad essa. La Germania non per questo rinuncia ad essere propositiva e a fare delle relazioni Russia-UE una priorità. Le grandi linee direttrici di questa nuova politica sono note da poco: si tratterà da un lato di consolidare l'unione con la Polonia, gli Stati baltici, l'Ucraina e la Georgia; e dall'altro di sviluppare delle relazioni privilegiate con la Russia, allo scopo di avvicinare quest'ultima all'UE.

Questo spiega anche la presenza del presidente russo il 20 ottobre 2006 al vertice informale dei leader Ue a Lahti (Finlandia). Ma le questioni energetiche e le regole di un "mercato ben funzionante" hanno lasciato poco spazio ai "principi comuni"; per rispondere ad una certa pressione pubblica, è stato però chiesto al Cremlino un'inchiesta approfondita sull'omicidio della giornalista Anna Politkovskaya ...

Importerà dunque aggiornare seriamente la «Ostpolitik» in modo che integri più di quella originale la dimensione dei diritti umani, e l'interesse ad una reale democratizzazione. Infatti, è d'importanza capitale essere su questi due temi molto più critici ed esigenti che in passato. Queste sono state del resto le promesse elettorali della candidata Angela Merkel; mentre il partito socialdemocratico tedesco, attualmente incaricato del ministero degli Affari esteri, tradizionalmente si attiene a posizioni più concilianti. L'eredità che ci lascia Anna Politkovskaya non è solo la considerazione che la verità fa male, ma anche che l'avvenire della democrazia in Russia dipenderà direttamente dal nostro impegno.

*Direttore esecutivo del CEIS - Centro per le strategie d'integrazione europea